Sette anni dopo l'addio al Milan, "è stato la mia vita" disse il giorno dell'addio, Ariedo Braida torna in Italia: sarà il nuovo direttore generale della Cremonese. Dopo la rescissione - burrascosa - con il Barcellona - ha deciso di accettare il progetto del Gruppo Arvedi, leader della siderurgia e colonna portante dell'imprenditoria del cremasco.
Un sogno realizzato per il patron Giovanni Arvedi, amico di vecchia data proprio di Braida, che fin dai tempi dell'addio al Milan, nel 2014, provò a inserire nei quadri dirigenziali della Cremonese l'ex dirigente rossonero. Allora non se ne fece nulla, ma il rapporto non venne incrinato, anzi confermato ufficialmente nel 2017. Quando, l'allora direttore sportivo del Barcellona fece visita visita al Centro Sportivo “Giovanni Arvedi”, accompagnato dal presidente Paolo Rossi e dall'allora direttore Stefano Giammarioli. “Per la Cremonese il Centro Sportivo è un vero vanto”, disse allora.
Ariedo Braida ha scritto pagine importanti della storia del calcio italiano. Seconda punta tra Serie A e Serie B a cavallo degli anni '70, ma è ovviamente con i colori rossoneri che tutti lo ricordano. Un tridente durato 30 anni che ha fatto grande il Milan: Berlusconi, Gallliani e Braida. Dal 1986 al 2013, come direttore generale prima e direttore sportivo poi. Ruoli, mansioni e responsabilità tanto definite quanto fluide, in un club che ha fatto la storia.
Prima e dopo c'è stato tanto altro, dal Monza all'Udinese, con l'acuto finale di 4 anni con il Barcellona: direttore sportivo con mansione speciale per le trattative con i club esteri. In uno dei migliori, dei più ricchi e conosciuti club del mondo. Il top per un dirigente che ha segnato più di un'epoca.
Ma la mente ritorna sempre lì. A Milano, al Milan. Via Turati e Milanello. "La mia vita", disse. Una vita fatta anche di colpi di calciomercato in tutta l'era Berlusconi. Un trio per cominciare, tra il 1987 e il 1988: Van Basten, Gullit, Rijkaard. Serve dire altro? Poi la scoperta del giovane talento croato Zvonimir Boban e nel recente passato Andriy Shevchenko e Ricardo Kakà, entrambi poi diventati Palloni d’oro.
Ma c'è un aneddotto raccontato per filo e per segno su Grand Hotel Calciomercato che lega Ariedo Braida... all'Inter e all'attuale amministratore delegato nerazzurro. Il motivo? Il trasferimento di Alvaro Recoba dall'Inter al Venezia.
Una telefonata all'agente dell'uruguaiano, non per mettere i bastoni tra le ruote, ma per aiutare un amico. Proprio quel Beppe Marotta, allora dirigente del Venezia. "Dani (Delgado, l'agente), devi farmi questa cortesia, vai a Venezia, dagli Recoba!". Il pressing è martellante, come una trattativa. "Vedrai che al Venezia gioca sempre, con Novellino può stupire". E soprattutto. "Te lo chiedo per un mio amico che altrimenti retrocede".
E chissà che, a distanza di 20 anni, questo favore di mercato Marotta non possa ricambiarlo. Le parti si sono invertite. Uno in uno dei top club italiani, l'altro in una piccola realtà in difficoltà in Serie B. Magari proprio con un prestito... per un amico che altrimenti retrocede.