Orlandi e il ritiro shock: "Ho pianto. Mai problemi in passato"
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Data: 26/02/2019 -

Orlandi e il ritiro shock: "Ho pianto. Mai problemi in passato"

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In seguito alla notizia del ritiro forzato a causa di una patologia cardiaca, Andrea Orlandi si racconta ai nostri microfoni affrontando questo momento delicato (“Non me lo sarei mai aspettato e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere! Ho pianto”) ma anche le gioie vissute in carriera come l’esordio col Barça (“Che emozione Ronaldinho. E Messi gli portava il caffè”). La nostra intervista
In seguito alla notizia del ritiro forzato a causa di una patologia cardiaca, Andrea Orlandi si racconta ai nostri microfoni affrontando questo momento delicato (“Non me lo sarei mai aspettato e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere! Ho pianto”) ma anche le gioie vissute in carriera come l’esordio col Barça (“Che emozione Ronaldinho. E Messi gli portava il caffè”). La nostra intervista
Un ultimo giorno di carriera di quelli che un giocatore non vorrebbe mai vivere. Non di certo l’addio dei sogni, quello immaginato magari con un bel giro di campo insieme ai figli. Tutt’altro. Un congedo prematuro dal calcio dovuto a problemi fisici: una patologia cardiaca precisamente. Un problema che negli ultimi anni sfortunatamente si è ripresentato più volte nel mondo del calcio. È ciò che è capitato ad Andrea Orlandi, centrocampista italo spagnolo classe ’84 dell’Entella, che da oggi ha dovuto dire addio forzatamente al calcio. “È un momento molto delicato – ha dichiarato lo stesso Orlandi in esclusiva per Gianlucadimarzio.comed è successo tutto così inaspettatamente. Ho firmato per l’Entella il 31 gennaio, prima giocavo in India (al Chennaiyin, ndr). Il primo giorno di febbraio sono arrivato in Italia e il 3 dello stesso mese ho svolto le visite mediche. Già in quel momento era stato notato qualcosa non del tutto convincente così mi è stato applicato un holter per monitorare il mio cuore e nei giorni successivi la risonanza ha riscontrato una cicatrice sospetta. Così, approfondendo la situazione, il cardiologo ci ha riferito di non potermi concedere l’idoneità sportiva a causa di una cardiopatia”.

La reazione a caldo: "Ho pianto. E non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere..."

Per Andrea è stato uno shock. “Quando ho appreso la situazione ero davvero spaventato perché non avevo mai avuto problemi di questo genere in passato, mi sentivo bene fisicamente e avevo giocato partite ufficiali fino a qualche giorno prima. L’Entella mi ha messo tutto l’occorrente a disposizione e per il 20 febbraio abbiamo prenotato una visita ancor più approfondita a Roma da un famoso cardiologo che in passato aveva curato casi simili per altri calciatori. Nel frattempo ho trascorso due settimane a Chiavari senza allenarmi, in attesa di questa visita, perché se davvero fossero stati confermati questi problemi sarei stato a serio rischio”. Orlandi tuttavia non si era rassegnato al fatto di dover dire addio al calcio. Anche perché “nel 2010, quando giocavo nello Swansea, avevo tragicamente perso un compagno (Besian Idrizaj, ndr) a causa di un infarto quindi avevo voluto a tutti i costi sottopormi ad alcune visite specialistiche al cuore per avere la conferma di non aver alcun problema. E così fu. Mi dissero che ero perfettamente sano. Tanto che “il 20 febbraio a Roma ho mostrato i risultati di quella visita del 2010 al cardiologo. Quest’ultimo però mi ha riferito che già all’epoca si poteva notare qualcosa di sospetto”.

Una notizia che ha allo stesso tempo gelato e terrorizzato Andrea. “Nei prossimi giorni, con calma, quando rientrerò a casa a Barcellona, voglio chiarire anche questa situazione. Ora non sono lucidissimo perché il senso di smarrimento è ancora tanto dopo questa doccia gelata con tanto di ritiro forzato. È tutto così surreale. Di certo ringrazio l’Entella perché è solo merito di questa splendida società se abbiamo scoperto questo problema e non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se non fossi venuto qui… Sto male solo a pensarci – continua Orlandi con la voce spezzata -. Ho due bambine e una moglie e ovviamente il primo pensiero è andato a loro”. Si è sentito triste e spaesato come forse mai gli era capitato in passato. “Ho pianto. Inizialmente non sapevo cosa fare e dove sbattere la testa. I compagni e la società mi sono stati vicino e non li ringrazierò mai abbastanza per tutto ciò che hanno fatto e continuano a fare per me nonostante io non sia mai potuto scendere realmente in campo con questa maglia”. Continua a leggere alla pagina successiva.


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