Spiagge da sogno e resort a basso costo: l’estate che sta per terminare ci ha dato solo questa immagine dell’Albania. Un Paese con una cultura, una storia e un senso di appartenenza troppo grande per riassumerlo solo in questo. Ti, Shqipëri, më jep nder; Tu Albania mi dai onore: non a caso questo è uno dei motti più diffusi in Albania. L’ultimo periodo ha contribuito in maniera importante alla rinascita del Paese, che intanto cerca di presentarsi al mondo anche grazie al calcio. "La nazionale è il vero biglietto da visita di una nazione e rispecchia tutte le caratteristiche del Paese che vanno rispettate": così ci racconta Alarico Rossi, capo del dipartimento di scouting della nazionale albanese e analista delle nazionali maggiori.
Come è arrivato lo scouting in Albania
Italiano di nascita ma ormai un albanese adottato: dopo le varie esperienze da analista tra Pisa, Livorno e Ternana, è lì dal 2017, quando aveva seguito Christian Panucci nella nuova avventura. "Quando sono arrivato, qualcuno che filmava gli allenamenti veniva visto come un marziano. L’intuizione che ho avuto è stata quella di occupare una posizione che la federazione non aveva mai avuto. Il presidente mi ha sostenuto nella creazione del dipartimento di analisi e scouting". Un progetto che ha portato risultati su più livelli: nazionale maggiore, giovanili e anche nel campionato albanese. "7 squadre su 10 ora hanno un analista".
I miglioramenti in campo sono evidenti. Basta guardare la crescita del ranking negli ultimi anni: in quello Fifa sono 6 le posizioni guadagnate, mentre in quello Uefa 7 (ora è al 27esimo posto). "Ma è un processo a cui serve tempo. La parte tecnologica ha portato la federazione ad avvicinarsi a realtà molto più potenti. La crescita è dovuta a tutto un movimento che si sta muovendo e ha cominciato a farlo quando ha preso consapevolezza di tutte le difficoltà". Il problema più grande è quello dei doppi passaporti: sono 3 milioni gli abitanti dell’Albania, con più del triplo degli albanesi sparsi per il mondo. "Dobbiamo accettare il calciatore come professionista: talvolta capita che i ragazzi siano attenzionati da nazionali blasonate - come per esempio Italia, Germania e Svizzera - e a quel punto dobbiamo rispettare la loro scelta”.
Da Ramadani a Cuni passando per Shpendi: l’Albania in Italia
La carriera che meglio rappresenta le problematiche della nazionale albanese è quella di Ylber Ramadani. "Sarà un giocatore importante per il Lecce, ma è dovuto passare da squadre intermedie: in Danimarca (sia in A che in B), poi Scozia prima di arrivare in un grande campionato". I giocatori albanesi sono extracomunitari, perciò, prima si devono affermare in altre leghe minori e poi, se ci riescono, arrivano in quelli top. "Abbiamo tanti giocatori interessanti che però non possiamo convocare perché non abbiamo la certezza che possono competere ad alti livelli".
Chi ha dimostrato di poterlo fare è Marvin Cuni, arrivato in estate al Frosinone dal Bayern Monaco. "Ha avuto una storia particolare: era difficile stargli dietro per le politiche della federazione tedesca. Sono solo due anni che fa la prima punta ma ha già fatto una bella figura". Come lui anche Stiven Shpendi, che in questa sessione è passato dal Cesena all’Empoli. "Fare il salto che ha fatto lui dalla C alla A è veramente per pochi. Siamo fortunati che abbia trovato la squadra giusta per crescere. Stiven ha dei colpi e ottima qualità, vediamo come si sviluppa a Empoli ma abbiamo grande fiducia".
Tutto per Euro 2024
Diverse soddisfazioni, ma non è tutto rose e fiori. "La nazionale albanese è quella che spende di più in viaggi aerei: seguiamo 37 campionati nel mondo, in un periodo ne avevamo anche 48". L’Albania alle spalle ha anche una storia importante di migrazione verso l’estero, quindi, sorge anche il problema della lingua. "Alcuni non pensano in albanese: in ogni ritiro si sentono parlare fino a sette lingue diverse…" A settembre ci saranno le prime due sfide dove la nazionale maggiore si giocherà l’accesso agli Europei del 2024. "Se i risultati ci daranno una mano, alla fine ne è valsa la pena di fare questi sacrifici".