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I lupi sono tornati. Più forte delle controversie, il Wolverhampton conquista la Premier e risveglia le polemiche degli avversari

Più forti delle controversie, più delle invidie e delle accuse. Più forti di tutti. Il Wolverhampton torna in Premier League, la Championship non è ancora finita ma la squadra guidata da Nuno Espirito Santo ha già festeggiato lo scorso weekend l’aritmetica promozione in prima serie. I lupi tornano a farsi sentire, protagonisti di un campionato strepitoso concluso con quattro giornate d’anticipo. 95 punti, 12 di vantaggio sul Cardiff e 13 sul Fulham, 29 vittorie, 8 pareggi e appena 6 sconfitte. 78 gol realizzati (miglior attacco) e 36 subiti (seconda miglior difesa). Numeri di un trionfo che in Inghilterra è stato sviscerato e discusso, non soltanto dal punto di vista sportivo. Succede spesso che la gloria attiri anche le polemiche, in alcuni casi addirittura una sorta di odio sportivo. Era accaduto al Lipsia autore della scalata fino alle primissime posizioni della Bundesliga nella stagione scorsa, sta accadendo in queste settimane anche al Wolverhampton.

Nel 2012 la retrocessione in seconda categoria, un anno dopo in terza. Sembrava la fine di un club glorioso, con i suoi 141 anni di storia e uno stadio ‘da grande’. Sei anni dopo la caduta i Wolves hanno rialzato la testa e lo hanno fatto in grande stile. Numeri strepitosi, di quelli che non ammettono repliche. Ma a far parlare non sono soltanto i risultati. Il club infatti da alcuni anni porta con sé alcune controversie su cui la Premier League ha già promesso di investigare nei prossimi mesi per garantire la regolarità del campionato.

Il “giocattolo” di Mendes?

Come ha avuto modo di precisare il Telegraph, numerose sono state le squadre che hanno segnalato e insistito sul legame esistente tra il Wolverhampton e Jorge Mendes. La “vicenda” nasce nel luglio del 2016 quando un gruppo cinese (il Fosun International) ha acquistato il club. Nulla di speciale, verrebbe da pensare, se si considera che anche il Leicester – tra gli altri – fece più o meno lo stesso percorso prima di arrivare a vincere la Premier League. Quello che va precisato è che il legame con uno degli agenti più influenti del mondo del calcio avrebbe permesso ai Wolves di avere una posizione privilegiata negli affari di mercato.

Il Leeds United, l’Aston Villa e il Derby County hanno così iniziato la loro battaglia per mettere in luce tutte le ingiustizie (presunte, fino a prova contraria) che avrebbero portato al successo la squadra di Espírito Santo. Sul campo però la storia è chiara e sotto gli occhi di tutti, così come il gran numero di calciatori arrivati sotto la procura di Mendes. A cominciare proprio dall’allenatore, con cui molti anni fa l’agente iniziò la sua straordinaria carriera quando entrambi erano ancora poco conosciuti. Oltre a Nuno in estate la scuderia Mendes ha portato tra i lupi anche Rubén Neves, Ivan Cavaleiro e Diogo Jota, promettenti ‘stelline’ che un po’ a sorpresa hanno lasciato le loro precedenti squadre per iniziare un’avventura in seconda serie.

A questi vanno aggiunti anche Helder Costa e Miranda, e c’è chi è pronto a giurare che dietro a questi importanti esborsi da parte di un club sì ambizioso, ma pur sempre di secondaria importanza, ci sia la mano della Gestifute – anche se nessun elemento esterno a un club può influire in materia di calciomercato. Le cose sembrano però essere andate diversamente. Una sorta di regia esterna, la costruzione di un giocattolo quasi perfetto che ha così risvegliato la rabbia degli avversari. Il miliardario proprietario del club infatti possederebbe anche il 20% delle quote dell’agenzia di Jorge Mendes, uno che da solo regge quasi completamente il calciomercato portoghese e che già in passato venne accusato di essere la mente del Rio Ave (che in patria è appunto chiamato “Mendes FC”).

Nunomanía

“Dovremmo giocare una competizione onesta, non è giusto e legale competere con una squadra coinvolta con la più grande agenzia di calciatori al mondo”. La denuncia del proprietario italiano del Leeds, Andrea Radrizzani, ha così messo in luce la vicenda. Toccherà alla FA fare le opportune verifiche, dopo la vittoria del campionato però, per i tifosi esiste solo la gioia di una risalita durata sei anni. A Wolverhampton è Nunomanía: al di là del potenziale economico che c’è dietro il successo, l’allenatore portoghese è riuscito dove altri allenatori prestigiosi in passato avevano fallito. Dall’arrivo della nuova presidenza, infatti, non era stata trovata la giusta stabilità nemmeno con nomi Paul Lambert o Walter Zenga, le cifre spese in estate sono considerevoli ma non si discostano molto da quelli investite da avversarie sulla carta dello stesso livello, che hanno però deluso nel corso della stagione.

Il merito dell’allenatore quindi c’è ed è chiaro; per il ruolo di portiere Nuno ha puntato tutto su John Ruddy, ex nazionale con l’Inghilterra che è riuscito così a fare della sua squadra la seconda meno battuta del campionato. Difesa a tre, un centrocampo fisico e ricco di qualità al tempo stesso, capace di dare un contributo fondamentale con i suoi gol da fuori area, e un attacco che non ha mai tradito. Il risultato è una stagione storica, in città addirittura sono state prodotte magliette, tazze e altri oggetti quotidiani con la faccia dell’allenatore portoghese che addirittura fuori dai ristoranti viene invitato ad entrare per cenare gratis. I tifosi amano il Wolverhampton, gli avversari un po’ meno.

I lupi sono tornati a farsi sentire alla fine di una stagione ai limiti della perfezione: dalla seconda giornata sono in zona promozione, da ottobre al primo posto di una classifica che hanno continuato a guidare fino al raggiungimento dell’obiettivo. Un cambio di proprietà – e soprattutto di mentalità – che era necessario, la squadra dei veterani che non riuscirono a evitare la retrocessione nel 2012 sembra lontanissima. Sei anni fa vennero salutati dagli applausi di tutti i loro tifosi allo stadio, scene indimenticabili e commoventi simili a quelle viste al termine della partita tra Benevento e Atalanta in Serie A. Oggi Wolves festeggiano. E sognano. Perché non farlo in un campionato che due stagioni fa vedeva trionfare il Leicester di Ranieri contro le previsioni di chiunque?