Chiudiamo gli occhi e torniamo indietro di qualche mese. Un Barcellona senza presidente, senza certezze e senza autostima perdeva la finale di Supercoppa di Spagna contro l’Athletic e vedeva il primo posto di Liga distante 10 punti. Ora alzi la mano chi, in quel momento, si sarebbe aspettato che, in questa apparentemente sciagurata stagione, il Barça sarebbe potuto tornare a vincere un titolo ed essere in corsa per fare doblete. Nessuno? Eppure è successo: con il 4-0 proprio all’Athletic di questa sera il Barcellona ha vinto la sua 31ª Copa del Rey, mentre rimane padrone del proprio destino in Liga.
La vittoria di Koeman
Al presidente più vincente della storia del Barcellona è bastato rimettere il cartello col suo nome sulla scrivania negli uffici del club per far tornare i blaugrana alla vittoria di un trofeo dopo due anni di digiuno. Ma oltre a Joan Laporta, questa è la vittoria di Ronald Koeman che, quando gli uffici erano vuoti per colpa delle dimissioni di Bartomeu, le vesti da presidente de facto se l’era messe lui, facendo da portavoce di una società fantasma mentre si occupava di far rimbalzare le critiche e ricostruiva una squadra giovane e incompleta. Un lavoro enorme. Per questo lui è il primo a meritarsi questa Copa.
Messi e Pedri: presente e futuro
La finale è stato uno show culé, con il Barcellona che ha giocato praticamente senza avversario e ha vinto grazie ai gol di Griezmann, de Jong e Messi (doppietta). L’argentino, che in questo 2021 è tornato agli altissimi livelli che solo a lui competono, continua ad allungare la sua eredità a Barcellona: 35 titoli, tredicesima stagione con più di 30 gol segnati, record di gol in finale di Copa del Rey (9). Ma, soprattutto, un sorriso ritrovato, che parla al cuore dei tanti tifosi che si chiedono se questo sarà l’ultimo trofeo che solleverà con la loro maglia.
“Io sono convinto che voglia rimanere. È ciò che più vogliamo: che rimanga”, ha detto dell’argentino un Laporta molto sorridente a fine partita. In ogni caso, il futuro a lungo termine è già assicurato, sopratutto con astri nascenti come Pedri, che oggi ha giocato da titolare la 45ª partita della sua prima stagione nell’élite. Tutti lo paragonano ad Iniesta ed è ormai chiaro che la comparazione non sia una follia. Anzi, se ci dovessimo basare solo sulle statistiche potrebbe anche stargli stretta, perché Iniesta il primo trofeo l'ha vinto a 21 anni; lui, oggi, l’ha fatto a 18.
L’Athletic non c’è stato
L’altra faccia della medaglia è quella triste degli uomini di Marcelino, che avevano giocato solo due settimane fa la finale della passata edizione di Copa e l’avevano persa malamente nel derbi con la Real Sociedad. Oggi la partita non era sentita quanto quella, ma rimaneva una finale, e se possibile l’hanno giocata addirittura peggio. Anzi, praticamente non l’hanno giocata. Per loro fortuna, la maggior parte della gente si ricorderà solo della squadra vincitrice, anche se i propri tifosi queste due settimane di sofferenza difficilmente le potranno cancellare.