Milan, Napoli e Juventus le “tappe” italiane della sua carriera, conclusasi nel 1980. Poi, tante esperienze come commentatore televisivo che l’hanno continuato a tenere a stretto contatto con il calcio italiano. Josè Altafini oggi ha 79 anni e si appresta a rivivere Juventus-Napoli, quella partita che, per i tifosi azzurri, ha reso Josè un “core ‘ngrato”: “Compiuti trentatré anni, non potevo più stare al Napoli. Cercavo una nuova esperienza, mi contattarono la Roma, alla quale ero già stato vicino in passato, e la Sampdoria. Io, però, volevo giocare la Coppa dei Campioni - ha raccontato l’italobrasiliano ai microfoni del Corriere dello Sport -. Così accettai la proposta della Juve, che cercava un sostituto di Bettega dal momento che lui era infortunato”. Gli anni in bianconero, per Altafini, sono stati segnati da una serie di gol da subentrato: “All’inizio ero troppo magro, giocavo poco. Poi, da subentrato, segnai il gol del 2-1 contro la Fiorentina. Da lì tanti altri: una volta, a Bergamo contro l’Ascoli, mi rifiutai di scendere in campo perché mancavano tre minuti alla fine. Mi minacciarono di multarmi, così alla fine ho ceduto. Lancio lungo, mi arrivò la palla e… indovinate com’è andata a finire”. Il più pesante, però, Altafini l’ha segnato contro il Napoli: “Eravamo avanti 1-0, poi gli azzurri pareggiarono. Mi arrabbiavo perché Parola non faceva cambi e noi ci stavamo giocando lo scudetto. Alla fine chiesi se potevo entrare io, e mi fu data una chance. Segnai la rete del definitivo 2-1”. E da lì, Altafini è diventato un… core ‘ngrato: “Capii i tifosi azzurri, un ex che fa il gol partita non è certo facile da digerire. Ma io stavo soltanto facendo il mio lavoro. E poi, quando chiesi ai dirigenti azzurri di liberare il mio cartellino, non avevano mica insistito affinché rimanessi…”. Domani, alle 20:45, l’alleanza Stadium sarà ospite della stessa sfida. Più di quarant’anni dopo, ma con la stessa posta in palio: la Juve può chiudere il campionato, gli azzurri possono riaprirlo. “La favorita? Rispondo lunedì: in questo periodo del campionato tutto dipende dalla gestione dalla rosa e dai singoli, che spesso in questa fase subiscono cali a livello fisico o psicologico. Fin qui, è impossibile negare che la Juventus abbia gestito certe situazioni meglio degli altri. Ma il campionato è ancora aperto”.
L’intervista completa sul Corriere dello Sport