Happy birthday Bologna FC! Quest’anno non c’è altro modo per celebrare l’anniversario della fondazione di una delle società calcistiche più longeve di Italia: 115 anni di storia rossoblù. Oltre un secolo di presenza nel panorama calcistico italiano contrassegnato da trionfi, delusioni, campioni confermati e ritrovati e una passione mai sopita. Sfumature quelle del club emiliano capaci di oltrepassare i margini del disegno calcistico nostrano e arrivare fino Oltre Manica. In quella Liverpool in cui (solo) il “rosso” ammalia lo sfondo di una città; di un popolo. Ad Anfield: lì dove nemmeno il risultato ha più un perché. Un compleanno magico, inedito, unico, per certi versi, quasi surreale. Festeggiato nel segno della tradizione: un boccale di birra e una nuova era può cominciare.
Una birra e la storia può (ri)cominciare...dopo oltre un secolo
Affissa ai palazzi che oggi sorgono nei pressi, per volontà del presidente del Bologna FC Joe Saputo di comune accordo col Comune. Di quella istituzione che fu via delle Spaderie – dal Mercato di Mezzo a via degli Orefici – non è rimasto che una targa commemorativa. Quante storie può coltivare e custodire una banale strada cittadina? Al giorno d’oggi, una risposta sarà difficile riceverla. Soprattutto se quella strada deve raccontare 115 anni di vicende. Nemmeno la calma di una birra gustata in compagnia potrebbe bastare. Eppure, parte tutto da lì: da un boccale di birra gustato nella, ormai celebre, seppur scomparsa, birreria Ronzani. È lì che, il 3 ottobre 1909, nacque la Sezione per le Esercitazioni di Sport in campo aperto del Circolo Turistico Bolognese. Per attualizzare: la prima sembianza del Bologna FC. 115 anni fa, in un locale della città, prendeva vita proprio il club calcistico cittadino. Momenti lontanissimi e troppo diversi se paragonati ai giorni nostri. Ma la storia ha dimostrato di avere sempre le risposte. Si ripete, sì, ma mai per caso. E se l’immagine più bella che Bologna e il Bologna FC ci hanno regalato negli ultimi anni ha visto tra i protagonista ancora il celebre malto biondo è stato perché, in fondo, era giusto così.
Un nuovo (primo) capitolo: Anfield
Quello che resta della magica e inedita partita col Liverpool di Slot in Champions League – mai il Bologna aveva giocato, prima di quest’anno un match contro i ‘Reds’ – è l’immagine dei 3.000 tifosi rossoblù partiti dal capoluogo emiliano alla volta della città inglese per supportare i propri beniamini che, al termine della partita, si sono riversati in quelli che sono i simboli di Liverpool e che rappresentano la cultura della sua gente: i pub. Locali pieni, supporters britannici e bolognesi uniti che cantano e celebrano lo splendore della serata vissuta. Da una parte la gioia della vittoria – quella del Liverpool – dall’altra l’euforia di aver vissuto un’esperienza unica e indimenticabile – il Bologna. Il preludio alla fine è stato, come prevedibile, proprio quell’Anfield che, nei momenti che hanno preceduto l’ingresso in campo delle squadre, ha regalato all’Europa del pallone una delle istantanee più iconiche della sua lunga tradizione: storia. Le note di “You’ll Never Walk Alone” hanno risuonato a decibel altissimi, tutto si è fermato, i giocatori rossoblù nel tunnel pietrificati, increduli, trasportati. Come i loro tifosi che immedesimati a pieno nel contesto hanno alzato al cielo anche le loro sciarpe unendole a quelle del tifo di casa disegnano un Anfield “Red(s) and blue” come non si era mai visto.
Inizia la partita, Mac Callister ha messo le cose in chiaro dopo solo 11 minuti, ma va bene così. Ndoye ha continuato a correre e calciare la palla sul palo e traversa sapendo che tanto intorno c’era chi “dedicherà la sua vita” a lui e compagni. Urbanski ha perseverato nel contrastare le sontuosità tecnica palla al piede di Robertson e Szoboszlai. Freuler ha mostrato ai suoi il significato dell’essere lì. In uno degli stadi più celebri e caldi d’Europa a giocarsi la competizione più importante del continente contro quelli che, senza ombra di dubbio, sono dei veri campioni. La giocata finale di Salah è la dimostrazione concreta di quello che il capitano rossoblù ha provato a spiegare a suon di recupero palloni, geometrie, scatti e interventi. Il resto l’han fatto l’ambiente, il tifo bolognese e la buona prestazione dei ragazzi di Italiano che di “timore reverenziale” proprio non ne han sentito parlare. D’altronde col volume tenuto dai tifosi sarebbe stato impossibile. Ed eccoci qui, 115 anni dopo, con un boccale di birra alzato al cielo. Non più di Bologna, ma d’Europa. Bologna e bolognesi, a Liverpool avevano ragione: “Let It Be”.