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“Io, il Foggia e i fantasmi di Gascoigne”. Mister Rambaudi, dalla Lazio alla Luiss: “Ma non chiamatemi Zeman!”

“Rambo” si affida a un paio di parole:
“Crescere, migliorarsi…”. Perché lui “è un ambizioso
e ama le sfide”
. E sfogliando l’album panini si capisce anche il motivo: il Foggia dei miracoli, l’Atalanta di Lippi, la Lazio di Cragnotti.
Amarcord. “Rambo” sta per Roberto, di cognome fa Rambaudi e oggi
allena la Luiss in Promozione:
Potevo
allenare tra i professionisti, ma lo faccio per passione”
. Subito una massima: “L’obiettivo si ottiene, non si dichiara”. Rambaudi
vuole crescere così, insieme al figlio che gli fa da vice e in un ambiente
differente, legato all’Università e allo studio. Da Gascoigne a Zeman, a tutto Rambo in esclusiva su gianlucadimarzio.com.


CRESCERE, CRESCERE, CRESCERE


“#Machenesanno di Baiano e Signori”. Basta scrivere il suo nome per rievocare i ricordi di quel tempo, uniti alle mode nostrane: “Nostalgia”. Pillole di storia: “Signori è il mio fratellino, gli avrò fatto fare un centinaio di gol”. E ancora: “Gascoigne? Irraccontabile…”. Poi Nesta – “Il difensore più forte del mondo” – l’amico Franco Mancini e infine lui, quello “che è stato il suo maestro e da cui ha imparato tutto”. Boemo, Sdengo, tanti nomi. Rambaudi allena, ma guai a chiamarlo il “nuovo Zeman” per via dei tanti anni trascorsi insieme a lui: “Io come Sdengo? Mai. Zeman è unico, inimitabile, io non ho la pazienza di aspettare e giocare in contropiede. Mi piace un calcio propositivo e veloce”. L’ultima tappa si chiama ASD Luiss
e lo vede (di nuovo) in panca, col suo quaderno degli appunti, a studiare la prossima mossa. Il suo credo: “Voglio far crescere i miei giocatori con umiltà e sotto
ogni aspetto, sia tecnico che caratteriale”.
Categoria? Promozione:
“Quest’anno ci divertiamo”. Continuità come focus principale:
“La stagione scorsa abbiamo vinto la Coppa Italia di Prima Categoria e
nessuno ci dava una lira, adesso siamo qui”
. Un’isola felice costruita su
basi solide e vincenti: “I nostri dirigenti sono dei manager. E i ragazzi
hanno l’opportunità di studiare giocando a calcio”
. Il progetto Luiss Sport Academy, infatti, garantisce borse di studio per giovani
calciatori che vogliono affiancare la passione per lo sport alla propria
crescita professionale, come accade nei college americani. In Italia sono i
primi ad aver avuto questa idea
. E Rambaudi mette a disposizione i suoi… trascorsi:
“Gradoni? Se avessi la possibilità li farei eccome! Ma anche i 1000 metri, bisogna saper lavorare sulla fatica, come facevamo noi con
Zeman…”.
Retaggi del Boemo.


“ZEMAN, MA CHI CI HAI PORTATO?”


Quando parla di Zeman Rambaudi cambia tono. Sorride spesso,
sposta lo sguardo e pensa. La sensazione è che se potesse tornare indietro lo farebbe. Non per rimpianto, ma per tornare a quand’era ragazzo, ai tempi delle cazziate del Boemo e dei miracoli foggiani: “Vent’anni fa era
già 30 anni avanti agli altri. E dopo tanto tempo penso che il suo calcio sia
ancora fattibile, basta creare il gruppo”.
E avere giocatori adatti:
“Ha scoperto una sfilza di talenti che con altri allenatori non giocavano
neanche in partitella”
. Il segreto? “Deve lavorare con gente che ha
fame! Il calcio di Zeman non è proponibile con giocatori che non hanno voglia
di soffrire, ma ha successo con chi si vuole affermare”
. Come il Foggia: “Stavamo bene, siamo cresciuti insieme
nelle difficoltà. Il primo anno che ho fatto non potevamo uscire di casa,
eravamo ultimi in classifica e ci rigavano le macchine, ci riempivano di insulti.
Poi ci siamo salvati e l’anno successivo è arrivata la promozione in Serie
A”
. Crescita costante, tre anni a Foggia non si dimenticano: “Eravamo
tutti bravi ragazzi, voglio ricordare soprattutto Franco Mancini (scomparso nel
2012 ndr). Era come Bob Marley, suonava la batteria. Eravamo noi, capito? E
Zeman sapeva sceglierci bene”
. L’impatto col Boemo non si scorda:
“Eravamo io, Signori, Grandini e Nunziata. Arrivano il presidente Casillo,
il ds Pavone e Zeman. Casillo disse così: “Sdengo, chi ci hai portato?
Sono tutti gracilini…”. E lui: “Si spezzano, ma non si
rompono”
. Epico. Come i suoi allenamenti: “Con lui è impossibile
fare il furbo”
. La “ragazzata” gli costa qualche giro di campo: “Ci alleniamo sulla corsa ma non riusciamo
a mantenere i ritmi, stiamo qualche secondo dietro ad altri. Io, Signori,
Baiano, Shalimov. I più anarchici. Ogni volta diceva così,
“mangiate zucchero, si ricomincia”. E a fine allenamento pensiamo “dai,
l’abbiamo sfangata!”
. Ma Zeman chiama tutti a rapporto dopo pranzo: “Alle 2.30 pronti in campo!’ ci dice”. E noi così,
“ma come mister?”
. Sono cresciuto con tutto questo”. Tre anni,
più di 30 gol, Zemanlandia: “A Parma stavamo perdendo a
fine primo tempo, entra nello spogliatoio e dice, “riscaldamento finito,
adesso inizia la partita”.
Oppure? Ad Ascoli perdiamo 5-2,
Casagrande segna quattro gol. Ma secondo lui avevamo fatto la miglior
partita dell’anno. Questo è Zeman, l’ho avuto sei stagioni”.
Retroscena di mercato: “Quando ero all’Atalanta avevo Lippi, lui e Zeman sono molto diversi ma con Marcello avevo un bel rapporto. E’ il numero uno nel leggere le partite. Quando andò a Napoli mi chiamò con lui, ma scelsi Sdengo e la Lazio…”. E una volta ha
pure giocato contro il figlio Karel: “Gli ho fatto 7
gol quando allenavo l’Astrea!”
. Iniziò tutto da un…
passaggio: “Karel era piccolo, una volta Sdengo mi disse di accompagnarlo
a casa. Aveva 10 anni. Io gli chiesi, “ti lascio qui?”. E lui rispose
con la voce del padre, uguale! Pazzesco. Ha preso tutto da lui, è rimasto un
bel legame”.
Come con Signori: “E’ mio fratello. Abbiamo giocato
tanti anni insieme, con Baiano stavamo benissimo in campo. Ricordo quando
arrivò a Foggia, Zeman lo chiamò bomber e lui si stupii. Aveva segnato
solo 5 gol con il Piacenza, poi…”
. A proposito di fame.


“IO, LA LAZIO E GASCOIGNE”


Cinque anni d’oro tra gol e trofei: “La Lazio mi ha fatto andare in Nazionale, ho vinto, è un grande club. E sono cresciuto con la squadra di Cragnotti. Un uomo che curava il dettaglio, che parlava spesso con noi. Voleva migliorarsi, è stata la sua forza”. Qualche aneddoto sui suoi compagni, il primo è Nedved: “Era un ragazzo umile che voleva emergere, è rimasto così anche adesso. Un professionista esemplare, dal calcio all’alimentazione. A pranzo mangiava sempre spaghetti e insalata. E pensare che quando arrivò dissero che era scarsissimo…”. Nesta? “E’ cresciuto con noi, da ragazzino era già un fenomeno”. Infine Gascoigne, uno su cui si potrebbe scrivere un libro: “Estroso in campo e fuori, faceva delle cose incredibili…”. Tipo? “Invitava i giornalisti al campo perché aveva indotto una conferenza. Debuttò in campionato e disse “ho fatto il mio”. Un bravo ragazzo, ma con quel problema lì…”. Quello dell’alcool che poi l’ha rovinato, ma è un’altra storia. Rambo ne può solo parlar bene: “A fine allenamento andava al bar, prendeva una birra da due litri e se la beveva. Poi in Austria, durante il ritiro, andavamo in piscina e c’erano dei bambini che volevano fare la foto con lui, ma li metteva… sott’acqua!”. Ritardi e scuse: “Come mai hai fatto tardi? E lui: “Ci sono i fantasmi! Guardavo la tv e vedevo le lattine di birra che viaggiavano davanti a me’. Cose così”. Unico anche lui. Come i 4 derby vinti proprio contro Zeman: “BellI, bellissimI. Io ne ho persi solo due, l’atmosfera è indescrivibile, fantastica. Quelle vittorie sono state incredibili. Abbiamo ancora il record di presenti, per capire il derby bisogna viverlo”. E sorride. L’intervista finisce, Rambaudi torna in campo. I suoi hanno già iniziato col suo vice. Giri di campo e partitella in vista dell’esordio contro la Pro Roma. “Crescere, migliorarsi”. Rambo style.

LA TOP 11 DI RAMBAUDI

“Molto difficile…”. Non sa chi scegliere, ci pensa un po’. Poi la butta giù tutta d’un fiato. Modulo? (ovviamente) un 433: Marchegiani; Petrescu, Nesta, Chamot, Favalli; Shalimov, Jugovic, Nedved; Rambaudi, Boksic, Signori. Aggiungiamo noi l’allenatore. Fuma, parla a voce bassa, ha lanciato talenti e dopo 30 anni ha la stessa voglia di prima. La stessa fame. Basta un hashtag: #ZZ. Perché come lui “nessuno mai”.