Chi ha avuto la fortuna di godersi una parte del viaggio, descrive quegli attimi come eterni anche se magari si è trattato soltanto di un brevissimo tragitto. Nessuno dimenticherà mai anche un semplice scambio di battute avuto con lui. Un privilegio che spetta solo ai grandissimi. Silvio Berlusconi aveva questo potere: rendere tutto incredibilmente speciale, anche se magari all’inizio non tutti riuscivano a comprendere le sue idee, i suoi pensieri, i suoi sogni. Visionario come pochi, probabilmente come nessuno mai nel mondo del calcio.
Il giorno di luglio del 1986 – pochi mesi dopo aver salvato il Milan dal fallimento – in cui si presentò all’Arena di Milano facendo scendere la squadra dal cielo in molti si misero a ridere, non capendo che in quell’istante insieme agli elicotteri con a bordo i calciatori rossoneri erano atterrate anche le idee e i sogni di un uomo che avrebbe rivoluzionato per sempre il calcio italiano. Un marziano. “Vincere e convincere attraverso il bel gioco: in Italia, in Europa e nel mondo”, la mission fu chiara fin da subito. Inutile stare qui a ricordare cosa successe negli anni seguenti. Coppe, trionfi, scudetti: tre decenni di storia inimitabile che non necessita di ulteriori celebrazioni. Ma quello di luglio all’Arena fu lo spartiacque: il giorno zero che trasformò l’utopia calcistica in realtà. Il prima Berlusconi e il dopo Berlusconi. Presidente vincente e inimitabile.
In una delle sue ultime interviste concesse, febbraio 2023, affermò con un pizzico di malinconia che il “Milan è sempre stato la sua squadra del cuore”, prima di ribadire con il solito orgoglio che fu proprio lui a rendere quella squadra “la più forte del mondo”. Parole rilasciate alla vigilia di Monza-Milan, il club che ha portato in Serie A dalle polveri della C e con cui sognava addirittura di vincere lo scudetto, contro quei colori rossoneri che ha reso quasi invincibili e certamente invidiati per i 31 anni della sua presidenza, prima di staccarsi a fatica dal suo grande amore nel 2017, quando ormai i fasti inimitabili di un’epopea passata avevano soffocato il presente.
Un viaggio bellissimo in cui il Milan, spinto dall’ambizione sfrenata del suo presidente, raggiunse vette mai toccate prime, un giro intorno al mondo del pallone che non conobbe limiti tra vittorie scintillanti e trofei collezionati uno dietro l’altro, uno più prezioso dell’altro. Berlusconi d’altronde non si è mai accontentato di vincere, ma ha sempre preteso di stravincere. Ed è riuscito a farlo più e più volte come mai nessun altro. Como, Barcellona, Tokio, Vienna, Atene, Manchester, Yokohama, ancora Atene: solo alcune storiche tappe del viaggio rossonero durante la sua inimitabile presidenza. Per i successi e per come sono arrivati, tutti con alla base quel ricercatissimo gusto del bello che ha contraddistinto la vita, calcistica e non, di Silvio Berlusconi.
Uno che proprio non riusciva a perderle le scommesse. L’ultima, affascinante quanto romantica, è stata il Monza. Portato dalla Serie C alla Serie A in quattro anni e con l’ambizione mai nascosta di fargli toccare le vette del calcio italiano ed europeo in pochi anni. Utopia per molti, proprio come in quel luglio del 1986. Ma a differenza di allora, però, nessun sorriso di scherno dietro le sue parole. Tutti sapevano benissimo che Silvio Berlusconi era l’uomo capace di trasformare i sogni in realtà.