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Il paragone con Van Basten, il gol alla Bergkamp e il mito Ibra: ecco Schick, nuova stella della Roma

Il ciuffo biondo sempre perfetto, la faccia da tipico bravo ragazzo. L’aria, quella sì, forse un po’ snob. Professione? Attaccante, anche se visto il fisico avrebbe tranquillamente potuto fare il modello, come la sorella Kristina. Fortunatamente, però, il talentino ceco Patrik Schick ha deciso di giocare a pallone: come, lo ha mostrato lui stesso al suo primo anno di Serie A. Nove mesi, bastati ad attirasi gli occhi (tantissimi) del mercato addosso: dall’Inter alla Juventus, passando per PSG in Francia, l’Atletico Madrid in Liga, il Borussia Dortmund in Bundesliga, Arsenal e Tottenham in Premier e la Roma. Sulle tracce del giocatore già un anno fa, pronta ora ad aggiudicarsi gol e giocate della nuova stellina del campionato italiano con un anno di ritardo. Undici reti e cinque assist, – gol che diventano tredici contando la Coppa Italia – i numeri tricolore del classe ’96, a soli ventuno anni capace di bruciare letteralmente le tappe e ritagliarsi da subito un ruolo da protagonista in Serie A.

Riavvolgere il nastro per credere, prima puntata l’investimento di quattro milioni fatto un’estate fa dalla Sampdoria: quelli finiti nelle casse dell’Athletic Club Sparta Praha fotbal, dove Patrik bambino ha dato i primi calci ad un pallone. Maglia verde-bianca dei Canguri del Bohemians 1905 sulle spalle, invece, le otto presenze (e un gol) che convincono l’uomo mercato del club di Ferrero Riccardo Pecini a battere la concorrenza (fortissima) dei giallorossi e i sondaggi di Napoli e Lazio. È l’estate del 2016. Il debutto in Italia? In Tim Cup ad un mese esatto dal suo arrivo di metà luglio, una settimana dopo arriva anche quello in Serie A, alla prima di campionato ad Empoli. Titoli di coda, del primo episodio. Perché per il ‘Cigno di Praga’ – come soprannominato in patria – è già tempo di scrivere una nuova storia.

Episodio numero due: titolo della puntata “Prima gioia in serie A”. Assist di Praet, sinistro a incrociare alle spalle del portiere e all’esordio da titolare, eccolo il biglietto da visita al nuovo campionato: di fronte, e in casa, di quella Juventus per qualche settimana futuro del giocatore. Primo gol in Serie A, primo passo verso una storia tutta da scrivere che sembrava essere destinata al bianco e nero: dello Juventus Stadium, dove la stellina Patrik Schick inizia a brillare. Da titolare, più spesso dalla panchina: “Perché per come vedo io il calcio le partite si giocano in quattordici, – le parole del suo allenatore Marco Giampaolo – per questo chi subentra è importante quanto chi gioca dall’inizio”. E lui, l’attaccante che a qualcuno nelle movenze ha ricordato Van Basten – “Non me l’hanno mai detto, lui è un grande campione e mi fa piacere un paragone così ma non credo di ricordarlo così tanto” – e che insegue il mito di Ibrahimovic, in campo ci scende quasi sempre. Subentrando e… segnando. Entra e segna, è la nuova regola di Patrik Schick.

Il tempo di trovare spazio dall’inizio, complice l’infortunio di Luis Muriel con la nazionale, e per Patrik è ora già di scrivere il terzo episodio della sua storia italiana: titolo? “Gioca e… segna”. Eh già, la seconda parte non cambia. Mancanza di fantasia? Macché, è solo che sia partendo dalla panchina o dal cerchio di centrocampo il risultato è lo stesso. Rete a San Siro a dare il via alla vittoria sull’Inter, gol della bandiera in casa del Sassuolo. Da vedere e rivedere quello alla Bergkamp al Ferraris con il Crotone. Magie in loop e decimo gol in campionato per la stellina ceca, a farne il più giovane giocatore ad aver raggiunto la doppia cifra nella Serie A 2016-17. Quarto più giovane giocatore con almeno dieci reti messe a segno nei maggiori cinque campionati europei, dopo Kylian Mbappé del Monaco, Dele Alli del Tottenham e Timo Werner del Lipsia.
Ennesimo record, dopo quello di miglior marcatore da subentrante nei maggiori cinque campionati europei.

Numeri da grande, per chi di anni ne ha appena ventuno. Il segreto? Tra talento cristallino e un’incredibile voglia di crescere, a svelarlo lo stesso giocatore. “Dopo i primi nove gol gli avversari sono più preparati, conoscono meglio i miei movimenti e il mio modo di giocare” le parole dell’attaccante, partita dopo partita sempre più marcato a vista dagli avversari. E allora lui che fa? S’inventa una giocata a far letteralmente impazzire stadio, marcatore di turno e tutti gli amanti del pallone: sombrero su Ferrari, tocco perfetto ad allungarsi la palla e freddezza glaciale davanti a Cordaz, pallone in rete e braccia larghe ad aspettare l’abbraccio dei compagni. A quindici anni dal gol tornato alla mente di molti firmato da Dennis Bergkamp contro il Newcastle, maglia dell’Ajax sulle spalle.

L’ultimo gol della stagione, quello dell’1-1 in casa del Torino. Ennesima magia, ennesima tappa verso un futuro che ora si è tinto di giallorosso. Lo volevano in tanti, alla fine l’ha spuntata la Roma, – dopo un passaggio alla Juventus saltato a causa di un’aritmia e dello stop di un mese ormai alle spalle – decisivo il blitz di Monchi e Baldissoni a Montecarlo con l’agente Pavel Paska e l’intermediario Satin, a mettere sul piatto quarantadue milioni (cinque di prestito con obbligo più due di bonus) per non farsi scappare il giocatore: questa sera l’arrivo a Roma, domani le mediche e l’annuncio ufficiale del suo arrivo. Come voluto da Di Francesco, col giocatore che raggiungerà i nuovi compagni pronto a preparare la prima sfida in giallorosso proprio contro quella che fino a poche ore fa è stata la sua Sampdoria. Quella Sampdoria che lo ha scoperto, fatto diventare una stella pronta a brillare sotto al cielo di Roma: quella di Patrick Schick, ciuffo biondo sempre perfetto e fisico da modello. Pronto a scrivere un altro capitolo della sua breve ma già bellissima storia: il titolo? “Roma, eccomi. Sto arrivando!”