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Data: 29/03/2024 -

Acerbi: "Accanimento atroce contro di me, come se avessi ammazzato qualcuno"

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Il difensore dell'Inter racconta la sua versione dei fatti al Corriere della Sera
Il difensore dell'Inter racconta la sua versione dei fatti al Corriere della Sera

Francesco Acerbi racconta la sua verità: dopo la vicenda del presunto insulto razzista a Juan Jesus durante Inter-Napoli e il verdetto del giudice sportivo che lo ha assolto, il difensore ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera.

"Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera", racconta Acerbi.

Caso Juan Jesus, le parole di Francesco Acerbi al Corriere

"I miei compagni mi conoscono bene e sanno che uomo sono", prosegue. "Perché parlo solo ora? Avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto".

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Spazio anche per uno sfogo: "Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno".

"Non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista", ripete il campione d'Europa 2020. "Il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona".

Il campo dovrebbe essere una zona franca per gli insulti? "No, ma si sente un po’ di tutto, anche se ci sono quaranta telecamere. Se l’arbitro dovesse scrivere con carta e penna tutto quello che sente, dovrebbe correre con lo zaino. Però finisce sempre lì, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri". 

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Sul confronto con quanto vissuto ai tempi del tumore: "Non c’è paragone, quella in confronto è stata una passeggiata, non ho avuto paura. Invece l’accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito". E ancora: "Tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. E che non intendo sminuire nemmeno un po’: voglio che sia chiaro".

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Infine una considerazione sulla nazionale: "Io non mi aspetto niente. Ma per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più".



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