"Macché bello e impossibile: sono una delle persone più alla mano che ci siano": Riccardo Calafiori si racconta così nella lunga intervista a Sportweek. Il difensore del Bologna nel corso della chicchierata ha parlato della grande stagione dei rossoblù e anche del suo passato: dall'infortunio a qualche allenatore con cui non si è trovato bene.
Le parole di Calafiori a Sportweek
Calafiori ha cominciato l'intervista parlando del grave infortunio che lo aveva colpito in una gara di Youth League con la Roma. L'ex giallorosso, infatti, aveva riportato la rottura dei legamenti, della capsula e del menisco del ginocchio: "Essendo giovane magari l’incoscienza, la sana incoscienza, mi ha aiutato. Grazie alla famiglia e agli amici più vicini ce l'ho fatta. Quando mi sono ripreso, dandoci dentro come non mai, mio padre mi ha soprannominato "ruspa": perché ero travolgente, non mi fermavo davanti a niente, palla o gamba come si suol dire, andavo avanti come se dovessi recuperare tutto".
Il difensore rossoblù ha parlato della stagione dei rossoblù e del compagno che vorrebbe sempre con se: "La qualificazione in Champions è arrivata per l’unione che abbiamo, per la squadra che siamo diventati, per come produciamo calcio giocando sempre la palla. Ci divertiamo e credo che tutto sia stato meritato. Un compagno che vorrei sempre con me? Ne prendo uno di quest’anno: Lollo De Silvestri".
Il numero 33 ci ha tenuto, poi, a ringraziare Daniele De Rossi, attuale allenatore della Roma, che gli è stato molto vicino dopo l'infortunio, e Thiago Motta: "Un grazie a Daniele: quando ero un baby infortunato lui mi portava a casa, mi aspettava, mi riprendeva. E a Totti. Ora a Thiago, con lui ho imparato tanti altri aspetti del calcio che non conoscevo".
Calafiori ha raccontanto anche il suo rapporto con Mourinho: "Con lui cominciai anche abbastanza bene. La gara contro il Bodo, in cui perdemmo 6-1, però, fece precipitare le cose. Io cominciai a guardare dalla panchina, le scelte andarono su altri ma la mia necessità e volontà erano quelle di giocare. Fu una sua scelta, certo, ma ti dico anche una cosa: io e Mou ci sentiamo, mi ha scritto diversi messaggi, c’è un bel rapporto fra noi".
Il numero 33 ha concluso l'intervista parlando della Nazionale e di Euro2024: "Nessuna ossessione, ma la Nazionale è la cosa più bella che ci sia. Quanto all’Europeo, non mi metto pensieri né mi abbandono ad aspettative: perché almeno se poi non arriva non ci resto male".