Nel giorno di San Valentino, parla l'innamorato dei tifosi del Bari: Franco Brienza. Il numero 10, il simbolo della rinascita, unico superstite in D della rosa che l'anno scorso aveva concluso il campionato di B nei preliminari playoff. “Non è stato un amore a prima vista, ma è maturato giorno dopo giorno – scherza il fantasista ischitano - volevo festeggiare i 40 anni (li compirà il 19 marzo, ndr) giocando, era il mio obiettivo -. Avrei voluto essere in A con questi colori, ci ritroviamo in D (dove aveva giocato solo 24 anni fa, due presenze con l'Imolese). Ma sono a Bari, e questo vale tanto”.
Nel 3-1 di domenica scorsa a Marsala, valso il ritorno alla vittoria dopo il ko di Torre del Greco e l'allungo sulla Turris, c'è stata anche la sua firma. Su calcio di rigore, in casa e dopo 268 giorni dall'ultima volta, nel 2-0 sul Carpi del 18 maggio 2018: “Sin qui solo due gol e su rigore? Ho la clausola sul contratto, se segno su azione mi multano” scherza lui, che contro i siciliani ha completato la sua seconda presenza dall'inizio alla fine della partita.
Le esclusioni e le panchine, però, non hanno lasciato strascichi: “Io credo che un calciatore si allena sempre per giocare, ma io alla mia età devo sapere di poter essere decisivo anche a partita in corso. A volte mi sono arrabbiato quando non sono entrato. Penso al 2-2 contro il Roccella. Però si tratta di scelte dell'allenatore, non c'è da trovare una polemica. Sono cose del momento, poi tutto passa. E' tutto molto sereno”.
Nessun caso Brienza, allora. Il morale è alto, le idee sul futuro sono chiare. E il rapporto con i compagni lo testimonia: “Per me questi mesi saranno degli esami importanti, poi sarà la società anche ad analizzare la mia situazione. Anche in C l'anno prossimo ci saranno 14 Over, sono valutazioni che faremo insieme. Poi prenderemo quel che sarà”.
Prima la promozione, allora, poi la discussione sul contratto. Nel mezzo, un rapporto schietto e ironico con i compagni: “Di Cesare mi prende in giro perché ha segnato più di me, ma non è ancora finita. Posso raggiungerlo. In estate abbiamo parlato tanto su Whatsapp con lui e Bolzoni prima di firmare, sono professionisti seri e di valore. Tengono tanto al Bari”. Con Floriano, poi, si parla la stessa lingua sul campo, con 34 punti generati dalle giocate del 7 e del 10: “Siamo calciatori che palla a terra si intendono bene e quando siamo in condizione, vengono fuori belle giocate”.
Laconico, ma consapevole delle sue qualità: un marchio di fabbrica che ha accompagnato Brienza nelle quasi 600 partite tra i pro. Inevitabile che sia lui a guidare la via verso la promozione: “Stare in testa non è semplice. L'esempio deve essere quello della Juventus, essere capaci di mangiare anche quando non si ha fame. Noi dobbiamo guardare avanti. Davanti a noi oggi ci siamo solo noi".
Il 19 marzo le candeline da spegnere saranno 40, ma non date a Brienza del supereroe: “No, direi che sono responsabile, sono il più grande e gioco in una piazza con una storia importante”. Il segreto, allora, è “allenarsi ogni giorno con il sorriso, è questo lo Shining”. Stimoli costanti, senza mai pensare solo al passato. La prossima tappa di campionato si chiama Locri. La presidentessa del club calabrese, Antonella Modafferi, ha già anticipato che chiederà un selfie e un autografo a Brienza a fine partita: “Spero di incrociarla, sarà un piacere” risponde lui.
Da capitano, uno status che in casa Inter non appartiene più da qualche ora a Mauro Icardi: “Situazione anomala – spiega il 10 biancorosso - avere comunque tua moglie come procuratore comporta momenti particolari. Si possono creare degli equivoci, ma si fanno delle scelte e ognuno è grande e vaccinato”. Il pensiero alla A, dove Brienza ha giocato 278 volte, non è però mai passato di moda: “Sognavo una partita in A con il Bari. Chissà...”