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I 5 motivi per cui Roma-Liverpool è la semifinale di cui abbiamo bisogno

Sarà per quella finale di Champions League del 1984 che ancora invoca una rivincita, sarà perché sono due squadre simili, nel vivere il rapporto con i tifosi e nell’esprimerlo all’interno del proprio stadio. Sarà perché passeggiando per le vie di Roma, dopo l’incredibile rimonta al Barcellona la maggior parte delle persone diceva sicura: “E mò volemo il Liverpool”. Quella tra giallorossi e reds è una sfida che assumerà contorni epici e storici. Dall’altra parte della Manica in pochi esulteranno vista la scottatura che la Roma ha prodotto nei catalani. Ma una cosa è certa, per entrambe le squadre era importante evitare due colossi come Real Madrid e Bayern Monaco e chiudere un cerchio aperto 34 anni fa.

Attacco VS difesa

Il Liverpool ha il miglior attacco della Champions League e il secondo della Premier League con 75 reti e il miglior marcatore del campionato inglese, proprio quel Salah partito in estate da Roma e autore già di 39 gol in 44 partite con la maglia dei reds. In difesa però gli uomini di Klopp si sono dimostrati più vulnerabili. Pesanti le assenze per infortunio di Matip e Gomez, mentre la coppia van Dijk-Lovren non offre molte garanzie. I reds sono infatti solo la sesta difesa in Premier League con 35 gol subiti. Sarà questa la chiave che Di Francesco dovrà sfruttare anche in vista del ritorno all’Olimpico. La Roma è l’unica squadra a non aver subito ancora gol tra le mura amiche. Per conquistare il biglietto per Kiev però i giallorossi dovranno cercare di superare il Liverpool, unica squadra che non ha mai perso in questa Champions League.

Salah, Riise e un figlio di Roma


L’unico ex della doppia sfida sarà quel Mohamed Salah sacrificato in estate in nome delle norme di bilancio. Un sacrificio per il quale a Roma ancora si mangiano le mani visto l’attuale stagione dell’egiziano in maglia reds. Trascinatore e realizzatore infallibile, una versione 2.0 dell’esterno visto a Roma cinico e infallibile sotto porta.

Il terzino norvegese ha invece passato tre anni indimenticabili in giallorosso, dopo aver indossato per 234 volte la maglia degli inglesi. Un legame forte quello tra i tifosi della Roma e Riise. Indimenticabili le sue punizioni calciate di potenza, così come quel gol alla Juventus nell’ultima vittoria dei giallorossi in casa dei bianconeri, ormai 8 anni fa.

E poi c’è Alberto Aquilani, l’unico ex, romano e romanista. Cresciuto nelle giovanili giallorosse per lui si prospettava già una carriera con due soli colori sulla pelle, inseguendo le carriere di Totti e De Rossi. Le strade però dopo quattro stagioni si sono divise, con il centrocampista che ha provato a rilanciarsi ad Anfield all’ombra di Steven Gerrard.

I precedenti

Sono cinque i precedenti tra le due squadre. Oltre alla finale del 1984, ci sono quattro sfide giocate in due edizioni consecutive della Champions League. Nella stagione 2000-2001 i giallorossi furono eliminati dai reds agli ottavi di finale. Dopo la sconfitta per 2 a 0 all’Olimpico la squadra di Capello riuscì solo a vincere per 1 a 0. Nell’anno seguente, nella fase a gironi, gli inglesi hanno ancora la meglio: pareggio senza reti a Roma e vittoria per 2 a 0 ad Anfield.

“Roma Roma Roma” contro “You’ll never walk alone”

Sarà sfida in campo, ma soprattutto sugli spalti. Una sfida del tifo, dei colori e della musica. Due squadre che prima di urlare “The Chaaaampions” annunceranno la loro preghiera sportiva. Ad Anfield la Kop spiegherà le sciarpe per accompagnare i propri giocatori. Nel ritorno risponderà la Curva Sud intonando “Roma Roma Roma”. Due tifoserie simili, ancora attaccate a due delle bandiere più grandi della loro storia da poco ritiratesi. Sarebbe stata sicuramente un’altra sfida con Gerrard e Totti a stringersi la mano al centro del campo. Dal sapore nostalgico e sentimentale. Spetterà invece a De Rossi e Henderson scegliere testa o croce, Karius e Alisson avranno il compito di mantenere inviolata la porta, a Firmino e Dzeko invece quello di far esultare i tifosi.

Quel 30 maggio 1984…

Il precedente che ritornerà alla mente di tanti tifosi giallorossi sarà senza dubbio quella finale di Champions League di 34 anni fa. Giocata proprio all’Olimpico di Roma, ma dall’esito amaro. Dopo l’1-1 dei 120 minuti, la squadra allenata da Liedholm si ferma a 11 metri dall’alzare la coppa all’interno del proprio stadio. Una Roma piena di campioni: da Nela a Di Bartolomei da Cerezo a Falcao, da Conti a Graziani. E sono proprio gli errori dal dischetto di questi ultimi due a regalare la vittoria ai reds di Dalglish e Grobbelaar, il portiere che riuscì a ipnotizzare Graziani danzando sulla linea della porta.

Tensione, fischi e applausi si alterneranno tra Anfield e lo Stadio Olimpico. Trantaquattro anni fa la sorte sorrise agli inglesi, ora la Roma avrà l’opportunità di una rivincita.