Un compleanno senza invitati: la Bombonera compie 80 anni di vita, di storia, di culto, senza che però nessuno possa partecipare alla festa. In questi giorni ci sarebbero state in Argentina semifinale e finale di Copa de la Superliga, e il Boca avrebbe potuto portare a casa il suo titolo numero 70 proprio nei giorni di celebrazione del suo storico impianto.
È l’ultimo stadio al mondo in cui si è festeggiato un campionato prima dell’arrivo del virus: le modalità sono state quelle consuete da film, un’abitudine per chi vive in Sudamerica, una grande emozione per chi le vive da dentro o da fuori. Il Boca Juniors ha vinto il campionato all’ultima giornata grazie al sorpasso last minute proprio sul River Plate, e da lì in poi solamente in Nicaragua è stato festeggiato un titolo.
Dinamiche e contorni degni di uno stadio conosciuto e amato in tutto il mondo, che ha trovato il suo prestigio nella passione della gente. Non si è mai giocata una partita di un Mondiale o di una Copa América a La Bombonera, eppure probabilmente è il primo stadio argentino a cui si pensa. “No tiembla, late!” Chissà quante volte abbiamo sentito questo motto, che parla di uno stadio che batte, come se avesse un’anima propria che lo rendesse differente da tutti gli altri.
La nascita de La Bombonera
La storia del Boca Juniors nasce a La Boca, il quartiere portuale fondato dai genovesi migrati in Argentina, ma non a La Bombonera, che tarda 35 anni a entrare nella storia degli Xeneizes. I primi campionati furono giocati nella zona della Dársena Sud, ma per via di un reclamo da parte del Governo dovette abbandonare il luogo alla ricerca di una nuova casa.
E per quanto possa sembrare surreale, il Boca giocò per alcuni anni lontano dalla Boca. Finì prima a condividere il campo con l’Estudiantes di Buenos Aires, nel Barrio Palermo che tutt’oggi è un grande centro di tifosi azul y oro, e poi persino nella località Wilde, vicino ad Avellaneda. Ma la lontananza dal suo barrio natale, unita a dei campionati in cui rischiò persino la retrocessione, fece perdere al club la maggioranza dei suoi soci e per questo si decise di ritornare a giocare a La Boca nel 1916. Il ritorno a casa portò anche il club a essere uno dei riferimenti calcistici del Paese e nel 1938 venne messa la prima pietra del nuovo stadio.
Uno degli architetti, uno sloveno di nome Viktor Sulcic, secondo la leggenda era solito andare sul luogo di lavoro con una scatola di cioccolatini, in spagnolo bombones, che gli aveva regalato una sua amica, e la forma di questa scatola era identica a quella del progetto dello stadio.
Per quella scatola di bombones divenne per sempre La Bombonera, nonostante sia stata intitolata nella sua storia a due grandi presidenti del Boca, ossia Camilo Cichero, che era il presidente al momento della costruzione, e Alberto José Armando, nomenclatura attuale data a inizio millennio dall’ex presidente Macri.
E pensare che questa pianta a D non era quella progettata, ma per motivi di disponibilità di spazio, un settore venne lasciato totalmente verticale, diventando il simbolo di una struttura unica nel suo genere e famosa in tutto il mondo. Fu inaugurato il 25 maggio 1940 con un’amichevole vinta dal Boca per 2-0 sul San Lorenzo, poi a luglio si giocò la prima volta in campionato, stesso risultato stavolta ai danni del Newell’s.
La Bombonera nella cultura attuale
Se il Monumental è lo stadio d’Argentina, la Bombonera è lo stadio degli argentini, "l'emblema del Paese" come l'ha definito Carlos Bianchi. Il tifo del Boca, la mitad más uno del Paese, unita alla vicinanza tra il pubblico e il campo, rende molto più popolare questo impianto rispetto ad altri grandi stadi di questa terra.
Il mito che la Bombonera pulsi come un cuore, è così radicato nella cultura popolare che sono stati presi persino dei sismografi per rilevare i movimenti dello stadio. “Sembra una cosa inventata, ma se ci giocate vi posso assicurare che il campo trema” giura Juan Román Riquelme, il giocatore con più presenze di sempre in questo stadio, oggi parte anche della dirigenza e idolo massimo del club.
E come non credergli: quello stadio ha amato anche altri grandissimi campioni come Diego Armando Maradona, come Martín Palermo, miglior marcatore di sempre in partite ufficiali de La Bombonera con 129 gol, o Carlitos Tévez, l’ultimo ad averci segnato un gol, che peraltro è valso il titolo sopra citato.
Anche la nazionale argentina è passata da La Bombonera. Sono 25 le partite dell’Albiceleste in questo stadio: alcune sciagurate, come quel 2-2 contro il Perù che sancì la mancata qualificazione ai Mondiali del 1970, o altre storiche, come quel 27 febbraio del 1977 quando proprio nel campo che l’avrebbe consacrato, Maradona esordì in nazionale. Mancava solo un gol di Messi per completare il cerchio, e nell’ultima partita giocata a La Bombonera la Pulce ha segnato una tripletta in un’amichevole contro Haiti, entrando così anche lui nella storia di questo stadio.
C’è chi aveva proposto di abbatterlo e ricostruirlo, chi ne voleva fare un enorme luogo per matrimoni, chi propone di ampliarlo e renderlo circolare. Ma tutto alla fine è sempre rimasto così, per 80 anni, nella sua naturale forma di una scatola di cioccolatini.