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Il mondo di Verdi: “CR7? Impressionante. Il Milan? Andarmene mi ha sbloccato, a Bologna mi sento a mio agio”

Italia-Spagna-Italia. E non c’entra nulla con le qualificazioni mondiali, è “soltanto” il viaggio di maturità di Simone Verdi. Cresciuto nel b, rinato a Bologna. Assist e gol, ma non ditegli che gli è scattato qualcosa perché vi risponderebbe che “come per molti giocatori, ci sono annate in cui bisogna fare esperienza ed è quello che ho fatto io nei quattro anni e mezzo tra A e B. Però forse sì – continua l’attaccante del Bologna in un’intervista alla Gazzetta dello Sport oggi in edicola – qualcosa in me c’è di diverso: mi sento più a mio agio, e questo mi fa osare di più”. E il Milan? Un rimpianto? “Probabilmente mi sono libera­to a livello psicologico. Il giro­vagare col marchio Milan non è stato un bene per me. Nel senso che spesso le società, giusta­mente, tendono a valorizzare giocatori che a fine stagione po­trebbero diventare di proprietà rispetto a quelli che devono rientrare alla casa madre”: impeccabile. Come il suo destro, ed il suo sinistro: “Calciare con en­trambi i piedi non è una follia ma una fortuna che ho fin da piccolissimo, quattro­cinque anni”. L’Eibar il punto più basso, forse. L’Italia quanto mancava? “In realtà l’esperienza in Spa­gna mi ha aiutato tantissimo, soprattutto a livello psicologi­co, perché lì si vive il calcio in maniera diversa. In Italia i giocatori tendono a entrare in campo con la fac­cia cattiva per dimostrare che sono concentrati. In Spagna c’è molta più leggerezza, una risa­ta non è mancanza di concen­trazione ma solo un altro modo di approcciarsi alla partita”. E Cristiano Ronaldo? “Dal vivo è una cosa… bellissima. Impressionante. Sulle palle alte staccava due­ tre secondi prima dei nostri di­fensori e rimaneva per aria. In­ somma, di un altro pianeta”.

Il ritorno in Italia parla emiliano. A Carpi, per l’esattezza: “Pasciuti mi ha aiu­tato tanto. In settimana mi sentivo bene, credevo di esse­re titolare e invece niente. Lui mi ha detto di non mollare, che i frutti prima o poi sareb­bero arrivati. Lo ringrazio an­cora oggi, perché aveva ragio­ne”. Cosa manca? “Nella gestione della partita sono ancora troppo istintivo. Vedi contro l’Inter a San Siro, quando eravamo in sofferenza. Cercare sempre la giocata non favorisce la squa­dra, in quei momenti bisogna te­nere palla, farsi fare fallo per far rifiatare la difesa. E poi devo tro­vare un po’ di continuità”. Per trovare anche la Nazionale? “All’inizio della stagione pensa­vo solo a fare bene e migliorare col Bologna. E’ normale che poi quando le cose vanno bene… Chi fa questo lavoro fin da picco lo sogna di indossare l’azzurro”. Italia-Spagna-Italia, appunto.