Il ‘Secondo Tempo’ di Ettore Mendicino, attaccante del Monza con la valigia sempre in mano: “La parte migliore della mia carriera deve ancora venire”.
Max Pezzali cantava il suo “Secondo Tempo”, Ettore Mendicino lo sta giocando. Attaccante del Monza squadra che milita nel Grone A di Serie C, 28 anni e una carriera con la valigia in mano, anzi il borsone. Più di 165 presenze in Serie C dopo gli inizi con la Lazio e anche qualche presenza con le varie under della nazionale italiana. Un giocatore maturo – come ama definirsi – e un’esperienza di vita e calcio importante alle spalle, ma lui sogna ancora in grande e il suo secondo tempo vuole viverselo al 100%.
Lui è appena arrivato al Monza, in prestito dal Cosenza, ma non possiamo non cominciare chiedendogli della Lazio, croce e delizia della sua carriera. Qui ha avuto modo di vivere il grande calcio e di allenarsi con campioni importanti che gli hanno insegnato tanto. Da Pandev a Zarate passando da quel Simone Inzaghi ora protagonista sulla panchina della Lazio:
“Con lui avevo un bel rapporto. Io ero un ragazzo giovane, alle prime armi, lui era a fine carriera. Era un leader nello spogliatoio e con noi giovani era simpatico e disponibile. Mi prendeva in giro perché il mio esordio in Serie A gli costò la tribuna. Sono molto contento della carriera che sta facendo, ma un po’ me lo aspettavo: dal modo in cui parlava e si muoveva in campo si capiva che aveva delle idee di calcio molto speciali. Era un giocatore pensante”. La lazio gli ha dato tanto, ma a sentire lui lo ha anche limitato perché fino a 25 anni era sotto contratto con i biancocelesti che lo hanno fatto girare tanto in prestito e questo lo ha un po’ limitato, ma non abbattuto: “Sicuramente girare tanto non è stata una cosa che ho amato particolarmente. Purtroppo nella mia carriera finora le cose sono andate così. A Monza sono arrivato adesso, in prestito dal Cosenza e anche questo comunque non garantisce una continuità di lavoro, per ora, con questa società nonostante io sia felicissimo di essermi accasato qui. Ma nonostante io abbia girovagato molto nella mia carriera un aspetto positivo c’è: sono riuscito ad emergere e fare bene sempre, integrandomi dovunque sia andato. Non è da tutti”.
“Ora ho 28 anni è vero, ma sto bene fisicamente e mi sento un grande esperto di questa categoria e del calcio in generale, posso dare e fare ancora tanto. La parte migliore della mia carriera deve ancora arrivare. Io mi auguro di giocare fino a 38/40 anni e di salire di categoria magari arrivando in Serie B e in A con la stessa squadra. Dopo tanto girovagare è la cosa a cui tengo di più. Tanti giocatori alla mia età ci sono riusciti e ora giocano in Serie A e B con grande naturalezza”. Sguardo felice, nonostante le difficoltà, e occhi della tigre, that’s Mendicino. Il viaggiatore che non si arrende mai. Già, viaggiatore… perché uno come lui, sempre sul piede di partenza non può che amare che una cosa oltre al calcio: viaggiare. “Quando posso prendo e vado via. Mi piace scoprire nuove realtà, nuovi posti. Viaggi non per forza di divertimento, ma d’esplorazione. Mi appassiono alle cose che possono dare un bagaglio culturale in più alla mia vita”. Bellissimo.
fantacalcio. Da sportivo e appassionato di calcio (“Nel tempo libero guardo tantissime partite di qualsiasi campionato”) non poteva che giocare anche lui al gioco più bello del mondo, dopo il calcio: “Lo faccio coi miei ex compagni del Cosenza perché chiaramente ho iniziato lì la stagione. La squadra si chiama Team Balllo e sono in coppia con Tommaso D’Orazio. Siamo secondi in classifica, ma all’inizio ci davano tutti per spacciati. E questo ci ha dato fiducia perché vuol dire che siamo dei grandi intenditori di calcio. Noi avevamo puntato tutto su Dybala ma alla fine Luis Alberto ci ha fatto fare il salto di qualità”. Intenditore.
E l’idolo? Fernando Torres, quello che scivolava come un torero sotto la Cop. E Ettore Mendicino lo ha anche affrontato in amichevole, ad Anfield: “Una serata magica che non scorderò mai. Mi annullarono anche un gol. Non ci potevo credere e in fatti la mia posizione era regolare. Ma non c’era ancora il VAR. A fine gara ho cercato Torres per chiedergli la maglia, ma l’aveva già data a Siviglia, peccato”.
Tra ricordi del passato (“mi danno la carica per fare bene e puntare sempre più in alto”) al presente targato Monza: “Ripensare ad Anfield mi dà una carica incredibile per andare avanti a sognare, ma tengo i piedi per terra perché ora il mio Anfield è Monza dove voglio raggiungere obiettivi importanti”. Banale, mai. Ettore Mendicino è carico per l’inizio del suo ‘Secondo Tempo’ e vuole goderselo fino in fondo magari con un po’ più di stabilità e meno girovagare.