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Il sogno-Nazionale, l’arrivo in Italia e la sua Sampdoria. Torreira: “Giocavo alla Tévez: Oddo, spostandomi a centrocampo, mi ha cambiato la vita”

Corsa, grinta, visione di gioco. E chiavi del centrocampo blucerchiato in mano. Nonostante un ormai lunghissimo periodo d’alto rendimento in maglia Samp, Lucas Torreira non ha ancora avuto la chance di vestire la maglia della propria nazionale: un sogno che l’ex centrocampista del Pescara culla ancora fortemente, come ammesso in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”. “Confesso che mi aspettavo una chiamata. Quando l’impegno della nazionale si avvicinava restavo in attesa, speranzoso. Invece niente. Forse è normale, visto che dall’Uruguay sono venuto via a 17 anni. Mi sembra quasi impossibile essere chiamato ora, senza che sia mai accaduto nelle qualificazioni, ma io continuo ad avere fede”.

E come ci si sentirebbe ad essere nominati in cronaca dal proprio padre, radiocronista in Uruguay per la Nazionale? “Lo farà anche ai mondiali. Sarebbe bellissimo se potesse commentare il mio esordio. Ho comprato per la mia famiglia una macelleria, è una cosa speciale. Mio padre dirige tutto, in più vi lavorano mio fratello Claudio Marcelo e mia sorella Stefani”. Un destino, quello di Torreira, cambiato da una convocazione nell’Under17, tornando indietro nel tempo: “E’ vero. Quattro ragazzi del Wanderers, dove giocavo, stavano partendo per l’Italia. Io ricevetti la convocazione e il d.s. chiese al presidente di fare un biglietto in più per me. Gli altri ora giocano in Uruguay, io sono l’unico rimasto in Italia. Vorrei ringraziare Roberto Druda. La sua famiglia mi ha trattato come un figlio. Quando sono arrivato nella Primavera del Pescara allenata dal fratello del mister Giampaolo giocavo in un ruolo alla Tevez. Ma Oddo, spostandomi a centrocampo, mi ha cambiato la vita”.

Una voglia di non mollare mai, quella di Torreira, legata anche ad un particolare aneddoto: “Avevo sei verruche in un piede, ma in quel momento mi allenavo spesso con la prima squadra e non volevo fermarmi, così non lo dicevo a nessuno. Però era difficile persino mettere le scarpe. Un dermatologo sistemò tutto. Io il giocatore con più falli subiti? Forse perché noi convogliamo il gioco al centro, creando grande intensità. Io tocco molti palloni e sono rapido a spostarlo velocemente”.

Chiusura sulla sua Sampdoria e su un idolo…ora compagno di squadra: “Sono partiti grandi giocatori, ma ne sono arrivati altrettanto forti e conosciamo sempre di più le idee dell’allenatore. La rimonta con l’Atalanta è stata magnifica. Non illudiamoci però: arriva il Crotone e sarà ancora più dura. Noi contro queste squadre soffriamo molto. Ritrovare Ramirez al mio fianco? E’ incredibile. Due ragazzi di Fray Bentos alla Sampdoria. In estate mi aveva chiamato per informarsi su Genova, così ho iniziato a sperare. Poi, quando eravamo a Dublino per l’amichevole con il Manchester, mi hanno detto che Gaston sarebbe stato dei nostri. Che felicità, personalmente non l’avevo mai conosciuto, ma sapevo che era formidabile. Sa dettare i tempi, capisce quando è il momento di gettarsi in avanti e quando bisogna tener palla. Per noi è fondamentale”.