L'infortunio, la retrocessione e ora la rinascita: Domenico Berardi è ritornato in campo nel 6-1 del suo Sassuolo al Cittadella, dopo il terribile infortunio al tendine d'achille che lo ha tenuto fuori dal campo per molti mesi. L'attaccante azzurro si racconta un un'intervista a La Gazzetta dello Sport.
Le parole di Berardi
Berardi veste la maglia del Sassuolo dal 2012, dopo che i neroverdi lo hanno lanciato in Serie A: "È la mia seconda famiglia, non è un modo di dire. Non dimenticherò mai il rapporto con il dottor Squinzi. Mi hanno fatto crescere".
L'attaccante è stato "scoperto" a una partita di calcetto: "Tutto vero. Non riuscivo a fare un provino, quella volta fui fortunato. Pasquale Di Lillo mi fece entrare negli Allievi del Sassuolo. Da lì non tornai più in Calabria. Idolo? Robben, avevo i suoi poster in camera. L'altro era Messi".
L'infortunio è stato pesante: "Mi è crollato il mondo addosso. Soffrivo perché non potevo aiutare il Sassuolo e sapevo di non poter giocare l'Europeo. Mia moglie e i miei figli mi hanno aiutato molto. Mi è sempre piaciuto avere delle responsabilità importanti"
Berardi è il quarto miglior marcatore della Serie A dal 2013: "Se si guardano solo i numeri mi sento un po' sottovalutato. Mi caricavo sempre a giocare in grandi stadi. Se giochi a San Siro vivi il sogno di ogni bambino, e io volevo dimostrare di poter stare in un campo così magico".
Sul mercato: "Più di una volta ho pensato di andare via. Mi voleva l'Atalanta, ma dissi di no perché mi ritenevo non adatto a livello fisico per quel tipo di gioco. L'anno scorso volevo andare alla Juventus, ma i club non si sono accordati. Lì ho litigato con la società perché per me era il momento giusto. Vorrei sentire la musica della Champions League dal campo, è un sogno che vorrei soddisfare".
Forse già a gennaio? "Se a gennaio sarò al 100% e arriverà l'offerta giusta andrò via, altrimenti resterò qui fino a giugno, valuteremo, come sempre, con la società".