Scrivi 'Quota 100', leggi i giornali e pensi alla pensione. Quella che Valerio Di Cesare proprio non vuole nemmeno lontanamente immaginare. A 36 anni, ha un obiettivo ben chiaro in mente: "Vincere ancora con il Bari e realizzare un'altra piccola impresa". Lo racconta pochi giorni dopo essere arrivato in tripla cifra in biancorosso: traguardo importante ("È l'esperienza più lunga della mia carriera") toccato segnando il decimo gol con la maglia dei pugliesi e avvicinando una leggenda come Giovanni Loseto, arrivato a 13 centri in biancorosso e difensore con più reti nella storia del club. Al suo ritorno in Puglia – datato settembre 2018 - dopo l'esperienza tra agosto 2015 e gennaio 2017, aveva deciso di lasciare il Parma dopo la scalata dalla C alla A per tornare a Bari e accettare la scommessa dei biancorossi. “La prima stagione era stata molto buona, nonostante i playoff non raggiunti – ricorda il difensore a gianlucadimarzio.com– a gennaio siamo stati costretti a vendere i giocare i giocatori migliori”.
Parole di chi in carriera è passato per Lazio e Chelsea da giovanissimo, totalizzando oltre 350 presenze tra i pro e con quattro promozioni festeggiate in carriera tra Torino, Parma e appunto Bari. Leader silenzioso, cresciuto negli anni del doppio salto di categoria accanto a un totem come Alessandro Lucarelli: “Mi ha dimostrato che se uno sta bene fisicamente, può giocare fino a 38-39 anni. Io giocherò fino a che starò bene. Voglio contribuire alla scalata del Bari. Quest'anno insieme ai miei compagni voglio vincere il campionato, anche se sarà molto dura". Come racconta la stessa classifica: distanza di 8 punti dal primo posto, occupato dalla Reggina, ma ancora 24 turni al termine della regular season."Io ho sempre cercato nuove sfide, soprattutto quelle difficili. Quella di Bari mi sembrava tale e io ho sempre detto che quest'anno sarebbe stata molto dura. Si tratta di una partita tosta, riportare il Bari dov'era prima del fallimento".
Dal presente all'album dei ricordi. Anno 2002, un 19enne Di Cesare vola a Londra per vestire la maglia del Chelsea: “Cosa scriverebbe oggi il Valerio Di Cesare capitano del Bari al Valerio Di Cesare ragazzino? Quell'esperienza la ricordo con tanto affetto, mi ha fatto crescere come calciatore e come uomo ma potevo fare sicuramente di più. Se fossi stato più maturo, forse sarei riuscito a rimanere lì più a lungo". La sensazione è di aver visto a Bari “tre Di Cesare per maturità, leadership e legame con la piazza”. Con due poli opposti: "Vorrei rigiocare sicuramente il playoff Bari-Novara 3-4, perso al 118'. Quella alla quale sono più legato invece è Bari-Rotonda 2-1 dello scorso anno: è stata la festa promozione ma anche una giornata di liberazione, per aver lasciato la serie D". Missione-promozione, da ripetere quest'anno accanto a Mirco Antenucci. Compagni di squadra nel Torino che a maggio 2012 ritrovò la Serie A sotto la guida di Gian Piero Ventura, compagni di squadra sette anni dopo nel Bari che lavora per tornare tra 10 mesi in Serie B. Un legame solido, fatto di amicizia e pallone: "Io e Mirco ci conosciamo da tanto, abbiamo vinto un campionato insieme a Torino. Oltre a essere un giocatore stratosferico, è un ragazzo fantastico”. Piedi saldi sul passato, con lo sguardo che punta in avanti di domenica in domenica. Con la trasferta di Pagani nel mirino: “Li abbiamo già affrontati e sconfitti in Coppa Italia, ma era calcio d'agosto. Troveremo sicuramente una Paganese ben diversa”. Sul suo calendario, però, c'è una data cerchiata in (bianco)rosso: 26 aprile 2020, ultima giornata di campionato. “Quel giorno sogno di essere davanti a tutti in classifica. Festeggiare una promozione così a Bari sarebbe troppo bello”.