Parole da capitano. Parole da leader. Sono quelle di Alessandro Buongiorno, difensore del Torino, che ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Repubblica poche ore prima del derby contro la Juventus.
"Da piccolo non immaginavo che avrei giocato il derby coi grandi, però lo sognavo. Mi piace la settimana prima della partita, è particolare, te la vivi al massimo e prendi le giuste accortezze: vai a dormire presto e non sgarri di un millimetro neanche a tavola. Ho sempre fatto così", racconta il classe 1999.
Torino-Juventus, le parole di Buongiorno a La Repubblica
Poi Buongiorno fa un passo indietro, ripercorrendo alcune tappe fondamentali della sua carriera: "Ci sono due salti di qualità, nella mia crescita: il primo è stato quando sono rientrato al Toro dal prestito al Trapani, l’allenatore era Giampaolo e mi teneva fuori, ero un esubero. Fin lì mi ero mosso in prima squadra con timidezza, non avevo tirato fuori la mia personalità, ma quell’estate mi dissi: giocatela, fai la cosa che ti piace e cerca di non avere rimorsi, cavolo. Se avessi parlato in campo, se mi fossi fatto notare, se avessi cercato la giocata più difficile, se avessi tenuto la mente libera ce l’avrei fatta. Il secondo scatto è stato l’anno scorso: anche grazie a Juric, è venuta fuori la mia attitudine a essere leader".
Buongiorno affronta poi il tabù-derby: "Noi cerchiamo di lavorare duro, di metterci massimo impegno. In quelli che ho toccato con mano non ce l’abbiamo fatta, un po’ per sfortuna e un po’ perché poi in campo ci sono i valori. Lo dico male: questa lunga attesa fa rosicare. Però provarci e riprovarci ancora è una cosa bella, è una cosa da Toro".
Infine sui duelli contro i grandi attaccanti, in attesa di Vlahovic: "Guardatemi: ho graffi e lividi dappertutto, un labbro rotto... Sono contento se ci si prende un po’ a botte e se l’arbitro lascia correre. Mi piacciono le sfide con gli attaccanti che le danno e le prendono, soprattutto se sono grandi e grossi, tipo Djuric o Lukaku".