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Sforzini: “Vi racconto come è nata l’esultanza del Tagliagole”

In giro per l'Italia a caccia di gol, la vita di Nando Sforzini è così da sempre: adesso sta passando la sua quarantena a Mondello, vicino a Palermo dove sta dando continuità a una carriera ricca di maglie, categorie e reti. "Sono fortunato, ho una bella casa e riesco ad allenarmi, nella sfortuna la giornata in qualche modo mi passa. Sto cercando di tenermi il più in forma possibile" ha dichiarato a Casa Di Marzio, la nostra diretta social con i calciatori.


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Una Palermo che lo ha folgorato, "Nonostante sia in Serie D è il massimo della mia carriera", una squadra impossibile da rifiutare anche dopo la grande cavalcata con l'Avellino della stagione scorsa. "Non avevo mai giocato al Barbera, neanche da avversario per un motivo o per un altro, ho debuttato facendo gol dopo pochi secondi, è stato incredibile"

La speranza rimane quella di poter completare una nuova promozione e stavolta possibilmente giocare anche la Serie C, ma tutto dipende dagli sviluppi dell'emergenza Coronavirus. "Da professionista la testa va sempre al campo, se si riprenderà come speriamo è giusto che il Palermo conquisti il risultato sportivo sul campo. Molte squadre di D avrebbero difficoltà ad affrontare i vari protocolli sanitari, non è il caso del Palermo ma a oggi vedo difficile che si riprenda proprio per questo motivo. Speriamo la promozione arrivi sul campo, ma dobbiamo aspettare".

Palermo come detto ultima tappa di una carriera da girovago, che con la visto protagonista in tutta Italia. "Ho cambiato tante squadre perché ho sempre voluto giocare, se perdi quella voglia è giusto che smetti. Quando arriverà quel momento potrei andare a fare l’allenatore o il dirigente, penso a una carriera del genere ma voglio restare nel calcio".


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Calcio in cui è diventata iconica la sua esultanza, quella del Tagliagole, che in fretta è diventato anche il suo soprannome. "L’esultanza nasce al Cluj, dove ho giocato anche in Champions con Mandorlini e De Zerbi, mi sentivo con un amico mio di Roma che mi disse di farla perché mi avrebbe portato bene, l’ho fatta e ho segnato per cinque partite di fila. È nato il soprannome e tutto, ora la faccio solo per i gol importanti".


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Tra i ricordi della sua carriera anche il legame con Daniele Cacia, un calciatore ricorrente nei bivi della sua vita. "È successo tantissime volte che prendessero Cacia al posto mio, al Lecce, all'Entella. Era il mio incubo, gliel’ho detto di persona, è un bravissimo ragazzo e un grande attaccante, alla fine sceglievano sempre lui".

Spazio anche per quell'avventura in Serie A col Bari, indimenticabile nonostante le poche presenze. "A Bari un’annata straordinaria con Ventura in Serie A, ho esordito a San Siro alla prima giornata. Ho avuto un infortunio a menisco, non ho giocato tantissimo ma ho ricordi stupendi della città e di un allenatore che mi ha insegnato tantissimo, è un maestro".