Atalanta, c'è anche chi non ce l'ha fatta: la storia di Elia
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Data: 12/12/2019 -

Atalanta, c'è anche chi non ce l'ha fatta: la storia di Elia

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La giornata di Elia, solitamente, inizia abbastanza tardi, perché dormire in fin dei conti non gli dispiace. Si ricorda di quando lo buttavano giù dal letto, di peso: “Devi andare a scuola!”, gli gridavano. A Bergamo suonava la sveglia ed era sempre la stessa storia. Luca, Filippo e Andrea, tutor che provavano a fare i genitori, entravano nella quadrupla e iniziavano la battaglia: “Ma ho visto gente continuare a dormire anche per terra, senza materasso”.

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Elia sorride nel pensare alle urla che movimentavano le mattinate della Casa del Giovane, convitto che di talenti ne ha visti eccome. Zaza, Bonaventura, Padoin e non solo: “Un giorno giochiamo un’amichevole con la prima squadra. Perdiamo 21 a 0. Con me, a destra, giocava Conti. Marcavo Denis. Io 65 chili, lui 80 di soli muscoli”. L’Atalanta sullo sfondo, in primo piano un ragazzino di 14 anni che sogna di diventare calciatore.

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“Mio babbo fa l’imbianchino, lo avrei sistemato con mia mamma in una casina con l’orto. Poi avrei investito in un ristorante”. A Elia piace cucinare. Lo sanno bene gli amici, innamorati delle sue tagliatelle con la ‘nduja: “Alle ragazze invece cucino la tartare. Le tratto bene”, scherza. Adesso studia farmacia a Firenze e ha detto “no” non ad un top club europeo ma a Medicina: “Ero entrato, ma volevo altro”. 

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A calcio ci gioca ancora. Non in Serie A, ma in terza categoria: “La squadra si chiama Pian Di San Bartolo. Siamo secondi in classifica e gioco con gli amici di sempre. Ruolo? Ho 23 anni e ancora non l’ho capito. Sono un esterno alto mancino, ma ho giocato anche terzino”. Ogni tanto negli spogliatoi suona la chitarra: “Ho pure un gruppo. Proviamo a suonare i Linkin Park o Otherside dei Red Hot Chili Peppers”. Il campo è a due passi dal Franchi: “La prima partita che vidi fu un Fiorentina-Livorno 1-1. Segna Protti, pareggia Riganò”. La sua fede, però, è tutta milanista: “In camera attaccavo le figurine di Kakà, Sheva e Seedorf”. 

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