Inter, Spalletti: “Icardi in area è quasi impossibile, ma le grandi squadre hanno individualità e collettivo”
Quattro partite, quattro vittorie e primo posto a punteggio pieno con Juventus e Napoli. Grande inizio di campionato per l’Inter, che ora vuole confermarsi anche a Bologna nel turno infrasettimanale. Alla vigilia dell’anticipo della quinta giornata, ha parlato Luciano Spalletti nella consueta conferenza stampa: “L’idea è che i calciatori abbiano fatto una fatica superiore a quella che è la media per conformazione ambientale: temperatura, campo secco, erba alta, terreno un po’ sassoso, loro hanno avuto più crampi di noi – ha dichiarato l’allenatore nerazzurro – Sono cose che si riferiscono a quella partita ma che poi uscendo vengono assorbite dai calciatori. Stamattina tutti molto adeguati a quello che è il momento da superare, questa difficoltà della doppia partita in pochi giorni e penso di non avere problemi sotto l’aspetto della gestione di chi ha già giocato. Icardi? Gli ho fatto i complimenti, ma mi fa piacere abbia margini di crescita. Per tutta la settimana si è continuato a soffiare nelle spalle a lui e Perisic, se si continua così quando si voltano non li troviamo più per passargli palla, li avete portati molto distanti. C’è bisogno che stiano dentro la squadra, devono sapere anche loro che possono crescere. Oggi possono dare tanto, ma come noi abbiamo bisogno di loro loro hanno bisogno di noi. Bisogna lavorarci per trovare il massimo del produttivo. Icardi in area è un calciatore quasi impossibile. Poi se palleggia qualche volta in più con i centrocampisti per stanare il difensore che vuole bacchettarlo, può essere un di più che non gli toglie nulla sotto l’aspetto dei numeri che comunque può migliorare”.
Sul campionato e la lotta per l’Europa: “Oltre alla Lazio io aggiungo Torino e Sampdoria. Oltre alla tattica, avere il coraggio di trovare giovani di qualità, avere attenzione ai tempi di transizione, queste squadre se le affronti schierate ti mettono in difficoltà. Se l’Inter perde palla loro sanno di doverle saltare addosso subito per impedirle di riorganizzarsi. Il calciatore più forte in certi momenti è un po’ più presuntuoso e loro sanno di dover sfruttare quei momenti. Esistono poi giovani talenti ma bisogna avere il coraggio di farli giocare. L’Atalanta, il Sassuolo di Di Francesco… La differenza sta nelle letture delle transizioni, quel momento in cui la palla passa all’altra squadra, quel momento della lettura della situazione. Oggi però anche le grandi squadre sanno che va bene l’individualità, ma se viene a mancare è solo il gioco di squadra che ti dà il risultato o la possibilità di vincere. Le grandi hanno individualità e collettivo”.
Grande inizio di stagione dell’Inter, anche al di là delle aspettative: “Non m’interessa molto sapere se stiamo facendo meglio di quello che ci si aspettava. Per dare una considerazione logica al discorso, quello che m’interessa è che la squadra sappia che non siamo ancora così collaudati da inserire il pilota automatico. La squadra deve ancora tracciare il suo percorso curva dopo curva, come domenica scorsa e ne troveremo ancora altre da sterzare. Crotone? Si dice che il campionato è diviso tra piccole e grandi, il Crotone si è comportato da squadra che sa il fatto suo, ha avuto una lettura dei tempi dentro la partita da ssquadra consapevole e ci ha creato delle difficoltà. Per cui dico che loro sono stati bravi e noi altrettanto bravi, magari tirando fuori qualcosa di personale come ha fatto Handanovic. Però la Juventus ha vinto campionati con le parate di Buffon e l’Inter ha un portiere di assoluto valore. Noi dobbiamo essere di quelli consapevoli che bisogna essere ancora costanti e pronti a tutto, reattivi su ogni pallone, perché sono quei tempi sottili che fanno la differenza. Queste piccole squadre sanno usarli, devono saperli usare meglio, e se noi si va lì senza le stesse qualità può venir fuori il risultato a sorpresa e ce ne saranno in questo campionato”.
Sul centrocampo e la formazione: “A me piacciono i centrocampisti che ruotano di continuo, che sanno allungarsi di dieci metri. Il centrocampo statico dà vantaggi all’avversario, quello che ruota e cambia posizione diventa meno marcabile. Poi è chiaro che ci vuole qualità nel fare le cose e giocare nella zona che conta, la trequarti avversaria, diventa una caratteristica che bisogna imparare. In quella posizione bisogna andare a sforare, per questo se la prima punta viene incontro crea un’alternativa. Così la squadra diventa imprevedibile. Sia Joao Mario che Brozovic hanno le qualità per fare quel ruolo, ma devono saperlo fare anche Candreva, Perisic ed Eder, che lo sa fare benissimo. Bisogna passare in tanti in quella zona, diventa un crocevia importante per dar seguito alle azioni per segnare. Io sono contro la staticità dei calciatori. Gagliardini? In quel ruolo è stato produttivo al massimo, fa talmente tanto lavoro, anche se ha sbagliato qualcosa, che io non l’ho messo nelle condizioni ideali per la sua conformazione fisica. Loro erano nella loro metà campo, con la squadra corta, palla che rimbalzava sempre, servivano giocatori piccoli e rapidi. Ma lui ha altre qualità e comunque lo trovi sempre in mezzo, ti pulisce un pezzo di campo che semplifica il lavoro dei compagni. Si prende una fetta di campo che toglie raggio d’azione all’avversario. Formazione? Diventa difficile dare dei nomi, a volte ci sono tempi anche per me. In questo momento ho bisogno di pensarci di più per valutare tutto. Devo prendermelo”.