Il mondo di Mota: “CR7 vuole tutto perfetto ma no ansie! Leao? Non russa! Berlusconi…”
Un bambino ai piedi del suo campetto. Pallone sotto braccio: osserva. Pensa e ripensa a quando, appena dodicenne, ‘prendeva le botte’ dagli avversari vent’anni più grandi di lui; quello era l’unico modo per fermarlo. Le nuvolette, tutt’intorno, ci descrivono esattamente cosa serve per acciuffare i propri sogni: “Determinazione, coraggio, ambizione”. C’è un dettaglio: il cappellino che indossa indica un numero, 47. “E’ il codice che identifica dove sono cresciuto: Petange, comune di quasi 10 mila abitanti nel cantone di Esch-sur-Alzette. Lussemburgo”. Dany Mota Carvalho, portoghese di origini, ci mostra da dove arriva, inviandoci il tatuaggio che porta fiero sul braccio destro. “Ne ho altri 3! Le teste dei miei genitori sulle due gambe e un altro più piccolo, nell’altro braccio, di tutta la famiglia”.
Parla cinque lingue, tra cui il lussemburghese ovvio, ‘è simile al tedesco’, e l’italiano ‘l’ho imparato vivendo in mezzo alla gente, non grazie a qualche compagno in particolare; come ci capivamo io e Ciccio Caputo all’Entella non appena sono arrivato nel vostro paese? Non in italiano! Giocando...’ ma quando gli chiedi ‘come andavi a scuola?’ lui ti dribbla che neanche Ronaldinho al Barcellona: “A piedi…”. Tutto sul calcio, sin da piccolo. “Devo ringraziare i miei due fratelli: se non mi avessero portato a giocare con loro, in quel campetto, non avrei capito cosa mi sarebbe piaciuto veramente fare nella vita e soprattutto come funzionava: quanti falli ho subito”. Dany è grande, grosso e tecnico. Prima punta fisica di soli 21 anni acquistato dal Monza, a gennaio, per cinque milioni e mezzo di euro grazie al lavoro del ds Antonelli, dell’ad Galliani e degli agenti Celso Duarte e Leo Cornacini: un record per la Serie C.
Ha un solo idolo, da sempre e per sempre: Cristiano Ronaldo. “Indossavo la sua maglia numero 7 del Manchester United”. Dal sogno alla realtà: qualche mese fa i due si allenavano insieme. “Sì! E’ successo durante la mia esperienza nella Juventus U-23 ma anche in Nazionale”. Dany ci svela un aneddoto. “La prima volta che ci siamo incontrati, a Torino, mi disse ‘ah, eccoti, tu sei il portoghese, quello nuovo appena arrivato’. Quindi sapeva esattamente chi fossi, mi conosceva già, capito? Non ci volevo credere, mi sono letteralmente sciolto, te lo giuro!”. CR7 non gli ha dato il numero di telefono ma qualche consiglio sì. “Sai cosa mi ha ripetuto più volte? Di non avere ansia in campo. Del tipo ‘fai le tue cose, hai talento, sei forte, poi i risultati arrivano… vai avanti per la tu strada’. Quando te lo ritrovi al tuo fianco ti trasmette serenità, sicurezza. Pretende che si faccia tutto alla perfezione, è vero, ma quando capita di sbagliare non si arrabbia. Sai, è Ronaldo. Potrebbe incazzarsi o fare il protagonista e invece no”.
Da un portoghese all’altro. Anzi due. Il primo è Rafael Leao. “Siamo molto amici e compagni di stanza in Nazionale. Russa? Non mi sembra, anche se generalmente mi addormento sempre prima io di lui quindi non ho le prove”. L’altro è Trincao, futuro giocatore del Barcellona. “Una volta mi ha fatto un assist! E’ molto forte per l’età che ha però non è facile migliorare una squadra come quella. Glielo auguro col cuore”. Dell’Italia gli piace il cibo, in particolare la carbonara. ‘Sei romantico con le ragazze? Dipende da come mi sveglio’, scherza. Del Monza lo affascina il presidente, Silvio Berlusconi. “Mi ha parlato prima di una partita. E’ una persona molto semplice, il suo tono di voce, sereno, non mette pressione. Se mi ha già dato un soprannome? Non ancora! In campo mi chiamano Mota, gli amici Dany”. A lui non sposta di molto. Sa che quel bambino ai piedi del campetto ha realizzato il suo sogno