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Il ruggito di Gnahorè, la pantera rosanero che rischiava di smettere

Pogba, Kondogbia e… Gnahoré. Trova l’intruso, verrebbe da dire. Eppure quel centrocampo della Francia under 18 era proprio così. I primi due ai lati e in mezzo Eddy, spesso il migliore del trio. E poi cos’è successo?

Uno è stato pagato 110 milioni, l’altro 40 e un altro ancora è rimasto alla periferia del calcio. Infortuni, incidenti, scelte sbagliate. Da promessa a Godot, da tutto a niente. La scorsa estate Eddy Gnahoré ha scelto Palermo per mettersi alle spalle il passato. Mesi di alti e bassi, ma nella partita più importante della stagione, eccolo: sostanza, corsa e un gol che rimette i siciliani al tavolo promozione. Frosinone sconfitto col ruggito della pantera rosanero. Il boato dei 15 mila del Renzo Barbera al fischio finale come dichiarazione di guerra e promessa.

“Per noi stasera era fondamentale vincere, abbiamo fatto il nostro dovere e sono contento di aver dato il mio contributo”. Misurato nelle parole, meno in campo. Per 90 minuti l’ex Perugia è stato un coltello a centrocampo. Distruzione e costruzione, inserimenti e cavalcate. Davanti a lui aveva Chibsah. Era la prima volta che lo incontrava da Benevento-Perugia, semifinale di andata dei playoff dello scorso maggio. Nel bene e nel male erano stati i protagonisti di quel confronto. Chissà se ci ha ripensato Eddy a quella palla persa e al gol del ghanese, decisivo nel doppio confronto.

Un incidente, decisivo per vedere sfumare la serie A. Sportivamente grave, ma niente a che vedere con quello che un paio d’anni fa rischiò di spezzargli la carriera: uno schianto sull’A21, fra Brescia e Torino, il volo in elicottero all’ospedale di Alessandria. Frattura dell’anca, campionato finito. E a dire la verità, neanche iniziato.

Gnahorè a gennaio era stato acquistato dal Napoli. Il ds Giuntoli era rimasto impressionato dalle prestazioni del francese in Lega Pro a Carrara. Tre settimane in prova, poi la decisione di girarlo in prestito a Carpi. Neanche il tempo di arrivare ed era già tutto finito. Un incubo, come quello che tre anni prima aveva bloccato la crescita di un ragazzo cresciuto nelle giovanili del Manchester City con ben altre prospettive.

Nel 2013 infatti, sembrava aver trovato la sua dimensione nel Birmingham, Championship inglese. Eddy aveva vent’anni e la voglia di spaccare tutto. Ma purtroppo, in allenamento, a finire in frantumi fu il suo crociato anteriore. Da Pogba a un letto d’ospedale. Un’operazione complessa e i dubbi sulle possibilità di un pieno recupero. Non solo suoi. Gli inglesi che non rinnovano, Eddy che resta a piedi.

È la Carrarese a raccoglierlo. Lo stadio dei Marmi non sarà l’Etihad ma va bene lo stesso. Mister Remondina si ritrova per le mani un’arma impropria per la categoria. Un sultano di 188 centimetri, abbinati a tecnica e intelligenza di gioco. Ritrova il sorriso, la fiducia e chi si accorge di lui. Zamparini preme per averlo, Giuntoli la spunta. È solo un appuntamento rimandato. Una costante del suo percorso. Che vuoi che sia quando hai rischiato di morire in autostrada.

Aveva sognato di ripartire dal Crotone neopromosso in serie A. Non era andata bene. Solo 25 minuti in mezza stagione. Meglio fare un passo indietro: Perugia, il suo modo di prendere la rincorsa. Tutto bene fino a quell’errore di Benevento. Destino maledetto, di nuovo. Eppure Eddy non si è piegato. Perché spesso la vita è un romanzo a lieto fine. E a chi sa attendere, riserva un sapore dolce. Quello che lui ha scoperto a Palermo, fra cassate e cannoli. La sua debolezza, forse l’unica di un ragazzo del ’93 che quest’anno ha già fatto 4 gol.

“Non mi pongo un obiettivo personale, per me conta solo la squadra”. Non il tipo da grandi proclami, l’avrete capito. Ma questo importa poco. In una città che ama alzare la voce, da Ballarò a Vucciria, dai pescatori di Mondello alla gente del Barbera, Eddy ascolta e lascia che il campo parli. Magari come ha fatto oggi: velo, assist di La Gumina e diagonale vincente. Gol del numero 13, in un giorno in cui tutti idealmente portiamo quella maglia.

Chissà se Eddy ci ha pensato a Davide. La morte lo ha sfiorato due anni fa, in un 13 febbraio. Correva troppo veloce, si è salvato. Ha imparato dai suoi errori. Il Napoli può ancora esercitare un diritto di recompra. La serie A è la sua destinazione. Ci vuole arrivare con le sue gambe. Per dimenticare Benevento. E per mantenere promesse interrotte.