Un triplice fischio, un gong finale. Una porta che si chiude, un’altra finestra di mercato - quella dell’inverno 2020 - che giunge al termine dopo ventinove giorni di trattative. Alle otto di ieri sera, la porta di accesso all’area tv dell’Hotel Sheraton di Milano si è chiusa lentamente, (ri)dando l’arrivederci al tanto caro calciomercato. Tantissime le operazioni concluse solo nelle ultime ore, altrettanti i protagonisti che, il 31 gennaio, hanno popolato la hall e i corridoi dell’albergo milanese. Procuratori, dirigenti, intermediari. Ma anche calciatori: a partire da Cerri e Castro arrivati la mattina per firmare con la SPAL, per poi passare a Dezi, Laverone, Paloschi e Alessandro Matri, svincolatosi dal Brescia e ora in cerca di una nuova squadra.
I loro sono i volti dell’attesa, della voglia di ripartire. Della fretta, tipica dell’ultimo giorno di mercato, nel poter finalmente dire “è fatta”.
"Manca solo che arrivi il foglio, poi ci dovremmo essere”, ripeteva Paloschi, impaziente di passare al Cagliari, appena uscito dall’ascensore.
Dagli uomini di campo a quelli... d’affari, i veri frontmen nelle operazioni di calciomercato sono però indubbiamente i secondi. Dirigenti provenienti da ogni categoria, dalla Serie A alla C e non solo: ce n’era per tutti i gusti. A partire da Beppe Marotta, impegnato in una premiazione nell’area tv (sotto la foto con Giorgio Perinetti), per poi passare a Daniele Faggiano e Mauro Meluso, rispettivamente ds di Parma e Lecce. Uno in cerca del giusto centravanti dopo l’infortunio di Inglese, l’altro determinato a chiudere per un difensore centrale: ci ha provato con Rogel, ci è riuscito con Paz, allo scadere ha fatto addirittura un pensierino su Juan Jesus della Roma.
Infine, procuratori e intermediari: Davide Lippi, Luca Antonini, Ferrari e centinaia di loro colleghi. Dalla zona bar al quinto piano, per poi salire al sesto e spostarsi all’aperto per una boccata d’aria: il loro, ancora una volta, era un continuo viavai, fatto di confronti, trattative, sorrisi e strette di mano.