“Il mio cuore trabocca di tristezza, la mia anima è invasa dal dolore, ma la mia coscienza è serena. GRAZIE è l’unica parola che posso a dire a chi ha lavorato con me e per me, altre parole non avrebbero significato. Siamo alla fine della storia. Mi sono dimesso da Presidente del Bari Calcio. Passione, caparbietà, idee, sforzi economici non hanno potuto nulla contro il duro muro della realtà. In questa storia non c’è un lieto fine, ma un insegnamento sì”. Sceglie la propria pagina Facebook Gianluca Paparesta, dalla mezzanotte non più presidente della Fc Bari 1908, per archiviare 25 mesi in sella al sodalizio biancorosso. Un'avventura terminata dopo il braccio di ferro con Antonio CosmoGiancaspro, imprenditore molfettese che lo ha sostituito al timone della società grazie all’esercizio del diritto all’acquisizione completa delle quote. “Se ho sbagliato - spiega Paparesta - accompagnato da quell’ottimismo che mi ha fatto esporre ben oltre misura anche economicamente, ho sbagliato per un eccesso d’amore verso i baresi, Bari e il Bari. Da oltre due anni la mia continua ricerca di grandi investitori in grado di sostenere e completare un progetto ambizioso, ma contemporaneamente degno di Bari, della sua meravigliosa tifoseria, della sua più che centenaria tradizione, si è incanalata lungo una strada sempre più tortuosa. Ho cercato ovunque con accuratezza, pazienza e attenzione, ma la ricerca è stata vana. Imprenditori locali, indiani, magnati russi, persino i malesi di Datò Noordin: niente da fare. Scusatemi, se potete”. Un appello umano, prima ancora che professionale.
Due mesi e mezzo fa l’annuncio della firma del preliminare di contratto con Noordin Ahmad e i suoi capitali malesi, mai pervenuti però in Puglia nonostante un’accoglienza da rockstar. Paparesta raffredda però gli ardori della tifoseria: “Troppo facile e comodo adesso scaricare ogni responsabilità su Datò Noordin e sulla sua advisor. La mia coscienza mi impedisce di farlo perché in lui e nella sua famiglia, nell’ambasciatore del suo paese, nel giovanissimo ministro dello sport del governo malese, nei sovrani del Perlin, nella gente che mi ha accolto a braccia aperte in Malesia, ho rivisto quel mio stesso traboccante entusiasmo accompagnato da documenti e certificazioni a comprovare quella disponibilità economica necessaria a realizzare un grande sogno”.
Nella giornata di ieri si è consumato l’ultimo atto dell’era Paparesta: si è presentato all’assemblea totalitaria dei soci convocata al “San Nicola”, contestando a Giancaspro la metodologia di ricapitalizzazione (“Avrei potuto sfruttare cavilli giuridici per prendere ancora tempo e cercare di salvare in qualsiasi modo, soprattutto la mia esposizione economica, mettendo però a rischio la società, ma credo sia giusto lasciare spazio a chi mi auguro possa fare meglio di me”), ritenuta illegittima perché fatta attraverso un prestito trasferito in conto capitale e non con liquidità fresca. Toni accesi, prima dell’accordo che ha evitato che i libri contabili del Bari finissero in tribunale. Ora la società biancorossa dovrà ripartire, e in fretta: “Non sono un visionario e nemmeno uno sciocco-il commiato dell’ex arbitro-con calma nei prossimi giorni ragguaglierò sulla mia posizione, racconterò il travaglio di quel bonifico così atteso, ma mai arrivato, mostrerò i capisaldi su cui si basavano le mie certezza e perché ho ritenuto e tuttora ritengo mister Datò Noordin una grande opportunità per il Bari e Bari. A chi raccoglie il mio testimone chiedo di avere la mia stessa passione e gli auguro un futuro più brillante per il bene di Bari e del Bari”.
A cura di Luca Guerra