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I derby infuocati, gli allenamenti sottozero e le partite a Fifa fino tardi. Ecco Bereszynski, il nuovo treno blucerchiato

Bartosz Bereszynski, si scrive Bere-szyn-ski, o meglio semplicemente
Berès come ormai dice lui, per farla breve. E’ lui il nuovo pendolino che sfreccia su e giù nella fascia del Ferraris
ormai tante volte che ne ha perso il conto. E se non ne siete
sicuri chiedete al tecnico Giampaolo abituato ormai a vederlo
scorazzare avanti e indietro. Minimo 10 km a partita. “Perdo il conto ogni volta che fa su e giù”. Titolare nove volte su undici presenze in questo avvio, il polacco classe
92, si è preso il posto nel binario di destra diventando una certezza e
adesso è il nuovo Frecciarossa, anzi la “Freccia Blucerchiata”.

Nato a Poznan 25 anni fa, il giovane difensore ha già vinto in totale 7
trofei – 4 campionati e 3 coppe nazionali – e vanta già molta esperienza
internazionale.

Beres è cresciuto in periferia tra le giovanili del TPS Warnogrady e
Warta Poznan, accompagnato quasi sempre dal padre Przemyslaw, ex
calciatore anch’egli difensore, attraversando il fiume Warta con la sua
motocicletta con la speranza un giorno di giocare per l’altra di Poznan. Il
Lech. Impiegato prima come attaccante centrale, ispirandosi al suo idolo
Ibrahimovic, poi adattato ala capisce subito qual’è il suo posto in
campo. Esterno basso con licenza di spingere come ala aggiunta in fase
offensiva.

Nemmeno maggiorenne arriva la grande chiamata. Quella del Lech.
Quella della sua città con la quale in un colpo solo debutta in Extraklasaa 18 anni vincendo il campionato. Roba per pochi in Polonia. Come anche sbattere fuori dall’Europa League la Juve nel 2010 con
-10°. “Qua ci alleniamo anche con la neve, e sottozero. Dopo un pò ci si
abitua”
. Assieme a Linetty conosce prima di tutti un certo Lewandowski, ancora
agli esordi ma già glaciale al tiro complice forse anche la temperatura di
Poznan. Sì proprio Robert. Quello che poi abbiamo visto esplodere con
BVB e Bayern. “Io e Robert siamo molto amici, mi ricordo ancora quando mi diceva in
allenamento di andare dietro alla porta nelle punizioni, così vedevo
meglio il goal che arrivava, è unico”.

Il passaggio anticipato già a gennaio al Legia Varsavia è si uno sgarbo
ai tifosi i quali lo chiamano KOSY (nemico) dopo il ritorno al Miejski con
la nuova casacca, ma è anche l’episodio che dà la svolta alla sua
carriera. Tre campionati vinti e altrettante coppe nazionali in quattro
anni. Mica male. Come anche il goal cioccolatino confezionato contro guarda caso
proprio il Lech. Il tutto condito con Champions e Europa League sullo sfondo. La vetrina in Champions League contro i grandi d’Europa ne corferma le
qualità e permette lui di fare esperienza: 29 presenze con la sfortuna
di non aver (ancora) marcato Messi, il più forte di tutti secondo lui. A volte in negativo però. Come quando fu
inserito al 86′ ai preliminari contro il Celtic nonostante fosse squalificato
e la conseguente sconfitta 3-0 a tavolino del Legia. Solo? No. Perchè il
Legia aveva vinto 4-1 all’andata e 2-0 ritorno, però con la regola dei goal
in trasferta, il 3-0 esclude i polacchi e premia gli scozzesi.

Nonostante ciò riusci a strappare la prima convocazione con la
Nazionale maggiore per le qualificazioni ai mondiali in Russia. Ma soprattutto nel gennaio 2017, è il trampolino per la Serie A. Le
offerte arrivano da Aston Villa, Reading e Sampdoria ed è proprio la
Samp, desiderosa di soperire la partenza di Ricardo Pereira, la
prescelta dal difensore polacco. Osti e Pradè fanno il resto: il costo dell’ operazione è di 2 millioni di
euro con un accordo fino al 2021. Il primo giorno di scuola non si scorda mai proprio come l’arrivo a
Bogliasco dove ad accoglierlo c’è ancora lui, Linetty il migliore amico e
fondamentale per aver facilitato il suo ambientamento.

“Samp sei la mia Champions! Sono nel posto giusto in cui crescere
anche se la Serie A è un campionato difficile, i derby? Sono meglio delle
finali voglio vincerli”.
Idee chiarissime le sue, proprio come quelle di Giampaolo nei suoi confronti. “Bartosz è un buon difensore, molto bravo in entrambe le fasi, umile e
generoso lavorerà bene con me”
. Detto fatto, ora la fascia destra destra
è tutta sua complice anche il rendimento altalenante di Sala che lo ha
agevolato. Ma con Giampaolo nulla è scontato. “All’inizio non capivo niente, in Polonia c’è molta meno tattica, io e Karol
soldati di Giampaolo? Certo, condividiamo gli stessi valori”.
Destro naturale, è molto duttile tatticamente anche se predilige giocare
a destra per sfruttare la sua progressione ed i suoi polmoni inossidabili.
Non necessariamente un difensore goleador – 3 goal in tutta la sua
carriera – è molto più bravo a impedirne però la realizzazione
avversaria. E’ un giocatore esperto e disciplinato dal fisico roccioso – 75 kg x 180
cm – molto difficile da superare sia in velocità che sul gioco aereo data la
sua grande tempestività di intervento.

I diversi paragoni che sono stati fatti sono spazzati via da Nedad Bjelica
suo primo allenatore: “E’ un terzino fluidificante che sa fare bene le due
fasi, non assomiglia a nessuno particolarmente, forse a Piszceck ma
diventerà meglio di lui”.
Diligente e generoso in campo ma anche fuori quando nel tempo libero
fa anche il padre di Leo non accanto a Julia Roberts (se ne farà una
ragione) ma alla fidanzata Maja Mocydlarz, nota ballerina. “Maja mi ha cambiato, ho messo la testa a posto e ora sono un padre
responsabile e premuroso, voglio essere un esempio per Leo e questo
mi da sempre nuovi stimoli per fare bene”.
Quello che non cambia per Berès oltre alle immancabili partite a FIFA
fino a notte fonda alla Play, ai giri in moto come da piccolo lungo il
Warta, e la musica di David Guetta nei pre-partita è la passione per
correre. Specialmente su e giù per la fascia come ha sempre fatto. Da
Varsavia a Genova poco cambia. L’importante è correre.

Alberto Ranzato