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Il gol di Acampora è nel segno di Maradona: “Qui tifo Napoli con Calaiò, ma voglio segnare ancora per lo Spezia”

Dribbling secco e palla sotto l’incrocio. Niente male come primo gol tra i professionisti per Gennaro Acampora che sabato ha contribuito al successo del suo Spezia. “La cosa che più di tutte mi ha reso felice – racconta Gennaro Acampora a gianlucadirmazio.com – è stato segnare nel nostro stadio”. Si, perché quello tra Gennaro è lo Spezia è un legame davvero unico. “Questa società è la mia seconda casa. Sono qui da 6 anni, cioè da quando ne avevo appena 16. Hanno creduto in me in un momento molto difficile della mia crescita e per questo non finirò mai di ringraziarli”.

Dopo 4 anni nel settore giovanile del Napoli, infatti, Gennaro Acampora aveva deciso di mollare tutto. “Avevo capito che non credevano più in me e così decisi di lasciare la squadra della mia città”. Addio Napoli ma non addio al suo sogno. “Dopo aver lasciato il settore giovanile azzurro ho iniziato ad allenarmi da solo: correvo nella villa comunale del mio quartiere per tenermi un po’ in forma e non ho mai smesso di crederci anche grazie all’aiuto di mio padre che mi è sempre stato accanto”.

Poi è arrivato quel provino con lo Spezia che gli ha cambiato la vita. Adesso questa maglia bianca e nera è diventata la sua seconda pelle. “Magari potessi diventare una bandiera di questa squadra”. 22 anni ma idee già molto decise, come la sua personalità, che non gli ha impedito di calciare il rigore decisivo nella gara di Coppa Italia contro la Roma all’Olimpico. “Ero abbastanza tranquillo perché avevamo già segnato 3 rigori. Ma ciò non toglie che sia stata un’emozione grandissima, per di più in uno stadio che avevo sempre visto in tv da ragazzino”.

Esordio tra i professionisti, rigore decisivo contro la Roma e primo gol, tra le tre emozioni Gennaro non ha dubbi su quella che è stata la più forte. “Al primo posto metto la rete di sabato, anche perché in tribuna c’era tutta la mia famiglia e hanno potuto assistere al gol dal vivo”. E poi, una volta tornato nello spogliatoio è arrivato il messaggio più bello. “Quello della mia ragazza alla quale avevo dedicato il gol”.

Non solo piedi buoni, Gennaro è un centrocampista moderno, gli piace fare la mezzala ma anche il mediano, perché a detta sua “basta che sto in campo e sono felice”. E soprattutto gli piace migliore sempre, settimana dopo settimana. Il campo è un’ottima palestra, ma non c’è solo quello. “Mi piace   stare insieme ai compagni più esperti perché mi possono dare consigli utili: su tutti seguo molto Migliore, Calaiò, Terzi e Juande”.

A proposito di Calaiò… “Con lui ho un rapporto speciale: prima di tutto perché come me è tifoso del Napoli e poi perché lo lego sempre alla mia esperienza nelle giovanili azzurre. A quei tempi facevo sempre da raccattapalle al San Paolo e lui era uno dei protagonisti in campo con la maglia della prima squadra. Ecco perché oggi mi sembra un sogno poterci giocare insieme e potermi far dare qualche consiglio”.

Napoletano e tifoso del Napoli, Gennaro è cresciuto con il mito di Maradona. Ma come è possibile per un ragazzo nato nel 1994 quando Diego aveva quasi definitivamente concluso la sua carriera da calciatore? “Il colpo di fulmine c’è stato quando da ragazzino ho fatto uno stage in una scuola calcio con Maradona e Bagni e fu proprio Diego ad allenarmi per qualche ora. Da quel momento me ne sono definitivamente innamorato”.

Beh a giudicare dalla serpentina di sabato e dal gol sotto l’incrocio, c’è da dire che Gennaro Acampora ha saputo imparare molto in fretta dal questo maestro così speciale.