Arsenal-Liverpool è la sfida tra Mikel Arteta e Jürgen Klopp. Due allenatori decisamente diversi, per carriera, esperienza e principi tattici. Ma anche molto vicini: a collegarli, una sottile linea rossa. Il colore delle loro rispettive squadre, ma anche quello della passione.
Le due squadre si sfidano all'Emirates Stadium di Londra per il recupero della ventisettesima giornata di Premier League. Il Liverpool ha l'opportunità di avvicinare il Manchester City, reduce dallo 0-0 contro il Crystal Palace, portandosi a un punto dalla vetta. L'Arsenal, invece, può consolidare il suo quarto posto che significherebbe qualificazione in Champions League.
Il laboratorio Arsenal
L'Arsenal di Arteta è un laboratorio in continua trasformazione. Il basco ha ereditato nel 2019 una squadra compassata, depressa, involuta, e non è stato in grado di cambiare le cose nell'immediato. Nel 2019-2020 è arrivato un ottavo posto in Premier, giustificato dal poco tempo a disposizione; ma poi nella stagione successiva il piazzamento, decisamente deludente, è stato confermato. L'etichetta di "nuovo Guardiola", conseguenza dell'esperienza come vice del connazionale al Manchester City, cominciava a ritorcersi contro l'esordiente Arteta. Che nel frattempo veniva fatto oggetto delle prese in giro di social e televisioni per la sua pronuncia dell'inglese: un destino condiviso dagli stranieri in Premier, compreso lo stesso Klopp, un trattamento che aveva fatto molto male al predecessore di Arteta, il connazionale Emery.
Poi, in questa stagione, dopo un inizio horror (3 sconfitte nelle prime 3, con 9 gol subiti e nessuno segnato), l'Arsenal ha decisamente svoltato. Merito soprattutto degli innesti estivi in difesa: Ben White, acquistato a caro prezzo dal Brighton (58 milioni di euro), ha garantito solidità e anche un'uscita di palla pulita, Tomiyasu si è inserito da subito costituendo una fonte di gioco primaria. Il calcio di Arteta è fatto di uscite dal basso molto elaborate, di un palleggio efficace nello stretto e di uno scambio continuo di posizioni fra i trequartisti, quei giovani "terribili" - Martinelli, Saka, Smith-Rowe - che insieme a Lacazette stanno mettendo in crisi ogni difesa altrui. I gol dell'Arsenal stupiscono per le loro geometrie, sembrano puzzle in cui ogni tassello sta al proprio posto incasellandosi perfettamente in un disegno predefinito.
Klopp, da "loser" a eroe
Anche Jürgen Klopp, all'inizio della sua esperienza in Inghilterra, ha patito le ironie e gli sberleffi della critica. "Loser" era l'epiteto più frequente: il tedesco aveva perso la finale di Champions contro il Bayern ai tempi del Dortmund, poi avrebbe fatto il bis in Europa League coi Reds contro il Siviglia, completando il tris contro il Real a Kiev di nuovo in Champions. Poi, però, sono arrivate prima la Champions, in finale a Madrid contro il Tottenham, e soprattutto la Premier, dopo 30 lunghissimi anni di attesa. Klopp ha proposto un calcio divertente, "rock", come amano ripetere a Liverpool, fatto di ripartenze a velocità massima. Più che un quadro o un puzzle, il Liverpool assomiglia a una folata di vento, a un uragano travolgente.
La lotta scudetto
Fino a poche giornate fa, la Premier sembrava svanita, per i Reds: il City guidava a più 11, aveva vinto 14 partite su 15 a ridosso delle festività natalizie, e sembrava lanciato verso il secondo titolo consecutivo. Poi, con due pareggi e una sconfitta, Guardiola ha dilapidato buona parte del suo vantaggio sulla più diretta inseguitrice. Nel frattempo Klopp ingranava le marce: nelle ultime 14 partite sono arrivati solo successi, fatta eccezione per il k.o. casalingo contro l'Inter in Champions, rivelatosi ininfluente ai fini della qualificazione. Nelle ultime 5 di Premier solo successi, come solo l'Arsenal: la partita di stasera vede affrontarsi le due squadre più in forma d'Inghilterra.
Le lusinghe dopo la lite
Alla vigilia, Klopp, oltre a trattare il tema del rinnovo di Salah, si è complimentato con Arteta per i successi del suo Arsenal: "Hanno una struttura di gioco chiara, un'idea chiara, ottimamente declinata e fondata sul possesso palla. Sono giovani, pieni di talento e di gioia". Un elogio non scontato: certo, Klopp non è il tipo che si trattiene dal fare i complimenti ai colleghi, ma con Arteta non c'è amore. Clamorosa fu, all'andata, la lite fra i due, che arrivarono a un faccia a faccia di inaudito nervosismo, tanto da obbligare i rispettivi staff a separarli per evitare il peggio. D'altronde, se è vero che il carattere distingue i due allenatori, l'uno (Klopp) passionale, sorridente, spiritoso, l'altro (Arteta) serio, inscalfibile, metodico fino alla maniacalità (una volta raccontò che la nascita di suo figlio gli aveva fatto perdere 8 ore di lavoro), è altrettanto innegabile che i due siano accomunati dall'abitudine a spendere ogni energia dentro a quello che fanno.
I sogni di Mikel e Jurgen
L'Arsenal di Arteta manca dalla Champions dai tempi di Wenger (2016-2017). Ora è quarto, a più uno sullo United e col vantaggio di dover ancora disputare tre recuperi, compreso quello di stasera. Il Liverpool di Klopp, invece, vincendo all'Emirates andrebbe a meno 1 dal City. Dopo la partita di oggi, mancheranno a entrambe 9 partite alla fine, in prospettiva il City potrebbe arrivare a 97 punti, il Liverpool a 96: uno scenario simile, anzi spaventosamente (per i Reds) analogo a quello della stagione 2017-18, in cui il campionato terminò con 98 punti per il City e 97 per i Reds. Klopp intende scongiurare la ricorrenza, portandosi avanti con una vittoria nel match di stasera. Ma dovrà battere il suo alter-ego Arteta: la serie vincente di almeno una delle due squadre è destinata a interrompersi, stasera.