Inter, riecco D’Ambrosio: un leader da record
Torna titolare e i nerazzurri per la prima volta in campionato non prendono gol in trasferta. Il tutto con tanto di gol da primato
Cosa è Danilo D’Ambrosio per l’Inter lo si capisce da un gesto, cioè dall’abbraccio a Dumfries dopo il gol con cui ha sbloccato la partita contro l’Empoli. L’olandese è in panchina, non vive di certo un bel momento. Il fallo su Alex Sandro, che domenica ha portato al pareggio della Juve negli ultimi secondi del derby d’Italia, è una ferita ancora aperta.
Danilo lo sa e corre dal compagno: “Nel tempo abbiamo raggiunto certi livelli perché abbiamo capito che ciò che conta è il collettivo”. Più dei record, perché – e forse non tutti lo sanno – con quello di oggi Danilo è diventato uno dei due difensori ad aver trovato il gol in Serie A in ciascuna delle ultime sette stagioni. L’altro è Leonardo Bonucci, che nel tempo ha goduto di una considerazione di certo diversa rispetto al nerazzurro. Quest’ultimo non è appariscente, spesso è passato inosservato. Ma alla fine è un “amico” che nel momento del bisogno c’è sempre.
Quando conta, c’è sempre
C’è la sua testa nel gol con cui l’Inter sblocca la partita di Empoli. Cross di Sanchez, D’Ambrosio sovrasta Luperto e batte Vicario, risolvendo così una mezz’ora complicata per la sua squadra. Quella di Andreazzoli, infatti, si era fatta pericolosa con una botta di Stojanovic respinta da Handanovic e un tentativo dello stesso Luperto murato sul più bello da chi? D’Ambrosio, naturalmente. Che nelle prime nove giornate aveva giocato solo 37 minuti. Non il massimo per chi l’anno scorso, a quest’ora, ne aveva cominciate quattro da titolare, senza contare le prime due giornate di Champions (dal 1’ con Borussia M’Gladbach e Shakhtar Donetsk).
Tuttavia mai una parola fuori posto, solo tanto lavoro e i soliti consigli ai nuovi: “Una sola regola: rispettate le regole”, il suo mantra. Lui, molto attento a disciplina e puntualità. Virtù necessarie se vuoi giocare sette anni nell’Inter: “Pur non essendo Maicon”, come lui stesso spesso ricorda.
I suoi momenti decisivi
Inzaghi lo schiera nei tre dietro al Castellani, lasciando fuori a sorpresa Skriniar. L’Inter, per la prima volta in sei trasferte, non prende gol. Un po’ caso, un po’ no. Danilo, l’amico che c’è sempre dicevamo.
Come il 20 maggio 2018, quando segna il momentaneo 1-1 nello spareggio Champions poi vinto a Roma contro la Lazio. O come il 26 maggio 2019 quando, all’ultima giornata proprio contro l’Empoli, salva un gol fatto (e quindi anche il quarto posto) deviando dalla linea sulla traversa il pallone del possibile 2-2. O come il 17 agosto 2020, quando mette anche la sua firma nel 5-0 allo Shakhtar nella semifinale di una Europa League giocata da protagonista fino alla finale.
Oggi Danilo ha 33 anni e se si guarda indietro sorride, ripensando alla C1 col Potenza e alla C2 con la Juve Stabia, quando voleva mollare tutto per lavorare nell’azienda del padre. Ne ha fatta di strada. E ancora ne farà. Perché nell’Inter c’è sempre, a suon di gol fatti, salvati e record.