I consigli di Pellissier, le canzoni d’amore e SuperMario. Bismark, attaccante romantico: “Do tutto per la Viterbese, sognando l’Arsenal”
Se gioca a calcio lo deve al padre James, ex
Nazionale ghanese. Se dovesse definirsi in qualche modo, sceglierebbe questa frase: “Sono uno
che respira calcio, da sempre”. Firmato Bismark Ngissah, per tutti: Mario. E,
no, il passo tra nome e soprannome non è breve. Tutto merito di quella passione
per SuperMario… Balotelli. “Ho un solo idolo ed è lui, l’unico e il solo” ha
confessato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Idee chiare, chiarissime. I sogni
ci sono, la tecnica anche. Come la passione per la chitarra e la dedizione
durante le lezioni di canto. E se la sua vita avesse un sottofondo sarebbe
quello di una canzone d’amore, perché queste gli piacciono. Romantico.
Le ambizioni? Sicuro. Che tra la scorsa
stagione e quella attuale di certo non sono cambiate. Dal Chievo (Primavera)
alla Viterbese. “Il primo bilancio è molto positivo, qui sto bene, mi sono
ambientato velocemente”. Classe 1998, 10 presenze, 2 gol e 2 assist finora con
quella maglia numero 7 sulle spalle, arrivata un po’ per caso: “Io volevo in
realtà il numero 17, ma ce l’aveva già Tortori quando sono arrivato”. Poco male,
i numeri che contano per Bismark sono altri. Attaccante ma “mi piace meno
giocare da centravanti puro, comunque mi ci adatto perché sono un
professionista al servizio della squadra e di mister Nofri. Però come
predisposizione naturale sono più un esterno, una seconda punta”. Giocatore che
punta la linea, salta l’uomo. Tanti pregi, qualche difetto e quella giusta dose
di autocritica che solo chi punta sempre a migliorarsi si riconosce: “Sì, conosco
anche bene i miei limiti, tra i miei difetti c’è sicuramente che sto meno
concentrato senza palla. Devo migliorare in questo, ci sto lavorando molto”.
Con l’aiuto di Nofri adesso, con i consigli di
Pellissier quando era al Chievo: “Il Bismark calciatore è nato qui, grazie
soprattutto a mister Marco Fioretto, con cui ho fatto tutta la trafila delle
giovanili. Mister Lorenzo D’Anna mi ha insegnato anche a diventare uomo, a
capire il valore del lavoro e del sacrificio: ero piccolo ed è stato pesante,
ci faceva lavorare tantissimo. Ora che sono cresciuto ho capito che lo ha fatto
per me, per farmi crescere come persona e come professionista”. Vanno sempre di
pari passo, l’uomo e il calciatore. E sempre a Verona ha avuto un assaggio di
prima squadra: “Un’altra cosa. Stimo molto Sergio Pellissier, che è un grande
calciatore con tanta esperienza. Ha massima disponibilità coi giovani, mi
seguiva e mi ha dato tanto. Mi guidava, mi parlava, mi portava con sé. Un esempio”.
Arrivato in Italia a 9 anni, una prima
esperienza al Reading ma “ero piccolissimo, andavo a scuola. Il calcio vero per
me è iniziato qui”. E l’estate scorsa il trasferimento dal Chievo alla Viterbese,
grazie al lavoro della DGP Management, di Daniele Domenico, e di Matteo Merighi.
Un’esperienza per crescere e maturare ancora. Un sogno realizzato grazie al
calcio? Ancora no, il viaggio è appena iniziato ma la meta è chiara: “Raggiungere
stabilmente la Serie A”. Ma se dovesse dire una meta estera… Il cuore batte per
i Gunners: “Sogno di poter giocare nell’Arsenal un giorno, è la squadra che amo
e che tifo. So che è dura ma niente è impossibile e io sono disposto a dare
tutto”. E tra 5 anni dove ti vedi? “Spero all’Arsenal (ride). Ma faccio un
passo alla volta. Dando sempre il massimo. La Serie A sarebbe già un traguardo
importante”. Insomma, senza fretta ma senza sosta. Pensando prima
di tutto al presenze che si chiama Viterbese: “Io gioco per la squadra e sono a
disposizione di Nofri. E’ chiaro che l’obiettivo a cui si aspira è la Serie B,
il salto di categoria. La Viterbese è una squadra forte, nonostante qualche
inciampo l’organico c’è: non ci manca nulla per giocarcela e stare lì davanti”.