I libri, il footgolf e Mimmo Di Carlo. Luciano Foschi si racconta: “Ravenna la mia favola”
L’allenatore del Ravenna, squadra rivelazione del Girone B di Serie C, si racconta per gianlucadimarzio.com: “Non mi nascondo, prima la salvezza, poi …”
Il suo nome significa “nato nella luce”, ma forse sarebbe il caso di dire che Luciano Foschi è la luce di questo Ravenna. La sua squadra sta sorprendendo tutti nel Girone B di Serie C, attualmente al quarto posto, a soli dieci punti da quella fatidica quota 40 punti che vorrebbe dire salvezza, e poi … : “Noi non dobbiamo salvarci e basta, quello è il nostro obiettivo! Dopo i 40 punti io non rinuncio ad un campionato migliore”. Cosi inizia il racconto per gianlucadimarzio.com di Luciano Foschi. Perchè Ravenna? “Per la sua arte culinaria”, un sorriso, poi ci racconta la verità: “Perché mi ha voluto. Mi sono sentito apprezzato e questa cosa mi ha entusiasmato molto.”. Obiettivo principale la crescita di tanti ragazzi di talento: “Valorizzare i giovani era una degli obiettivi. Giochiamo sistematicamente con 4-5 Under in campo, e spesso a fine gara ne sono 7-8. In questo momento siamo premiati dai risultati, dobbiamo continuare così”. A proposito di cucina, il gruppo la ricetta vincente di questo Ravenna: “Abbiamo puntato sul gruppo. Io voglio che le mie squadre abbiano sempre il sorriso. I ragazzi devono essere contenti di venire al campo” – poi aggiunge – “A volte in allenamento ci sono dei comportamenti di cui potrei arrabbiarmi, invece con lo staff ed il direttore ci viene da ridere. Essere più leggeri, può essere un segreto”. Obiettivo riuscito da quel che ci confessa: “Devo dire che io arrivo al campo un’ora e mezza prima dell’allenamento e puntualmente trovo già qualcuno con la musica nello spogliatoio e vedo i ragazzi che si divertono. Spesso, restano a tirare, a fare sfide. Questa è la mia vittoria”. Under valorizzati, grazie anche agli Over: “La forza è che i più grandi sono vicini ai giovani. Si è creata una bella alchimia tra loro, io ho solo dettato qualche piccola regola a disposizione della mia squadra”. Dicevamo, quarto posto e salvezza vicina, un Ravenna che sorprende tutti, anche il suo condottiero: “Non mi aspettavo questi risultati, ma ci ho sempre creduto” – prosegue – ” Io credo che questa squadra abbia una forte identità, che si manifesta in tutto. Nel gioco che esprime nella aggressività, nello stare insieme. Tutto questo ci sta portando grandi risultati”.
Luciano Foschi è rimasto totalmente catturato dalla realtà chiamata Ravenna: “A me piace molto guardare posti, stare con la mia famiglia. Ravenna è una città a misura d’uomo con una grande cultura”. Poi … “Mi piace leggere. Andrea De Carlo è uno scrittore che ammiro molto”. Oltre al prato verde, Luciano Foschi è appassionato di un altro sport, il footgolf: “Mi piace tantissimo. Mi diverto partecipando a dei tornei, è un modo per restare attivi senza fare sforzi eclatanti ma soprattutto un modo per stare in compagnia”.
Una digressione è d’obbligo su Domenico Di Carlo di cui è stato vice: “Mimmo è un fratello. Noi ci scontravamo forte per tante cose, che alla fine ci hanno fatto crescere e voler bene ancora di più”. Due colleghi, amici, difficili da tenere a bada: “Ci scontravamo sul quotidiano, sugli allenamenti, sulla partita, sulle situazioni gestionali e quant’altro. Credo però sia giusto che i collaboratori, abbiano una personalità forte. Una persona intelligente accetta il confronto. Questa cosa la pensavo prima e la confermo adesso”. Gli aneddoti si sprecano: “ Lui mi prende sempre in giro che è più magro di me, anche se non ci vuole tanto in realtà. Dice che è perché va sempre in bicicletta, io preferisco il footgolf”. Poi ci confessa: “Quando andiamo a cena fuori, però non c’è scelta. O si mangia il pollo arrosto o si mangia il pollo arrosto. Sceglie sempre lui”. Una scelta diversa, invece, l’ha fatta il Chievo per tentare l’impresa salvezza: “Affidare la panchina a Mimmo è stata la scelta giusta. Adesso la squadra si è ritrovata nella sua mentalità. Si chiama mentalità Chievo, nei precedenti allenatori non la vedevo” – poi aggiunge – “Lui è bravissimo a far venir fuori questa mentalità, ed anche a fare il suo calcio e vi assicuro non è un calcio da buttare. Meritava questa chance”.
Sugli obiettivi: “Non mi nascondo dietro un dito. Intanto salviamoci che è la cosa più importante. Ravenna è la mia favola, e voglio che continui”. Lo salutiamo, e chissà, magari un giorno anche Luciano Foschi potrà raccontare la sua favola: C’era una volta il Ravenna … il Ravenna di Luciano Foschi.
A cura di Francesco Falzarano