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Data: 05/05/2022 -

Il Pallone d'Oro Belanov: "La guerra nella mia Ucraina come un film dell'orrore"

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L'ex pallone d'oro Belanov ha parlato della sua carriera e del conflitto in Ucraina
L'ex pallone d'oro Belanov ha parlato della sua carriera e del conflitto in Ucraina

Igor Belanov, pallone d'oro 1986, leggenda della Dinamo Kiev, ha parlato ai microfoni di Sky Sport 24 della sua carriera e anche del conflitto in Ucraina. Belanov, nativo di Odessa, ha deciso di non lasciare il Paese. 

"Io non ho nessun rimpianto. Avendo giocato nella squadra in cui ho giocato, la Dinamo Kiev, è difficile avere rimpianti. Tutto sommato abbiamo vinto tante partite, tanti trofei, e io ho vinto il Pallone d'Oro; per questo ai tempi non avevo nessuna intenzione di spostarmi da un'altra parte. Il mio solo rimpianto è che io, Blokhin e altri avremmo potuto abbandonare il nostro paese quando avevamo già una certa età, a 30, 34 anni. Non eravamo finiti, ma nessuno guardava a noi con attenzione. Per il resto sono contento della carriera che ho avuto e degli obiettivi raggiunti", commenta Belanov ha proposito della sua carriera da calciatore.

 

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"Giocavamo per rendere orgogliosi i nostri figli"

Poi prosegue: "Se penso al passato, penso di non aver mai dichiarato che il Pallone d'Oro fosse un mio successo personale, e non lo dirò mai, perché sono convinto che, come si dice da noi, una sola noce nel sacco non faccia rumore. Puoi essere un calciatore fantastico, ma al tuo fianco ne giocano degli altri che meritano pari attenzione e rispetto. E d'altronde in quegli anni chiunque in quella squadra avrebbe potuto vincere il Pallone d'Oro: semplicemente qualcuno fa il lavoro sporco, altri attaccano, e ovviamente il pubblico predilige chi attacca. Sono molto grato all'allenatore, Lobanovskij, e conservo un bellissimo ricordo dei miei compagni, che mi mancano molto. Giocavamo per i tifosi, per lasciare il segno, non vergognarci bensì essere orgogliosi davanti ai nostri figli: non giocavamo tanto per farlo. Ora provo grande soddisfazione a portare in giro il Pallone d'Oro per l'Ucraina, perché vorrei che i bambini ucraini lo vedessero e capissero che un sogno può trasformarsi in realtà, se lo vuoi. Anche io ero un ragazzino cresciuto in un istituto, non in una scuola sportiva, un orfanotrofio. Ci sono rimasto per 8 anni. Mi piacerebbe farlo capire ai giovani calciatori: non ho mai visto nessuno che non volesse una foto con il Pallone d'Oro".

 

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Belanov sul Pallone d'Oro

Belanov racconta poi un retroscena proprio su questo riconoscimento: "Un premio preziosissimo, che si diceva dovesse vincere Maradona, l'anno in cui invece fu assegnato a me. I giornalisti sostenevano che lui fosse il migliore e che io dovessi essere secondo, ma si scordavano che Maradona all'epoca non lo poteva vincere, dato che non era europeo e i non europei non potevano ottenere il premio. Io fui premiato perché ero stato decisivo in molte partite. Ma non vorrei mettere me stesso su un piedistallo: non avrei mai potuto raggiungere questi risultati senza i miei compagni, non mi stancherò mai di ribadirlo". 

 

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Belanov sulla guerra in Ucraina

A questo punto Belanov parla degli orrori del conflitto in Ucraina, la sua patria: "Devo dire che sono veramente sotto shock, è estremamente difficile da credere che tutto questo stia accadendo. Ho la sensazione di dormire, che questo sia un incubo, o magari un film dell'orrore. Quando ho visto gli ospedali dei reggimenti, i bambini feriti, mi si è stretto il cuore. Cosa volete che provi? Mi chiedo: ma è davvero possibile che ai piani alti della politica non si sia riuscito a trovare una soluzione? Anziché ammazzare la gente, i bambini, e poi raccontare che si tratta di neonazisti, e altre sciocchezze del genere. Bisogna far vedere quello che sta accadendo, che non è un gioco. Sono molto grato alla Federazione calcistica ucraina per quanto sta facendo in termini di aiuti. Io l'ho visto, anche se non ero in prima linea. Ho visto quello che è successo a Bucha. Vorremmo la pace e le nostre donne, i nostri bambini, gli anziani. Hanno paura a uscire, a relazionarsi con gli altri: ditemi voi se questa situazione è accettabile. Bisogna essere insensibili per chiudere gli occhi e non dare un aiuto". 



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