“I ragazzi si dividono tra allenamenti e lavoro, ma sogniamo lo stesso la Champions”. La Fiorita, Procopio racconta la realtà sammarinese
“La squadra è forte, non mi sento un mago”. Sette vittorie di fila, primo posto a un punto: il La Fiorita è sbocciato. Se la crisi di inizio stagione è già un lontano ricordo gran parte dei meriti vanno a Gianluca Procopio, un passato da attaccante tra serie B, C, con quasi 300 presenze tra i professionisti e 80 gol. “Impegni lavorativi” hanno costretto Nicola Berardi a lasciare la guida dei gialloblù, che venivano da tre sconfitte consecutive: inaccettabile per i campioni uscenti. Ci ha pensato l’ex Catanzaro a rigenerare motivazioni e stimoli della squadra quattro volte scudettata. Ex allenatore della primavera di Santarcangelo e Catanzaro, Procopio non era tuttavia alla prima esperienza alla guida dei “grandi”: “Sì, perché in realtà già in serie D, nel Montecchio, avevo avuto nelle ultime 10 giornate un’esperienza da giocatore-allenatore” – racconta l’allenatore del La Fiorita ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – “Mi ero rotto la mandibola e non potevo più scendere in campo. Già da allora ho iniziato a capire cosa significhi guidare una prima squadra”.
In rosa giocatori di qualità ed esperienza come Adrian Ricchiuti, Andy Selva e Samuele Olivi: tanta roba per San Marino… “Era un gruppo valido tecnicamente, serviva semplicemente ricreare lo spirito giusto e rigenerare le motivazioni. Sapevo che questi giocatori potevano fare molto meglio e ho capito subito che si trattava di un blocco mentale. I miei moduli preferiti sono il 4-3-3 o il 4-2-3-1 anche se alla fine conta poco. Bisogna sempre adattarsi alle caratteristiche dei calciatori che hai in rosa. Io ho un’idea di gioco che va modellata a seconda delle esigenze ed è quello che ho fatto con questi ragazzi. Non è stato semplice risalire, perché la qualità media di tutte le squadre è salita, adesso c’è un buon livello tecnico. Tutti i club si sono rinforzati nella speranza di regalarsi la vetrina europea, i preliminari di Champions e di Europa League: ci sono diversi giocatori di livello. Posso paragonare questo torneo alla Serie D italiana, anche se molte di queste rose potrebbero tranquillamente giocare in Serie C“.
Una difficoltà in più è data dal fatto che alcuni giocatori del La Fiorita devono dividersi tra lavoro e allenamenti: “Sì, molti dei miei ragazzi purtroppo non possono mantenersi con il calcio e si danno da fare anche con altri lavori. Ma la passione li spinge ad essere sempre puntuali, professionisti nell’atteggiamento e nello spirito. Ci alleniamo dalle 5 del pomeriggio, quando c’è la possibilità per tutti di staccare dai loro impegni e dedicarsi alla squadra. Ora c’è un mese di pausa, riprenderemo il venti di gennaio con il campionato. Ai miei giocatori ho concesso 10 giorni di pausa ma con i compiti a casa… ‘Divertitevi, mangiate e bevete… ma con moderazione!’ gli ho detto. Abbiamo un obiettivo ben preciso, vincere il campionato, nessuno deve dimenticarselo. E poi tanto ci penso io a fargli perdere il peso di troppo… (ride)”. Pure a San Marino inizia il mercato, anche se i fondi da investire in acquisti non sono tantissimi: cosa manca alla squadra? “Stiamo cercando una punta per completare la rosa, per il resto sono soddisfatto dell’organico. Qui il budget medio per il mercato è di 150-180 milioni di euro, e ti parlo di tutto il campionato. Un’inezia anche in serie D, cifre importanti, invece, per la realtà sammarinese”.
Insomma, ci vuole un po’ di fantasia e tanta passione. E gli stimoli giusti, quelli che potrebbero spingere il La Fiorita a un’impresa storica, il passaggio dei preliminari di Champions: “Quando vai in campo le motivazioni possono fare la differenza. Il gap tecnico può essere colmato dalla fame di arrivare a palcoscenici importanti come la Champions. Già l’anno scorso sembrava impossibile passare il primo turno e invece con il Linfield il La Fiorita ha sfiorato l’impresa: dopo l’uno a zero dell’andata in Irlanda del Nord a San Marino è finita zero a zero, con diverse occasioni per portare la gara ai supplementari. Un passo alla volta. In caso di vittoria del campionato prenderemo il preliminare come un premio. Poi l’appetito vien mangiando… In squadra ho giocatori che hanno fatto per tanti anni il professionismo, Olivi e Ricchiuti hanno giocato addirittura in serie A, Andy Selva è arrivato fino alla B. Si nota il tasso tecnico superiore ovviamente e nonostante l’età che avanza sono ancora professionisti impeccabili. Si allenano e giocano a mille, danno l’esempio a tutti, quello che chiedo a loro. Oltre a fare la differenza in campo…”.
E anche Procopio è arrivato a un passo dal paradiso calcistico italiano: “L’apice della mia carriera è stato il Pescara in B. Però, essendo nato a Catanzaro, il più grosso orgoglio della mia carriera è aver indossato quella maglia. A livello realizzativo, invece, ricordo con grandissimo piacere i gol segnati al Genoa con il San Marino, la mia stagione più importante a livello realizzativo. Più di 400 partite in carriera, qualcosa spero di averla imparata…”. E se per caso ci fosse bisogno di un consiglio ci sono sempre i fratelli Inzaghi, giusto? “Sì, come fai a saperlo? (ride) Sono molto amico sia di Simone che di Filippo. Ora però non chiedermi chi è più bravo perché mi metti in imbarazzo, sono bravi tutti e due. Li conoscono da tanti anni e quello che ho sempre apprezzato di loro è l’umiltà. La carriera di Pippo parla da sola e pure Simone ha giocato ad altissimi livelli, è stato solo sfortunato. In panchina le cose si sono un po’ invertite, ma stanno dimostrando entrambi che se il calcio lo hai nel sangue non puoi non fare bene. Quando ho bisogno di consigli i fratelli Inzaghi sono sempre disponibilissimi. Spesso vado a trovarli durante partite e allenamenti. Mi rende orgoglioso questa amicizia”.
L’obiettivo più grande? “Crescere, fare esperienza e capire dove posso arrivare. L’ambizione è la massima possibile, arrivare in una panchina di serie A, ma la strada è lunga e tortuosa”. Prima tappa San Marino, in lotta per lo scudetto, tanto per iniziare bene…