Lo sapeva che si sarebbe commosso. D'altronde Borja Valero, così freddo nel giocare palloni in mezzo al campo, è cambiato negli anni.
La morte della madre lo ha reso una persona più sensibile e resistere davanti all'abbraccio dei 30mila del Franchi era già di suo difficile: "E' arrivato a Firenze dalla Spagna, ma ci ha messo pochissimo a diventare uno di noi", lo accompagna così lo speaker nel suo ingresso sotto la Fiesole, dove lo spagnolo raccoglie abbracci e cori: "C'è solo un Borja Valero", urlano i tifosi durante il giro di campo dell'ex centrocampista, che finalmente ha vissuto il proprio addio al calcio.
Fiorentina, Borja Valero saluta al Franchi: l'addio del Sindaco
Lui, il Sindaco come lo chiamano in città. 233 presenze in maglia viola, sei anni (2012-2017, poi il ritorno nella stagione 2020-21). A passargli accanto la sfilata della Fiorentina Primavera, che ha appena vinto la quarta Coppa Italia consecutiva e che riceve l'omaggio della gente. Sotto gli occhi di Borja, che quando aveva l'età di quei ragazzi giocava nel Real Madrid: "Ma lì non è calcio vero. Ho visto tanta gente sacrificare la sua adolescenza per niente", racconterà più tardi.
L'ultimo gol in Europa della Fiorentina lo ha segnato proprio lui, Borja. Già, contro il Borussia Monchengladbach. Febbraio 2017, in panchina c'era Paulo Sousa. Non è un caso che il saluto del Franchi sia arrivato prima della partita contro la Roma, uno spareggio per tornare a giocare quelle partite lì.
È il suo addio al calcio. Non poteva esserlo la trasferta di Crotone, in uno 0-0 in uno stadio vuoto e contro una squadra già retrocessa. Un cerchio che si chiude a 37 anni, anche se continuerà a giocare. Lo sta facendo da mesi in Promozione nel Lebowski, una squadra di calcio popolare a Firenze. Il suo sport, la sua città. Inevitabile che andasse così.