Dall'allevamento alla scrivania, dall'agricoltura al campo di calcio. Piero Camilli è un presidente che si dà certamente da fare, saltando dal lavoro alla passione per il calcio in men che non si dica. Il suo attuale club è la Viterbese, ma in passato ha guidato per 15 anni il Grosseto, un periodo lunghissimo durante il quale ha esonerato ben 33 allenatori. Due di loro domani si giocano lo scudetto, parliamo di Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri, anche loro mandati via dal vulcanico presidente Camilli. L'allenatore bianconero per ben due volte, mentre quello azzurri non si è visto confermare per la stagione successiva, nonostante abbia sfiorato i playoff.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Camilli racconta quei due sorprendenti aneddoti: "Allegri era ancora giovane, ma si vedeva che sarebbe diventato un grande allenatore. Era molto pacato, ora lo vedo bello carico, butta via la giacca quando si arrabbia, mi piace. La prima volta, nel 2005-06, lo esonerari perché era acerbo, ma alla fine di quel campionato lo richiamai per fare i playoff e con lui perdemmo la finale col Frosinone. Lo confermai l' anno dopo, però i risultati non venivano malgrado avesse una squadra fortissima, infatti con Cuccureddu salimmo in B. Ma quando esonerai Max piangemmo in due, mi è dispiaciuto".
Poi Camilli passa ad analizzare la situazione Sarri: "Era uguale a oggi, già allora diceva che "quando si sporca la partita, bisogna pulirla. Era un tipo sanguigno, ossessivo, soprattutto negli schemi sulle palle inattive. Non lo confermai perché aveva altre prospettive".