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In volo…con Montella. Tra carriera e Milan: “Montolivo quasi insostituibile. Fabregas? Non ha proprio le sue caratteristiche”

“La responsabilità c’è a prescindere se alleni il Milan, però fa piacere ci sia tanta fiducia. E dire che io non sono uno che coltiva molto le relazioni, non sono un ruffiano”. Chiaro, Vincenzo Montella. Sin dagli inizi della sua avventura sulla panchina del Milan, dentro e fuori dal campo: nuove idee, vecchio modulo (ripensando alle precedenti annate Inzaghi-Mihajlovic/Brocchi) e tanta voglia di dare il massimo per un’opportunità unica, giunta a sorpresa e all’improvviso. Intervistato dal “Corriere della Sera”, l’allenatore rossonero ha ripercorso la sua carriera in panchina, soffermandosi anche su diversi temi di casa Milan e non.

Roma il primo amore? Da allenatore sì. Roma è la mia stabilità, negli ultimi quindici anni casa è lì. Catania il trampolino? Sì. Era una società ben strutturata, dove si poteva crescere e sbagliare. Una città molto rispettosa dei forestieri, forse dove ho trovato più educazione. Firenze è stata stata una sfida impegnativa, vinta alla grande da tutti. Abbiamo cambiato 18 calciatori, fatto scelte tattiche rischiose per riconquistare il pubblico. Per tre anni la squadra ha divertito e ottenuto risultati, con una gestione di autofinanziamento che oggi fa tanto discutere. Genova, invece, è stata l’esperienza più difficile ma anche la più formativa. Qualcosa di buono c’è stato, per esempio abbiamo valorizzato i calciatori in rosa. Chi me l’ha fatto fare? Un allenatore ha sempre voglia di nuove sfide. Poi c’era il cuore, con la Samp c’è un legame particolare”.

Poi, una piccola, grande differenza tra il mondo da calciatore e quello da allenatore: “La parte più divertente del mio mestiere è il ritiro pre-campionato, perché puoi allenare senza l’assillo del risultato. Da giocatore non pensi, ti alleni un’ora e mezza al giorno e a volte non sei concentrato nemmeno in quell’ora e mezza. Non ero semplice da gestire. Sfortunatamente non mi è ancora capitato un giocatore che reagisce male alla sostituzione, credo saprei rispondergli. rispecchiano la società. I calciatori di oggi sono più curiosi, più preparati, più interessati, ma hanno meno pazienza e meno voglia di sacrificarsi. Se i giocatori vogliono spiegazioni da me, le hanno: quando ho escluso Bacca le avevo date. Lui l’aveva presa male infatti si è visto in campo”.

Spazio anche al capitolo Montolivo, tra infortunio, critiche e Locatelli come possibile sostituto: “Credo sia quasi insostituibile, garantisce le due fasi, ha un peso in squadra e nello spogliatoio. Sarà una perdita anche maggiore di quanto si possa pensare. Essendo il capitano, uno dei giocatori più rappresentativi, presente in questi ultimi anni di risultati inferiori alle aspettative è stato il più preso di mira. Giocare per il Milan comporta anche farsi scivolare tutto addosso. Locatelli già pronto? Nelle ultime partite è entrato sempre in momenti decisivi, quindi ha la mia massima fiducia. Nel contempo bisogna ricordare che ha 5-6 spezzoni di partite in Serie A. Mi sarebbe piaciuto farlo crescere più lentamente”.

Dalla panchina del Milan…a quella della Nazionale, idea mai concretizzatasi, con una premessa relativa al progetto dei talenti italiani: “Intanto quello dei giovani italiani è un progetto di Berlusconi, lui ne avrebbe voluti 11 titolari. Io credo che il c.t. debba avere i capelli bianchi. È vero che da quando sono a Milano qualche capello bianco mi è venuto…”. Poi, la Serie A: “La Juve sulla carta è nettamente più forte. Però il Napoli ha venti giocatori sullo stesso livello… L’Inter sarà uno dei nostri competitor, avevo citato anche il Sassuolo, ma solo alla fine del girone di andata si capirà meglio. Poi a gennaio c’è il mercato di mezzo. Il nostro progetto? Abbiamo raggiunto risultati medio-alti rispetto alle nostre aspettative, con possibilità di crescita. A me piace che attorno alla squadra ci sia un clima di ottimismo e ci sia anche nella testa dei giocatori. Bisogna essere positivi per migliorare. Invidioso per il passaggio di proprietà dell’Inter? Non ci penso, davvero. Abbiamo un numero di energie limitate e io cerco di non sprecarle, mi concentro solo sull’aspetto tecnico”.

Tra curiosità, vita a Milano e mercato, infine, Montella ha concluso così: “Desideri? Ci servirebbe un giocatore con le caratteristiche di Montolivo, che sappia giocare anche in un centrocampo a due. Fabregas? Non ha proprio quelle caratteristiche. Sul rinnovo di Donnarumma, Raiola fa il suo mestiere, poi ci penserà la società. Chi vorrei in squadra tra i compagni con cui ho giocato? Il massimo erano Mancini e Totti perché mi facevano segnare, soprattutto Roberto. Ma da allenatore vorrei Veron. Berlusconi? La prima domanda che mi fa è: ‘chi sono i due attaccanti’? Io gli rispondo: ‘quindi non possiamo giocare a tre?’ E a Milano mi trovo bene sul posto di lavoro. Ho capito che è una città che offre molto, soprattutto alla sera, da allenatore dico ahimé! Vivo a San Siro, mi piace Brera”.