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Calaiò: “Due volte vicino al Palermo, ma sono contento della mia carriera”

Arciere, ma non solo. Emanuele Calaiò ora è un dirigente della Salernitana, lavora nel settore giovanile ma in futuro si vede nel ruolo di club manager. Alle spalle ha 20 anni di carriera; partito dalla sua città, Palermo, e arrivato a Torino per iniziare a giocare. Tante città, tante squadre – ma senza riuscire mai a giocare nella sua Palermo – fino alla Salernitana. 

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Gol, soprannomi e tanti ricordi: Calaiò si è raccontato a #CasaDiMarzio.

Soprannomi. 'Arciere' ma non solo…

'Tacchino'? Con Siligardi siamo amici da tempo, io con i social sono un disastro e non pensava potessi farmi Instagram. Mi vede in diretta e mi chiama così. A Parma io e Iacoponi eravamo gli unici a non avere Instagram; lui se l'è fatto qualche mese fa e ora io, l'ultimo.

'Mozzarella'? Mi chiamava così Bucchi. Quando stavamo in ritiro io adoravo la mozzarella e non ho mai smesso di mangiarle. Ne avevo tanti di soprannomi…

Palermo

Non ci sono state le circostanze. Sono stato vicino a quella squadra due volte, la prima quando avevo già dato la parola al Napoli ed era una trattativa che andava avanti per mesi. Prima di firmare mi chiamò il mio procuratore e mi disse che all'ultimo si era inserito il Palermo con la chiamata di Zamparini e Foschi ma non potevo non firmare. C'è stata poi un'altra occasione ma alla fine Zamparini decise di non portare più palermitani a Palermo e non c'è stato modo. Alla fine comunque amo la mia città anche se non ci ho mai giocato. E' andata così. Sono contento della carriera che ho fatto.

Parma

E' stata un'esperienza bellissima. Come per la scelta di Napoli, scendendo di categoria per sposare un progetto, l'ho voluto fare anche a Parma. Ero a Spezia in B e potevo restare in categoria. Parma però è storica, è una società importante, mi ispirava il progetto. Volevo arrivare in Serie A con il Parma e ci sono riuscito. Quella è stata una mia seconda casa. Mi hanno trattato tutti bene, i tifosi, la squadra, la società. Ho ricordi piacevolissimi. Il difensore più forte contro cui ho giocato? Quando ho iniziato, a 18/19 anni, quello che mi faceva venire più ansia era Montero, perché era più 'cattivo'. Negli ultimi 10 anni invece dico Chiellini. Penso che sia uno dei più forti al mondo. Legge sempre la giocata prima.


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Catania

Quando sono arrivato erano tutti un po' scettici. Avevo anche io questa paura ma non me ne sono mai fatto un problema dell'astio con Palermo, tra le città e tifoserie. Per me è lavoro. A Catania mi sono trovato benissimo, ho avuto la fortuna di segnare subito sia in campionato che in Coppa Italia. Mi hanno subito accettato per quello che davo dentro e fuori dal campo. Ho fatto una delle mie migliori stagioni e avevo 32-33 anni, non ero un ragazzino. Ho fatto 18 gol e quell'anno pensavo davvero di poter vincere il campionato. Quella squadra era più forte di altre con cui ho conquistato la promozione in A. E lì mi ricordano ancora con affetto. Sono felice perché dove sono stato ho lasciato un buon segno.

L'emozione più forte a Napoli 

Tante. Dal gol con il Lecce alla penultima giornata prima di andare a Genova. Gol emozionante, cornice di pubblico incredibile. Poi il gol col Perugia che ci ha dato la promozione in B. Poi ancora vincere al San Paolo contro la Juve; i gol al Livorno in Serie A, i miei primi.


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Il ritorno a Napoli

Sono ritornato con la consapevolezza di non giocare tanto, sapevo di andare a fare il vice-Cavani. Ma c'erano varie competizioni e ho pensato che ci sarebbe stato più spazio. Poi mi ha chiamato Mazzarri dicendomi che cercavano un vice-Cavani, un attaccante di esperienza, che poteva tenere insieme lo spogliatoio. E lì ho avuto l'occasione di giocare con grandi campioni, anche in Europa League. Per me era un ritorno a casa e non potevo dire di no ad un'altra chiamata del Napoli.

Torino

E' stata la mia infanzia. Ho trascorso 7 anni lì, tutte le giovanili, ho vinto il Torneo di Viareggio, la Coppa Italia Primavera. Per me è stato difficile trasferirmi lì da Palermo, è una città totalmente diversa. Ma sono cresciuto e si è avverato il mio sogno più grande: esordire e fare il primo gol in A. Devo ringraziare Mondonico che mi ha dato quella possibilità. C'erano anche i miei genitori quel giorno.

Messina

Ho un ottimo ricordo di quell'esperienza. Ho segnato i miei primi gol in un derby, Messina-Catania. Era anche la mia prima doppietta. Ero giovane, avevo 17 anni. Ternana, Messina e Pescara sono state quelle parentesi che ho vissuto per 'farmi le ossa'. A Messina l'allenatore era il padre di Oddo e quella è una piazza calda, lo stadio era una bolgia.

Gli allenatori

Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato qualcosa, ne ho avuti tanti da Sannino a Giampaolo che per me è un maestro. Devo tanto a Conte anche. Mi sono trovato benissimo con lui, vincemmo il campionato in D col Siena, lui giocava col 4-2-4 e gli attaccanti si divertivano. Feci 18 gol, giocai con Caputo, uno di quelli con cui mi sono trovato meglio. Conte è un vincente e l'ha aiutato aver giocato tanti anni alla Juve dove ha vinto tutto. Anche come allenatore ha vinto tutto e ora all'Inter sta facendo cosa straordinarie. Non ha peli sulla lingua, quello che deve dire lo dice. La bravura di un allenatore è anche avere carattere, farsi rispettare dalla società e dai giocatori.

 

Calaiò dirigente

La Salernitana è stata la mia ultima squadra. L'ho voluta fortemente perché dopo la parentesi della squalifica volevo rimettermi in gioco in una piazza calorosa e in cui potevo ritrovare degli stimoli. E dopo 25 anni che giravo città e squadre volevo anche avvicinarmi a casa. E' stata una parentesi bella, anche se di pochi mesi. Ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di lavorare anche a desso a fine carriera, nel settore giovanile della Salernitana. Mi piace come lavoro, lo faccio con passione e metto la mia esperienza per farli crescere. Cerco nuovi talenti per la Campania. Vorrei che i ragazzini dell'Under15 e 16 arrivassero in prima squadra.

Futuro? La mia idea è fare il direttore sportivo o il club manager, una figura dirigenziale nuova. Come un dirigente che fa da collante tra spogliatoio e società. Una figura tecnica, non amministrativa. Un domani vorrei fare questo.