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Calcio, chiesa e beneficienza. La Champions la giocano anche i…Preti! Dall’Ariston al sogno San Siro: la storia della Selecao dei Sacerdoti

“Nel nome del Padre, del Figlio e… del santo pallone!”. Cosa? No, nessuna blasfemia, ci mancherebbe. E’ solo la storia della Selecao Internazionali Sacerdoti Calcio. Un nome, una garanzia. Quattro parole che parlano da sole: prendete il sorriso di Ronaldo o Ronaldinho (Non i piedi, quelli magarii) poi chiudete gli occhi e immaginate i preti delle vostre parrocchie. Calcio e chiesa, un matrimonio che s’ha da fare. A sancirlo Moreno Buccianti, uno che lo sport lo ha nel cuore. Dagli uffici del Comune di Follonica alla carica di Presidente di una squadra di sacerdoti: “Anche se alla fine faccio tutto, anche allenatore e massaggiatore” ci spiega. Lui che ha avuto questa brillante idea dopo le parole di Don Enzo: “Ho due, tre preti che vorrebbero giocare. Perché non organizzi una squadra?” Gli chiese. Pronti, attenti e via. Da quel momento Moreno si è messo al lavoro, forte dei due patentini da allenatore faticosamente conquistati: “Nel 2005 vedevo un campanile in lontananza e mi presentavo a bussare alla porta – continua – ‘avete per caso dei preti che vogliono giocare a calcio?’ chiedevo. Mi prendevano per pazzo” . Però da lì la scalata è vertiginosa, perché i sì iniziano ad essere tanti. La (seconda) chiamata non si rifiuta, come nell’Antico Testamento. Nel 2005 ecco la fondazione di questa associazione no profit e la prima partita di beneficienza ad Arluno. Poi l’invito a Sanremo nel 2008, con Pippo Baudo e Chiambretti a regalare una standig ovation da parte di tutto l’Ariston ad una delegazione di 25 preti. Di fila La Domenica Sportiva, Quelli che il calcio e molto altro. Nel mezzo la partecipazione ad oltre 260 manifestazioni in tutta Italia, nel 2010 la prima trasferta in Palestina e la costruzione di un campo da calcio a Betlemme terminata nel 2015. Nel 2012 il Campus Estivo con il quale 30 bambini palestinesi hanno messo piede per la prima volta fuori dai loro confini, destinazione Follonica. Emozioni vere, pure. Quelle che il calcio ti può regalare, così come la fede.

Poi, ad un tratto, la pazza idea: la Champions Clericus Cup. Il primo Europeo di calcio ad undici per preti, come vi avevamo già raccontato (https://gianlucadimarzio.com/it/a-maggio-in-italia-la-champions-clericus-priests-leuropeo-dei-sacerdoti-finale-a-milano). Otto le partecipanti, con gli inviti distribuiti a Polonia, Portogallo, Bosnia, Croazia, Serbia, Austria e Ungheria. Due gironi all’Italiana da quattro squadre, partite da 20 minuti a tempo, il tutto dal 21 al 24 maggio: “Ad inizio settimana per non ostacolare i preti nelle loro funzioni”. Un obiettivo: la finale, che si giocherà a San Siro, Comune permettendo. Ma anche un problema, i soldi: “Il progetto c’è, abbiamo tutto – spiega Moreno – anche il patrocinio della FIGC e del Coni, al quale ho chiesto un aiuto economico. Ho già fissato campi e strutture, ma ovviamente devo pensare ai preti. Per ogni delegazione ospito 20 persone, quindi sono 180 preti a cui dare vitto e alloggio. Non sono pochi” sorride. Fra questi c’è anche Don Manuel Messia, prete brasiliano di Marina di Pisa. Cresciuto a pane, calcio e partitelle insieme agli amici per strada. Con il Vasco Da Gama nel cuore e la rivalità con il Flamengo. Poi lo studio e la chiamata del Signore ad allontanarlo da quella palla che rotola, ma che lo ha fatto sempre emozionare grazie a Ronaldo prima e a Neymar oggi. Ci sarà anche lui nei raduni organizzati da Moreno Buccianti in vista della Champions Clericus (Qualora verranno trovate le risorse necessarie per il finanziamento). Un ritrovo al mese, due giorni di allenamento e partita per arrivare preparati: “Perché non pretendo di vincere – spiega Moreno – ma dopo aver organizzato tutto vorrei togliermi delle soddisfazioni”. Prossima tappa in Toscana, il 26 e 27 febbraio. Riunione tecnica, allenamento e partita contro la rappresentativa Cuochi toscani Solidarietà/Emergenze. Nel frattempo, però, anche la visita al Papa, con tanto di maglietta regalata: “Vorrei invitarlo a battere il calcio d’inizio del torneo – confessa Moreno – sarà difficile ma ha mostrato fin da subito molto interesse per noi. Mi ha anche chiesto il modulo. Gli ho risposto che giochiamo a rosario in avanti, altro che ad albero di Natale. Poi diventa a croce dietro, perché ognuno gioca alla viva il parroco”. Ironia e passione, abito talare e pallone. Sì, perché anche i preti sanno (E amano) giocare a calcio.