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Inghilterra, Southgate e un trofeo per “sdebitarsi”.”It’s coming home”?

“Football is coming home” cantano i tifosi inglesi, ma il trofeo sarà alzato da loro l’11 luglio a Wembley?

L’Inghilterra c’è in questo Euro 2020, ormai è inutile negarlo. Superato anche l’ostacolo dell’Ucraina, insidiosa più nella mente degli uomini di Southgate, anche per i paragoni all’Islanda del 2016, che sul campo, ora mancano due sfide per coronare un sogno lungo quanto la storia del calcio, Mondiale vinto nel 1966 a parte.  

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Tornare a Wembley e sognare la coppa

Due partite che l’Inghilterra avrà la possibilità di giocare nel “giardino di casa” di Wembley, dove i tre leoni sono abituati a vincere e convincere. Anche se da quando è iniziata la competizione la musica poteva cambiare: le pressioni di giocare in casa, per di più da favoriti, potevano incidere. Così non è stato.

Certo, a livello tecnico forse l’Inghilterra non ha convinto come nelle amichevoli precedenti o nelle gare più tranquille di Nations League, ma arrivare in semifinale a un Europeo senza subire un gol non è cosa da tutti. Superato l’ostacolo Germania, storicamente il più difficile come in questo caso, l’Inghilterra si è vista catapultata in un sentiero più comodo per arrivare alla finale, specie se paragonato a quello della parte opposta del tabellone.

L’insidia Ucraina lontana da casa è stata superata con il massimo dei voti, un 4-0 che non lascia spazio ad interpretazioni. Cosa volere di più? Anche Kane si è sbloccato definitivamente e ha dimostrato che le partite senza segnare erano dettate dalle poche occasioni arrivate sui suoi piedi.  

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Ostacolo Inghilterra…per l’Inghilterra

La Danimarca è avversario insidioso ma non “spaventa” gli inglesi, nonostante il bel percorso e l’entusiasmo che circola nella selezione di Hjulmand, un Paese intero è convinto di conquistarsi la finale davanti ai 60 mila di Wembley.

Niente è scontato nel calcio, ma il vero avversario fra l’Inghilterra e la coppa dovrebbe essere il vincitore fra Italia e Spagna nell’altra semifinale. Oltre che sé stessi.

Già perché quello che è mancato spesso alla nazionale inglese spesso è stata la forza mentale per superare l’ostacolo e il momento di difficoltà. I tre leoni, in tanti momenti della propria storia, si sono sciolti davanti alla pressione di un grande risultato che sembrava stare per arrivare. Si può ricordare la squadra di Italia ’90 guidata da uno strepitoso Gascoigne oppure la generazione di inizio ventunesimo secolo con i migliori talenti della Premier e non solo: Gerrard, Lampard, Rooney, Beckham, per citarne alcuni.  

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Inghilterra: l’obiettivo è fermare il countdown al Qatar un anno prima del previsto

Ora invece, il tempo sembra davvero maturo per raccogliere i frutti con un trofeo. Non è un caso che nella stanza degli allenatori a St.George Park, sede del ritiro della nazionale inglese, sia appeso un orologio che fa da countdown ai mondiali di Qatar 2022. Era stato installato nel 2016, sognando che i prospetti delle selezioni giovanili (Sancho e Foden, per esempio, campioni del mondo Under-17 un anno dopo) uniti ai senatori della generazione precedente (Kane e Henderson su tutti, entrambi in gol contro l’Ucraina) riuscissero per quell’anno a ottenere finalmente un grande risultato.

Non sarà facile, ma Gareth Southgate non pensa troppo in avanti e intanto sogna di anticipare il cronometro e fermarlo a Wembley l’11 luglio, alzando un trofeo. L’allenatore, che ha raggiunto la terza semifinale alla guida dell’Inghilterra (dopo Mondiali 2018 e Nations League), solo nella serata di ieri ha visto attenuarsi le critiche nei suoi confronti in patria.  

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Southgate, le critiche superate e il “debito” da ripagare

Le accuse che la stampa gli ha mosso da inizio torneo sono state quelle di non aver sprigionato al meglio il talento in rosa. Le panchine riservate a Grealish, Sancho (fino a ieri) e anche Foden, non sono accettabili per quanto visto nell’ultima stagione di Premier League. Southgate però sa evidentemente il fatto suo e ha forgiato la sua squadra sulla solidità difensiva della coppia Maguire-Stones, e gli 0 gol subiti lo dimostrano in parte e sulla mediana difficile da superare formata da Philips e Rice.

In ogni caso, già contro la Germania si era tolto un grosso peso. Vincere e superare i rivali di sempre a Wembley ha dato un senso diverso alla sua esperienza come Ct. Comunque vada a finire, il suo percorso sarà in qualche modo da ricordare. Anche per lui stesso, che aveva un “debito personale” nei confronti della sua Nazione.  

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A Euro ’96, proprio contro la Germania, proprio a Wembley (il vecchio stadio, in questo caso), in semifinale sbagliò il rigore decisivo, non permettendo all’Inghilterra di giocarsi la coppa contro la Repubblica Ceca. Tanti anni dopo, 25 per la precisione, nelle vesti di allenatore, in parte ha già rimediato. Anche se tutti ora sognano il premio principale. “It’s coming home” questa volta?