San Biagio Platani è un paesino della provincia di Agrigento, 40 chilometri circa per raggiungere il centro della città, poche migliaia di anime a popolare un borgo bello almeno quanto caratteristico. “Siamo 3000 circa”. 3281 abitanti (fonte Wikipedia) e un portiere, verrebbe da dire. Perché Nino Amella qui lo conoscono davvero tutti e come in ogni piccolo paese del Sud Italia che si rispetti, quando qualche ragazzo emerge sono in molti a prenderne la storia come esempio. Una sorta di riscatto sociale, che in questo singolo caso si ‘consuma’ su un campo da calcio. E che campo da calcio: il ‘Massimino’ di Catania. E’ qui che inizia la favola di Nino Amella, portiere classe 1999 di proprietà dell’Akragas: 29 agosto 2017, Coppa Italia di Serie C. Sfida che si sarebbe dovuta giocare ad Agrigento, ma che per l’indisponibilità dell’Esseneto si è disputata su campi invertiti.
Tu chiamalo se vuoi, destino… quello di un ragazzino che solo un anno prima arriva all’Akragas come quarto portiere della Berretti e che 12 mesi dopo si ritrova tra i pali del Massimino di Catania. A San Biagio Platani usava i garage come porta, non indossava i guanti e ogni tuffo sul cemento portava con sé la certezza di una nuova escoriazione: di scuole calcio in questo piccolo paesino della provincia di Agrigento non ce n’erano, ma questo non gli ha fatto di certo perdere la passione. Anzi, l’ha amplificata. Sacrifici (ancora oggi il ragazzo si sveglia ogni mattina alle 6 per andare a scuola per poi far rientro in paese alle 19:30 circa in pullman, ad allenamenti conclusi) che valgono più dei 4 gol subiti (6-0 il finale della gara tra Akragas e Catania) nei 45 minuti nei quali ha difeso la porta della sua squadra, mandato in campo dall’allenatore Lello Di Napoli proprio a inizio secondo tempo al posto di Vono. Un esordio da incubo per molti visto il risultato, ma non per lui, non per Nino Amella. Dai garage di San Biagio Platani al Massimino: non può bastare una sconfitta a fargli perdere il sorriso.