Nove anni di amore. Di gol, passioni, vittorie. Passa il tempo ma Gabriel Omar Batistuta a Firenze si sente sempre a casa. Per questo ha deciso di festeggiare il suo cinquantesimo compleanno in Piazza della Signoria, nel cuore di una città che ha fatto sognare. E che non perde mai l'occasione di ripagarlo, come dimostrano gli oltre cinquemila tifosi presenti all'evento.
L'argentino ha fatto tappa prima al Franchi, dove ha assistito al pareggio fra Fiorentina e Torino. Cori e striscioni, tanto per dargli il buongiorno. Poi si è spostato in centro, ai piedi di Palazzo Vecchio, laddove tre anni fa gli sono state consegnate le chiavi della città.
"Mi fate piangere così ragazzi, non voglio" Ha scherzato una volta preso il microfono in mano. Troppo forte l'affetto, si sente solo i classici cori per Batigol. Perché a Firenze la gente si "Innamora solo se vede segnare Batistuta".
"Questa è la mia seconda casa - ha continuato l'argentino - ne sono innamorato da quando sono arrivato. Non dormo da tre giorni alla ricerca di quello che volevo dire, ma non c'è bisogno di dire niente. Tutta questa gente parla da sola. Mi vuole ancora più bene di quando segnavo. Lo racconto ovunque quanto questa città mi ami. Oggi lo vedrà anche la mia famiglia".
Già, perché in Piazza della Signoria ci sono tutti. La moglie Irina: "Questo calore è impressionante, è come essere allo stadio"; il padre: "Non avrei mai immaginato un'accoglienza così. Sono geloso. Lo avete avuto più tempo voi di me". Poi mamma Gloria, in lacrime: "Gabriel non è mai stato solo. Ha sempre avuto questa città al suo fianco". Presenti infine anche i figli Tiago e Lucas. La sorella Elisa.
C'era pure Luciano Dati, storico massaggiatore di Batigol. Si è presentato con una cresta viola, nonostante l'età. Poco importa, davanti al passato si torna giovani: "Mi ha fatto diventare famoso con una distorsione alla caviglia - ha raccontato - non segnava da quattro partite. Poi l'ho curato con le mie mani e lui la domenica segnò. Corse da me in panchina e mi abbracciò". Una fonte inesauribile di aneddoti Dati: "Aveva sempre dolore alle caviglie. Tanto è che voleva essere curato solo da me. Mi chiamava pure quando doveva giocare con l'Argentina come a Francia '98. Non mi facevano entrare nel ritiro però. Ci davamo appuntamento ad un bar dopo l'allenamento. Una volta mi dissero che se Bati avesse fatto due gol, allora mi avrebbero lasciato passare. Ne fece tre. Entrai? Macché".
Sul palco anche la Fiorentina attuale. C'è capitan Pezzella: "In Argentina è un mito per tutti. È un onore essere accanto a lui. C'è soprattutto mister Pioli, che a Firenze con Bati ci ha giocato: "Ero abituato a due campioni come Baggio e Dunga. Lui arrivò dopo una grandissima Coppa America ed eravamo tutti curiosi di vederlo all'opera. Che centravanti ragazzi. In allenamento era cattivo, per questo speravo di giocare sempre insieme a lui". I due hanno condiviso più del campo o del semplice spogliatoio: "Andai ad abitare con Stefano in una casa a due piani - ha ricordato Batistuta - a volte si lamentava del rumore (ride, ndr). Qua ho cominciato ad imparare altro oltre al giocare per il divertimento grazie a lui, Faccenda, Iachini. Sempre i primi ad arrivare agli allenamenti, professionisti unici".
Due ore di racconti. Di passione, con la marea viola impressionante ai piedi dei protagonisti. Una torta da tagliare, il calcio a unire migliaia di cuori. Bati è tornato a Firenze e la città ha risposto presente. Un legame più forte del tempo. Una storia iniziata nel 1991 e che va avanti senza cinoscere la parola fine.