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Data: 21/09/2019 -

Il Mihajlovic giallorosso raccontato da Rizzitelli: “Pennellava punizioni, ma non fu il vero Sinisa”

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Vinse e si affermò con Lazio e Inter, ma iniziò con i colori giallorossi in Italia. Uno dei pochi ad attraversare la sponda del Tevere, diventando poi icona per l’altra fazione. Sinisa Mihajlovic ci è riuscito con il suo carattere nudo e verace. Balcanico nei comportamenti ma trasparente nell’immagine. Diventò uno dei simboli della Lazio vincente in Europa di Cragnotti, ma con la Roma detiene ancora il record del gol più veloce per un debuttante. Nella Roma di Giannini, Aldair, Nela e Rizzitelli del 1992-1993, arrivò un giovane serbo Campione d’Europa con la Stella Rossa. Boskov ne conosceva il mancino e delle sue punizioni ormai ne parlavano tutti. 

Rizzitelli.jpg

“Arrivò convinto del suo mancino dicendo il primo giorno che ogni due punizioni ne avrebbe segnata una – racconta Ruggiero Rizzitelli ai nostri microfoni – Se uno si presenta così non puoi che lasciargliele tirare tutte, nonostante sia l’ultimo giovane arrivato”, la realtà è che Boskov conosceva il suo temperamento e lo aveva visto sia in allenamento che in partita replicare più volte lo stesso tiro. Rincorsa sulla destra del pallone, qualche passo e pallone sempre indirizzato sotto l’incrocio dei pali. “La realtà? Non mantenne le promesse, per lo meno non lo fece con la Roma. Segnò subito dopo 3 minuti al debutto contro il Taranto in Coppa Italia ad Agosto, poi tutti se lo ricordano per quello che fece con la Lazio e l’Inter”.

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Insieme Rizzitelli e Mihajlovic furono protagonisti del debutto di quello che poi diventò il più grande giocatore della storia della Roma, Francesco Totti: “Boskov mentre passavo dalla parte della panchina mi disse preparati che facciamo entrare il ragazzino al tuo posto, Mihajlovic però dice che è stato lui ad indicare la sostituzione, aveva già l’indole dell’allenatore. Per Totti ha parlato il campo, anche perché era di poche parole. In Primavera c’erano tanti bravi ragazzi, ma quella marcia di Francesco non l’aveva nessuno. In quegli anni era solita una partita tra la prima squadra e la Primavera il giovedì. Una partita che nessuno voleva giocare e quindi per non stancarsi troppo dicevamo ai ragazzi di girare alla larga. Totti però continuava: un tunnel, un doppio passo, un tacco, senza sosta. Dopo che hai ricevuto quelle raccomandazioni e continui a fare questi giochi vuole dire che hai personalità, questo lo ha fatto rimanere per 20 anni ai massimi livelli” dice Rizzitelli che con Totti giocò per due stagioni.

 

 

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