Inzaghi: “Fiducia ai giovani, mi criticarono anche dopo una tripletta”
Le parole di Filippo Inzaghi dal Festival dello Sport di Trento
Dal Festival dello Sport di Trento, per l’ultima giornata dell’evento organizzato da La Gazzetta dello Sport, è intervenuto il nuovo allenatore della Salernitana, Filippo Inzaghi.
Festival dello Sport, le parole di Inzaghi
13.35 – Sulla nuova avventura a Salerno: “Io penso che quando un allenatore torna a casa dopo aver fatto di tutto per la squadra al campo non deve rimproverarsi di nulla. Io amo la passione della gente e dei tifosi: per me questo è ancora il calcio dei tifosi. A Salerno, abbiamo una delle tifoserie più belle d’Italia: dobbiamo essere bravi noi a far parlare i fatti ora. Con il lavoro serio i risultati si ottengono. Cerco sempre di essere onesto con i miei calciatori. Personalmente gli ultimi anni non sono stati facili: quella di Reggio è una ferita aperta. Queste cose mi aiuteranno ad andare avanti con più voglia”.
13.30 – Sul Mondiale del 2006: “Quando sei a un Mondiale l’importante è portare a casa buoni risultati. Non ho giocato molto ma è stata un’emozione indimenticabile: è stata una grandissima soddisfazione. Il pallone non dato a Barone? Scherzo sempre con lui: gliel’avessi data avrebbe calciato alto”.
13.25 – Sull’esperienza al Milan da allenatore: “Io ho iniziato ad allenare Allievi e Primavera al Milan. Quando mi hanno chiesto di allenare la prima squadra non ho potuto rifiutare: come puoi dire di no al Milan? Io ci ho messo tutto me stesso. Poi negli anni si è visto che è stata dura per tutti riuscire a gestire quella squadra. Grazie a quella esperienza è iniziata la mia vera carriera da allenatore”.
13.20 – Il retroscena: “Prima di Atene stavo male: probabilmente ho giocatore un flessore stirato. Il destino mi ha aiutato. Il primo gol mi ha dato la forza per giocare anche nel secondo tempo. Non ho dormito per dieci anni: per me fu impensabile aver segnato una doppietta in finale di Champions League”.
13.20 – Il ricordo dei due presidenti: “In Berlusconi e Agnelli ho sempre visto sempre tanta passione. In una grande società questo fa la differenza: capisci il loro spessore soprattutto nelle sconfitte. Ti davano la giusta carica”.
13.15 – Sulla nazionale: “Ora la nazionale italiana è in ottime mani. Ci sono dei giovani molto bravi. Ai miei tempi gli attaccanti che giocavano con me erano tutti forti. Io mi auguro che l’Italia possa tornare a far bene”.
13.12 – L’importanza del gol per un attaccante: “A 22/23 anni vinco la classifica marcatori di Serie A. Dopo l’Atalanta ho la fortuna di giocare prima alla Juventus, poi al Milan: per un giocatore è il massimo. Zidane, insieme a Kakà e Rui Costa – per il loro ruolo – sono stati il meglio. Quando riesci a decidere delle finali di Champions diventa difficile criticarti. Al di là di tutto, per un attaccante tutti i gol sono importanti. Atene è stata la partita della vita”.
13.10 – Conoscere i propri compagni di squadra: “L’altra mattina stavo parlando con il presidente Iervolino: mi ha chiesto di insegnare qualcosa di mio ai nostri attaccanti. La prima cosa è imparare a conoscere i propri compagni di squadra: io conoscevo cosa facevano i vari Pirlo, Kakà e tutti gli altri”.
13.06 – Sulle critiche: “Sono riusciti a fare polemica su di me dopo una tripletta. In Italia siamo sempre stati così: dobbiamo cercare di apprezzare un po’ di più quello che abbiamo. Le critiche, quelle giuste, fanno bene. Gli allenatori italiani sono bravi e devono essere apprezzati in Italia, non all’estero. Lo stesso discorso vale per i giovani calciatori: bisogna dargli fiducia”.
13.05 – Sulla scelta di essere diventato allenatore: “Io faccio le scelte per passione. Quello che mi ha spinto ad allenare è stato voler dare ai miei giocatori gli insegnamenti che ho imparato nel corso della mia carriera: è un lavoro difficile ma bellissimo. In questo mi aiuta anche la mia famiglia, sono davvero fortunato”.
13.02 – Su San Siro: “Aver giocato a San Siro è stata un’emozione unica. Quel calore della gente non si vede da altre parti. Saranno le ultime partite lì? Vedremo cosa accadrà in futuro”.
13.00 – Sull’addio al calcio giocato: “Per noi grandi campioni il giorno della fine è difficile e tante volte non lo capiamo. Dopo la mia ultima partita, con il gol sotto la nostra curva, riflettendoci bene ho pensato che miglior fine non poteva esserei. Da un certo punto di vista questo fatto mi ha aiutato molto. Quando sono andato ad allenare a Venezia quando magari mancava qualcuno per la partitella mi univo io”.
12.55 – L’importanza del percorso: “La prima volta a San Siro è stata un’emozione incredibile. Sono cresciuto guaradando le partite del Piacenza: crescendo così riesci ad apprezzare tutto il percorso. Mi sento sempre in dovere di fare un autografo ai tifosi perchè so cosa significa per loro”.
12.53 – Il calcio di strada: “Simone è sempre stato più bravo in tutto con me. Io però non ho mai mollato. Usavamo anche il garage per giocare. Quando sbagliavi il tiro di troppo il pallone andava sui balconi dei vicini. Adesso sfido a trovare qualche ragazzo che gioca in cortile.”. Interviene il padre: “Giocavano tantissimo in mansarda”.
12.48 – Sul suo percorso da calciatore: “Prima di arrivare dove sono arrivato ho fatto tantissima gavetta, mi sono dovuto guadagnare tutto e mi sono fidato dei miei genitori. Prima di arrivare alla Juve a 24 anni, ho dovuto fare tanta strada. Oggi è troppo facile: dopo cinque partite, ai giovani vengono dati ingaggi troppo alti. Non ho mai mollato e ci ho sempre creduto: ho sempre dato tutto me stesso. Questa è stata la chiave del mio successo e della mia carriera. Quello che suggerisco io è quello di fare il possibile per raggiungere i propri sogni, poi chiaro anche il destino ti aiuta. Quando ho fatto il primo gol in Europa come potevo pensare di fare oltre 70 gol? Quella partita contro il Real Madrid è stata indimenticabile: superare Muller a quell’età e stare ancora così bene è stato incredibile. La gente è impazzita quella sera: un’emozione che non dimenticherò mai”.
12.45 – Sulla famiglia: “Noi siamo stati una generazione fortunata. Dal pomeriggio alla sera giocavamo sempre a calcio in piazza: non invidio i giovani d’oggi. Da ragazzi, il nostro più grande interessi era il pallone. La famiglia, in questo, ha fatto la differenza. Sono stato in una piazza e c’era scritto ‘Vietato giocare a calcio’: mi viene da ridere. Se io e Simone oggi siamo così è merito dei nostri genitori. Ci hanno dato i valori giusti: dopo gli studi mi hanno fatto fare quello che mi piaceva di più, giocare a calcio. Sono stati fondamentali per il mio percorso”.
12.42 – Sui tifosi: “Sono contento di essere qui oggi. La gente è stata sempre la nostra e la mia fortuna. Quando perdo le partite faccio sempre un giro in centro nel mio paese e vedo sempre il grande affetto della gente”.
Nei giorni scorsi sono già intervenuti altri importanti nomi come Pirlo, Marotta e Conte; oggi, domenica 15 ottobre, tra gli altri ha parlato anche Cristiano Giuntoli e, alle ore 14, ci sarà Zlatan Ibrahimovic.