Onuoha e la rissa con Ibra: “E’ un teppista. Da lui solo minacce”
Il difensore ex City e QPR è tornato sulla rissa avuta con lo svedese nell’ultimo turno di MLS: “Mi diceva che mi avrebbe fatto male”
Giocare contro Ibrahimovic, per un difensore, è sempre dura. Sia per i colpi di classe che lo svedese sa inventarsi sia per l'enorme pressione psicologica che è capace di metterti addoso. Ne sa qualcosa Nedum Onuoha, ex centrale di City e QPR che nell'ultimo turno di MLS ha affrontato il LA Galaxy di Zlatan.
Come è finita? Con Ibra che ha fatto gol, facendo vincere la sua squadra contro il Real Salt Lake. Tutto normale, ma la questione non si è esaurita lì. Già, perché lo svedese, dopo aver segnato, ha esultato in faccia a Onuoha, con cui c'è stato poi un secondo battibecco negli spogliatoi nel post gara.
Tutto frutto di 90' di provocazioni, svelate dallo stesso difensore ai microfoni di Love Sport Drive: "Il suo comportamento non ha influenzato il modo in cui ho giocato, ma mi ha solo motivato di più – ha spiegato – dopo il 60 ° minuto ha iniziato a dirmi di guardare l'orologio, perché di lì a poco mi avrebbe fatto male".
Un comportamento che a Onuoha non è piaciuto affatto: "Queste sono parole che probabilmente ho sentito due o tre volte in tutta la mia carriera, di solito da persone che sono teppisti completi. Una cosa è essere competitivi, ma un'altra cosa è minacciare un danno contro un altro professionista. Ho giocato con una domanda costante in testa: è questo il momento del calcione? Non è la situazione ottimale per stare in campo".
Dal campo allo spogliatoio. Il confronto è durato anche dopo il match: "Mai in tutta la mia carriera un avversario è entrato nello spogliatoio cinque minuti dopo la fine di una partita – ha aggiunto – mi ha chiesto: ti sei calmato ora grande uomo? Ti sei calmato?. È stato un momento surreale. Io gli ho risposto: no, non mi sono calmato, se pensi che sia giusto dire quello che hai detto sul campo, allora ti sbagli".
Gli animi non si sono placati dunque: "Il modo in cui ha giocato non è stato giusto. Non lo insegnerei mai ai miei figli. E' stato aggressivo ed irrispettoso. Peccato che gli attaccanti abbiano sempre l'ultima parola. In questo caso, per esempio, se non avesse segnato, sarebbe passato come lo zimbello della situazione avendo fatto una bruttissima partita".
"Purtroppo non si otterrà nulla – ha concluso amaro il difensore del Salt Lake – diventerà una di quelle storie che dimostrano come Ibra sia competitivo e questo è ciò che lo rende celebre e gli fa dire di essere uno dei migliori di tutti i tempi"