Bellini, Brambilla e Frezzolini: "Ecco la Primavera dell'Atalanta"
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Data: 24/12/2018 -

Bellini, Brambilla e Frezzolini: "Ecco la Primavera dell'Atalanta"

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L'ultima parte del nostro viaggio nelle giovanili dell'Atalanta: Bellini, Brambilla e Frezzolini raccontano la Primavera della Dea con tante curiosità. La nostra intervista e alcune foto di Zingonia
L'ultima parte del nostro viaggio nelle giovanili dell'Atalanta: Bellini, Brambilla e Frezzolini raccontano la Primavera della Dea con tante curiosità. La nostra intervista e alcune foto di Zingonia

L’organizzazione e la cura del dettaglio sono le prime peculiarità che balzano all’occhio addentrandoci nel centro Bortolotti di Zingonia. Qui le giovanili, insieme alla prima squadra, vivono a stretto contatto. Come in famiglia. Nel giorno del nostro viaggio all’interno di questo mondo Atalanta, c’è in programma anche il recupero del campionato under 17 tra Atalanta – ovviamente – e Milan. Ai muri degli spogliatoi delle squadre giovanili sono appesi quadri con le foto delle formazioni storiche. Immagini di ragazzi diventati poi grandi, quasi ad incoraggiare i protagonisti del presente. Essere un giorno… appesi a quel muro significa essere davvero diventati “grandi”.

Al di là della partita si respira un’aria serena. Rilassata. Le battute tra i magazzinieri e i ragazzi smorzano la tensione pre match. Al fischio d’inizio ad ammirare la formazione di Bosi ci sono anche numerosi membri dello staff delle giovanili dell’Atalanta. Qui funziona così: tutti gli allenatori conoscono tutte le squadre allenate dai vari colleghi nel dettaglio. Un continuo confronto per migliorarsi a vicenda. Ad assistere alla partita c’è anche l’ad Luca Percassi, mentre su un altro campo l’Atalanta di Gasp si allena lontano da occhi indiscreti.

In uno dei due campi a fianco, invece, è tutto pronto per l’inizio dell’allenamento della Primavera. Non una semplice Primavera, bensì la Primavera dell’Atalanta: fabbrica di talenti unica nel suo genere. La storia di questa formazione parla da sé. Le classifiche nei vari campionati, pure. E mentre l’Atalanta under 17 vince 2-0 la sfida contro il Milan, ci soffermiamo a osservare il talento del gruppo Primavera. Il possesso palla viene eseguito a un ritmo incredibile davanti agli occhi vigili dell’allenatore Massimo Brambilla. Tecnica e velocità. “Questi sono bravi”, si sussurrano con uno sguardo complice il preparatore dei portieri delle giovanili, Giorgio Frezzolini, e la storica bandiera Gianpaolo Bellini, ora vice di Brambilla. Sarà proprio lo storico capitano, nonché recordman di presenze (435 tutte con la stessa maglia), a raccontarci cosa voglia realmente dire far parte di questa famiglia, continuando così il nostro viaggio nelle giovanili della Dea.

Bellini: “Serve crescere calciatori ma soprattutto uomini”


Chi meglio di lui può raccontarci cosa voglia dire per un ragazzo crescere nell’Atalanta fino ad esordire ‘tra i grandi’ con questa squadra: “Per me questa è una famiglia. L’ho sempre vissuta così – esordisce Bellini in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com -. Entrare a Zingonia è come entrare a casa. Dico sempre di essere fortunato per aver avuto la possibilità di crescere in un ambiente del genere: sano e di qualità. Qui si ricerca sempre il miglioramento, senza accontentarsi mai”.

Per un ragazzo potersi confrontare e avere a disposizione una figura così non può che essere uno stimolo verso il raggiungimento dei propri sogni. “Indipendentemente dalla mia presenza, bisogna far comprendere a questi ragazzi quali siano davvero le cose fondamentali nel calcio e nella vita. Far capire quanto l’impegno, il sacrificio, la costanza e l’equilibrio siano importanti. La crescita dal punto di vista calcistico è parallela a quella umana e scolastica perché il calcio è giusto che sia la loro vita ma devono tenere aperte anche altre porte”. È indispensabile “lavorare sempre con la testa essendo curiosi e andando a scuola. Anche perché la testa va allenata anche più dei piedi: serve in campo ma anche a gestire la propria vita”.

Poi chiaramente “la differenza la fanno le persone. Sia chi sceglie i giocatori, sia chi li allena e sia chi li dirige. Quelli che diventano grandi sono coloro che si calano nella mentalità crescendo e migliorando come giocatori e come uomini”. Per questo l’ambiente Atalanta “conferisce secondo me un vero e proprio DNA. Quando uno arriva qui, grazie a quanto detto prima, sa che deve dare qualcosa in più”.

Dall’Atalanta sono passati migliaia di ragazzi. Bellini stesso è entrato qui da ragazzo e qui è diventato uomo. Ha visto questo settore giovanile migliorarsi anno dopo anno: “I ragazzi sono sempre gli stessi ma vivono in un contesto diverso rispetto a vent’ anni fa. Oggi abbiamo più organizzazione, più strutture, più servizi. Un contorno dove c’è la cura del particolare ed è aumentata. Poi, come già detto, la differenza la fa la qualità e la testa dei ragazzi”.

Per loro, l’augurio di capitan Bellini è sempre lo stesso: “Spero possano raggiungere il massimo e forse qualcosa in più delle loro possibilità sapendo però che la selezione è micidiale. Se daranno tutto con testa e costanza senza perdersi d’animo, raggiungeranno grandi obiettivi anche nel mondo degli adulti. È questo il vero aspetto fondamentale per l’Atalanta. Il mio messaggio è: divertitevi e fate ciò che amate con passione e rispettando chi c’è intorno a voi”.

Brambilla: “Vi racconto come lavoriamo noi allenatori delle giovanili”


Cosa voglia dire invece essere un allenatore delle giovanili dell’Atalanta, ce lo racconta Massimo Brambilla, allenatore della Primavera della Dea. Andando ad analizzare nel dettaglio come viene strutturato il lavoro con tanto di confronto costante e continuo coi propri colleghi: “Per quanto riguarda il settore giovanile solitamente è programmata una riunione a settimana in sede. Qui c’è uno scambio di idee e di sensazioni relative alle varie squadre e sul modo di lavorare – afferma Brambilla sempre in esclusiva ai nostri microfoni -. Noi allenatori viviamo a stretto contatto qui a Zingonia: dal cambiarci insieme, al parlare dei problemi delle squadre, dei ragazzi e non solo. Viviamo in simbiosi tutta la settimana. Ogni allenatore non si occupa solo della propria squadra ma cerca di assistere alle partite di tutte le varie categorie così da essere pronto al momento di valutare il singolo giocatore”.

Ad esempio Gasp non si perde una partita casalinga della Primavera: “Conosce ogni giocatore e la settimana scorsa era presente anche lui alla riunione con tutti gli altri allenatori. C’è grande attenzione da parte sua. Ci confrontiamo spesso quando hanno bisogno giocatori per allenarsi o magari un test amichevole. Poi ogni squadra ha il proprio sistema di gioco in base alle caratteristiche dei giocatori e a ciò che riteniamo opportuno. Input da parte sua non ce ne sono riguardo lo schieramento in campo”.

La Primavera è la formazione giovanile che più si avvicina alla prima squadra e il modo di lavorare è tutto sommato simile. “Poi è vero che è anche l’ultima categoria del settore giovanile quindi c’è tanto lavoro individuale ma è principalmente la categoria che abitua i ragazzi al calcio dei grandi: bisogno indirizzarli come mentalità, lavoro, applicazione e le richieste della prima squadra”.

Fondamentale però è sempre “far crescere i ragazzi, poi ogni categoria ha i propri step. La mentalità dell’Atalanta per tutte le squadre è far la partita e avere una filosofia di gioco propositiva che esalti le qualità dei singoli”. Per questo gli allenatori “sono prima di tutto educatori. Bisogna impartire i giusti principi ai ragazzi anche per quanto riguarda l’alimentazione, l’aspetto scolastico, il rispetto e il comportamento. Intendere il calcio al di là del campo. Sarà per questo che i giovani dell’Atalanta dimostrano costantemente di avere qualcosa in più. I tanti ragazzi lanciati in Serie A solo negli ultimi anni parlano chiaro: Grassi, Caldara, Conti, Gagliardini, Kessié solo per citare i più noti.

Sui prossimi, invece, Brambilla preferisce non sbilanciarsi: “Non mi sembra il caso di fare nomi. Ce ne sono tanti: alcuni pronti adesso, altri da aspettare. È sempre bello per un allenatore vedere l’esordio in prima squadra di un ragazzo. Mi era capitato con Melegoni e Bastoni e adesso è successo con Barrow”. Soddisfazioni per un allenatore e per l’intero settore giovanile. “Una volta che fanno l’esordio e scendono in Primavera per far minutaggio è fondamentale l’atteggiamento. A quel punto si richiede qualcosa in più dal punto di vista della personalità perché hanno addosso gli occhi di tutti. Tutti concetti che però questi ragazzi hanno già dentro di loro grazie al lavoro svolto dall’Atalanta”.

Frezzolini: “Il portiere del futuro? Vi faccio un nome”


Ai portieri invece ci pensa Giorgio Frezzolini, ex portiere dell’Atalanta. Uno che ha deciso di fermarsi a Bergamo per dar continuità a una grande scuola di portieri. “È una gioia allenare questi ragazzi e vedere in loro la voglia d’imparare. Con loro torno bambino, ma con la maturità e l’esperienza di un adulto – afferma Frezzolini in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com -. Poi questo è un ambiente che ti mette nelle migliori condizioni per lavorare: l’Atalanta punta innanzitutto sulle persone”.

Durante Atalanta – Milan U17, in un campo a parte, si stanno allenando a parte anche i portieri. Tutti spilungoni di un metro e 90 circa già a 15-16 anni, tra i quali però non si fatica a notare un portierino di circa dieci anni alto più a meno la metà dei colleghi ma “davvero sveglio”. Per questi ragazzi la scuola portieri “si basa sul lavoro quotidiano accurato e la selezione dei ragazzi. Coi portieri un allenatore ha il vantaggio di poter lavorare in modo più specifico. Siamo tre preparatori e ce li dividiamo. In settimana poi i portieri della Primavera vanno anche con la prima squadra: un’opportunità unica di crescere e di confrontarsi con giocatori veri”.

Frezzolini fa anche un nome da segnare e sottolineare per il futuro: Carnesecchi! È il nostro portiere della Primavera. Abbiamo ottimi ragazzi che stanno crescendo ma al momento quello più pronto è lui. Secondo me ha tutto per diventare grande, poi ci vuole la fortuna e l’opportunità. Deve continuare così”. Prima un portiere “doveva solo parare, ora deve sapere usare anche i piedi. Tuttavia io dico sempre che parare conta per il 70% e usare i piedi per il restante 30%. Poi, logico, se giochi nel Barcellona…”. Inoltre “l’aspetto fisico è fondamentale e negli ultimi anni lo è diventato sempre di più: quella non si può trasmettere. Proprio come il talento”.

Dopo aver ringraziato i protagonisti di questo nostro speciale sull’Atalanta, salutiamo Zingonia. Termina così il nostro viaggio. Con la consapevolezza che, per ripartire e valorizzare al massimo il calcio italiano di oggi, settori giovanili come quelli dell’Atalanta non dovrebbero essere solamente una bellissima eccezione, ma la normalità.


Leggi anche le prime due parti del nostro speciale sulle giovanili dell'Atalanta:

1) A lezione da Costanzi: "Vi racconto lo scouting dell'Atalanta"

2) A lezione da Costanzi, parte 2: "Atalanta scuola di vita a 360°"

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