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Scaramantico, tuttologo: “Un amico vero”. Il primo Inzaghi da San Nicolò: “Uscivamo di giovedì perché gli portava bene!”

Aggiornato come un almanacco: “Già a 8 anni sapeva tutto”. Attento, preciso. Tuttologo del pallone: “Campionati, squadre, ruoli, caratteristiche dei giocatori. Quando dico tutto, intendo tutto”. Oggi è la sua forza e lo sta dimostrando: “Ma non mi sorprende, ce l’aveva dentro”. Tant’è che stavolta se ne sono accorti tutti, pure gli scettici. “Ripiego? Vedremo…”. Inzaghino non aveva dubbi e oggi se la gode, quarto con la sua Lazio dei giovani. Contro ogni pronostico. “Sono felicissimo per lui, gliel’ho sempre detto…”. Ovvero? “Diventerai un grande allenatore”. Parola del suo amico Davide: “Siamo cresciuti insieme a San Nicolò, una frazione in provincia di Piacenza. Andavamo nella stessa scuola, poi il pomeriggio eravamo tutti in piazza a giocare”.

Simone ce l’ha fatta, ha vinto uno Scudetto da professionista. Davide, invece, è arrivato fino in Promozione: “E oggi alleno i giovanissimi del Piacenza Calcio, i 2004. Sono rimasto legato a questa società, ho giocato anche qualche anno nelle giovanili. Prima avevo un bar, alleno per passione”. Rimasta nel tempo, coltivata negli anni. Proprio come l’amicizia coi fratelli Inzaghi: “Ci hanno sempre seguito, soprattutto Simone”. Una garanzia. Parola di Davide Pinotti, ex compagno di Inzaghino ai tempi del San Nicolò: “Giocavamo nei dilettanti, ma Simo si è sempre informato. Sapeva tutto eh. Presenze, reti segnate, i ruoli. Sai, io giocavo in difesa, facevo il centrale o il terzino”. Domanda scontata, l’hai mai marcato? Davide sorride: “No, no. Giocavamo sempre insieme. Anzi, ti racconto questa…”. Vai: “Una volta partecipammo ad un torneo scolastico, Simo era già forte e in una partita segnò qualcosa come 30 gol”. Un’infinità: “Lo chiamavamo bomber, tecnicamente era anche più forte del fratello ma è stato sfortunato, ha avuto tanti problemi fisici. Mentre Pippo…”. Beh, ormai storia: “In pochissimi come lui, attaccante straordinario”. Scaramantico. Anzi, al plurale. Non si scherza con la sorte: “Anche Simone aveva le sue fisse”. Aneddoto emblematico: “Quando giocava col Piacenza in Serie A – svela Davide su GianlucaDiMarzio.com – lo andai a prendere a casa per fare un giro. Ero in macchina, lui salì e facemmo due chiacchiere, poi lo riportai indietro. Era un giovedì, lo ricordo ancora. Poi la domenica segnò, e per ogni giovedì abbiamo fatto la stessa identica cosa, lo stesso percorso con la macchina, gli stessi giri, perfino le stesse chiacchierate. Una roba incredibile”.

Sorride, Davide. Racconta quei tempi e li ricorda. Indimenticabili: “Scrivo a Simone prima di ogni partita, gli faccio i complimenti. Lui mi risponde che è dura, io gli dico che deve tenere botta. E’ normale sia così, ma fin qui sta andando benissimo”. Al San Nicolò se n’erano accorti prima di tutti: “Era un gran conoscitore di calcio”. Famiglia unita, da mamma Marina a papà Giancarlo: “Li seguono sempre, vivono ancora qui. Prima avevo un bar, suo padre veniva quasi tutti i giorni. Quando ho letto che Simone sarebbe diventato allenatore della Lazio l’ho chiamato subito, erano al settimo cielo”. Esattamente come Pippo, suo primo tifoso fin dall’adolescenza. Inseparabili i due: “Hanno sempre avuto un rapporto splendido, nessun invidia, niente di niente”. Anche se da piccoli qualche battibecco c’era: “Nessuno dei due voleva perdere. Ricordo che nelle partitelle al parco litigavano spesso”. E giù a ridere di nuovo. “Negli anni sono rimasto più in contatto con Simone, anche se Pippo si è sempre dimostrato disponibile. Posso dire che sono due persone straordinarie, davvero”. Un piccolo gesto dice tutto: “Mio padre è stato calciatore prima e vice-allenatore poi, è scomparso di tumore nel 2010 (Gian Nicola Pinotti, ex portiere del Piacenza ndr). Entrambi mi sono stati molto vicini quel periodo, soprattutto Pippo. Lui era molto legato a mio padre, lo ha anche allenato in prima squadra ai tempi di Cagni (1994-95). Ogni anno lo ricordo con un memorial e Filippo viene sempre, per me è un’emozione. Sono persone semplici, umili e di cuore.

Parole forti, d’impatto. Ricordi speciali: “Quando Simone torna a San Nicolò mi chiama e ci vediamo”. E a Natale? “Anche, ma te ne dico un’altra”. Spara: “Quand’erano più giovani venivamo sempre a casa mia, sia Simone che Filippo. Il 24 dicembre era un appuntamento fisso! Giocavamo a briscola, al mercante in fiera. Ci divertivamo”. Amici da tenersi stretti: “Si sono sempre comportati come tali, nel momento del bisogno ci sono stati”. E ci saranno sempre. Perché per Davide non sono “gli Inzaghi”, gli ex calciatori di Lazio e Milan. Non lo saranno mai. Sono solo Simone e Pippo, quei due ragazzini di San Nicolò con cui giocava in piazza. Oggi più famosi, più noti. Ma amici come ieri.