Acerbi, la Lazio e l’Araba Fenice
Un difensore affidabile, forte fisicamente e in grado di saper anche impostare l’azione: era questo l’identikit che la Lazio aveva tracciato per sostituire De Vrij.
E quel tipo di calciatore è arrivato. Si tratta di Francesco Acerbi, che in questi anni al Sassuolo ha dimostrato di essere uno dei centrali più costanti del nostro campionato.
Nell’ultima stagione con i nero-verdi non ha saltato neppure una partita, contribuendo alla salvezza della squadra di cui è spesso stato anche capitano in assenza di Magnanelli.
La leadership, già, una dote che di certo non gli manca, così come il coraggio e la forza d’animo, per un ragazzo che si è visto crollare il mondo addosso ma si è rialzato, più forte di prima.
Sono passati giusto quattro anni da quel drammatico luglio 2013, quando Acerbi scoprì di avere un tumore ai testicoli. Il Sassuolo lo aveva appena acquistato dal Chievo e lui aveva sostenuto le visite mediche con la sua nuova squadra, scoprendo una terribile verità.
Fu operato al San Raffaele di Milano e iniziarono mesi difficili, fatti di speranze, attese e cure. A settembre Acerbi rientrò in campo, ma fu un sollievo effimero.
Dopo nemmeno tre mesi risultò positivo ad un controllo antidoping, la realtà era però ben diversa. Si era ripresentato lui, l’avversario più temibile di tutti, altro che gli attaccanti da fronteggiare ogni domenica su un campo da calcio. Il tumore, sempre lui.
Acerbi lo ha battuto di nuovo, con calma, pazienza e con un sorriso pronto a stemperare i giorni più bui. Gli ha sradicato il pallone dai piedi come si fa coi centravanti avversari. Nell’estate 2014 ecco di nuovo l’idoneità sportiva. E per lui, da allora, è davvero ricominciata una seconda vita.
“Durante i cicli di chemioterapia ho capito davvero cos’è la sofferenza, ho conosciuto tante persone eccezionali con una grande voglia di lottare. La malattia mi ha fatto riflettere su tanti aspetti della vita e mi ha dato lo slancio per ritornare”. Queste furono le sue parole, che commossero tutti.
Un personaggio a tutto tondo, Acerbi. Abituato a prendersi le sue responsabilità, sempre e comunque.
E dovrà farlo anche con la Lazio, dove lo attende un compito non facile: non far rimpiangere De Vrij, punto di riferimento difensivo nelle ultime stagioni.
Acerbi darà il massimo e non cercherà alibi, questo è certo. Basti pensare a quello che disse dopo la sua (poco felice) esperienza al Milan (solo sei presenze): “Per me i rossoneri erano un sogno, volevo approdare lì e ce la feci. Mi sentivo realizzato e continuai a vivere nel mio mondo fatto di alibi e di chili sovrappeso: mi scivolava addosso tutto, non mi adattai al grande club, anche le frasi di Allegri e di Galliani, che pure sapeva come parlarmi e non avrebbe voluto mandarmi via, ma non affrontai l’esperienza con la giusta maturità”.
Acerbi da allora è ripartito: le difficoltà di salute superate e le ottime stagioni in Emilia.
Ripartire. Un verbo che, in questo momento, alla Lazio hanno tutti bene in mente. I biancocelesti hanno mancato la qualificazione alla Champions League nell’ultima giornata contro l’Inter, in una partita beffarda che nessuno ha dimenticato.
E nessuno meglio di Acerbi sa come si possa, appunto, ripartire, ricominciare, risorgere. Lui che ha già una presenza in quella competizione che la Lazio ha visto sfumare in extremis: “A Malaga debuttai in Champions e sentendo l’inno non avvertii nessuna emozione. Adesso avrei i brividi”, così dichiarò un anno fa.
Acerbi riproverà ancora a spiccare il volo, non con l’Araba Fenice, ma con l’aquila biancoceleste.